La favola di Cenerentola secondo Emma Dante

La favola di Cenerentola secondo Emma Dante

La favola di Cenerentola secondo Emma Dante

martedì 06 Luglio 2010 - 10:38

Un pubblico numeroso ha applaudito lo spettacolo in scena al Forte San Jachiddu

La favola di Cenerentola secondo Emma Dante

“C’è Nerentola? No, non c’è!”.- Era una delle più lampanti ed esilaranti battute del nostro Nino Frassica su uno dei personaggi più gettonati dei racconti di Perrault, appunto Cenerentola. Adesso Emma Dante, alla quale il cervello le frulla a mille all’ora, per come riesce ad inanellare romanzi, pièces teatrali, regie liriche, butta lo sguardo sul mondo delle favole titolando il suo lavoro Anastasia, Genoveffa e Cenerentola, e come di solito le capita cura regia scene e costumi.

Lo spettacolo, dopo il debutto a marzo al Mercadante di Napoli e poi in varie altre località, ha inaugurato lunedì sera la III edizione del Forte Teatro Festival diretto da Roberto Bonaventura, che si snoderà con altri quattro spettacoli, sino al 28 luglio, nel lussureggiante e suggestivo Parco ecologico del Forte S. Jachiddu: un luogo che tutti i messinesi, almeno una volta nella loro vita, dovrebbero recarsi in processione a visitarlo. Forse la location in mezzo al verde era più consona a fiabe come Alice nel paese delle meraviglie, Pollicino, Biancaneve e i sette nani e tante altre, e non per questa Cenerentola la cui cantinella, agghindata con lucette azzurrognole e drappi ricamati, rischiava di volare via per il fastidioso vento che, anche in altre occasioni, ha soffiato intensamente nelle ore serali. Sarebbe stato più conveniente allestire lo spettacolo all’interno della stessa architettura umbertina ed evitare le fastidiose folate che investivano i quattro pimpanti e anfetaminici protagonisti ( Claudia Benassi, Italia Carroccio, Valentina Chiribella, Onofrio Zummo) e il foltissimo pubblico, formato pure da numerosi bambini nelle prime file, che non ha lesinato applausi calorosi durante e a fine spettacolo.

La fiaba c’era tutta, certamente non c’erano effetti speciali, le sorellastre con matrigna apparivano all’inizio in camicia da notte con occhiali sul viso pronte a litigare per gli abiti da indossare al ballo nel palazzo del principe, la trasformazione della zucca in carrozza reale veniva solo raccontata verbalmente in dialetto palermitano, la fata turchina e di turchese vestita sembrava un fantoccio di pezza e due strisce di tessuto rosso e un drappo ricamato sulla piccola scena erano sufficienti per dare l’idea del ballo a corte. Un esempio di “teatro povero” con molta inventiva, in cui Cenerentola senza la mitica scarpetta di vetro e il Principe in gilè nero e poi con impermeabile nero ricco di coriandoli, ballavano un esagerato kriminal-tango, mentre i vari momenti più significativi venivano scanditi con brani di canzoni di Michael Jackson, Massimo Ranieri, Gino Paoli. Ancora una volta vinceva la sincerità e la semplicità e veniva punita l’arroganza e la cattiveria.- Gigi Giacobbe

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