Il rappresentante del Civico consesso considera «incredibile che la Siae chieda diritti per l’ascolto dell’Inno di Mameli». A far scattare la -miccia- l'episodio accaduto ad un’associazione no profit di Messina, costretta a sborsare oltre 1000 euro per aver suonato l’inno durante le celebrazioni del 25 aprile
Il presidente del consiglio comunale, Pippo Previti, in una lettera inviata alla Presidenza della Repubblica ha evidenziato le anomalie relative ai diritti della SIAE sull’inno nazionale. “Le trascorse celebrazioni del 65° Anniversario della Liberazione, mi danno lo spunto – scrive il presidente Previti – per affrontare un problema che potrebbe sembrare di poco conto ma che, di converso, lede uno dei principi fondati dal nostro Stato Unitario. Quando Goffredo Mameli nel novembre del 1847 compose l’inno Fratelli d’Italia, poi musicato da Novara, certamente non poteva mai immaginare che ogni qual volta si ascoltasse, si dovesse pagare. E, francamente, non lo pensavamo nemmeno noi. Soprattutto dopo oltre 160 anni dalla sua composizione e dopo che divenne nell’ottobre del 1946 l’inno della nostra Repubblica. Quest’ultimo insieme ai colori della nostra bandiera ci danno il senso della storia e delle nostre radici.1.094,40 euro è la somma che ha richiesto la SIAE a un Ente no profit di Messina per aver suonato l’inno di Mameli.La stessa sorte è toccata alla Federazione pallavolo del Veneto che si è vista recapitare una simile richiesta dalla SIAE di Mestre, per aver suonato l’inno prima di una partita. Il prezziario fornito dalla SIAE di Messina, appositamente interpellata, prevede: l’importo massimo di 290 euro se si tratta di un incontro per una partita Nazionale, a secondo la capienza dello stadio; se si tratta di una gara di II categoria l’importo varia da 40 a 60 euro; per il Palazzetto dello Sport, circa 146 euro; se l’inno di Mameli sarà suonato in un Teatro in forma concertistica, si pagherà il diritto di noleggio che va agli editori del brano. Per una manifestazione sportiva, dipende se incassano il minimo. Ma questo modo di “mercificare” anche il nostro Inno Nazionale, porterà alla fine (in tempi medio – brevi) a scegliere un inno diverso che non faccia pagare alcunché, con sommo piacere dei tanti detrattori dell’inno. Mi rivolgo, quindi, alla Presidenza della Repubblica – conclude il presidente Previti – sensibile a questi temi, primo e indiscusso “baluardo” della nostra Unità Nazionale per la quale ci apprestiamo a celebrare, nel 2011, i 150 anni, affinchè si eviti, ad Enti, associazioni ed organizzazioni vari, l’inutile balzello e si esenti l’inno, ovunque e per sempre si esegua”.