Stamattina avrei dovuto scrivere il comunicato stampa per conto del comitato -Mangiafuoco-, riunitosi ieri sera nella sede di Legambiente. C’erano notizie interessanti su come gruppi politici, associazioni e singoli cittadini avevano ragionato su come impegnarsi e impegnare altri in un programma di prevenzione degli incendi. Avrei dovuto scriverlo stamattina, ricordando come ancora ieri sera ci si era detto che non si trattava solo d’un impegno politico, ma di un’azione -dovuta- a Lucia Natoli e alle altre vittime dell’incendio di Patti.
Ma avevo deciso di fare prima alcune cose di -routine-, quelle cose rimandate al sabato, come spesso succede a chi lavora tutta la settimana, normalmente. Quando mi è arrivata la telefonata di una giovane giornalista, con cui il giorno prima si era rimasti d’accordo che avrei riferito della riunione e delle iniziative programmate. Non sapevo cos’era successo, ho interrotto la telefonata, mi sono presentato quand’è apparso il mio numero allo sportello della posta con gli occhi umidi e senza forza.
Non è possibile: anche Matteo Cucinotta è morto. E mi tornava davanti agli occhi, quando c’eravamo visti l’ultima volta al tavolo d’un bar in corso Cavour: doveva farmi una domanda -da dieci minuti- e c’eravamo rimasti un’ora, lui con la sua aria paciosa e sorridente e le sue intenzioni ambientali determinate a proposito della zona di Milazzo. Proprio a Milazzo aveva ricevuto una coltellata per aver difeso i suoi compagni di lavoro, per avere rivendicato sicurezza e risanamento dell’ambiente, ma non aveva mollato e non mollava.
Da verde, una volta gli avevo strappato dalle mani una bandiera in un corteo: aveva messo su un movimento che mi piaceva troppo, per il lavoro e per l’ambiente, e ne aveva inventato anche il vessillo. Quella bandiera la alzeremo ancora. Sono sicuro che il 9 novembre, quando il comitato -Mangiafuoco- farà la sua prima uscita pubblica, tutti si alzeranno in piedi per onorare quest’uomo che ha fatto onore al sindacato, all’ambiente, alla sua città, ai lavoratori, alle persone rette, alla politica retta.
Giuseppe Restifo
Portavoce della Rete di ecologia sociale-Verdi