Avrebbe dovuto entrare nel vivo oggi, il processo sul caso Fenapi che vede come principale imputato il sindaco di Messina, Cateno De Luca.
Il giudice monocratico Simona Monforte aveva calendarizzato l'udienza di oggi pomeriggio per espletare alcuni adempimenti importanti, in primis nominare i periti, poi avrebbe voluto ascoltare i primi testimoni.
Ma De Luca ha forse pensato che avrebbe gradito un regalo per le prossime festività, ed ha scelto l'ennesima sua deposizione fiume.
Spolverando mentalmente le carte contabili, De Luca, che è difeso dagli avvocati Giovanni Mannuccia e Carlo Taormina, ha sostenuto di aver "abbandonato" la gestione della Fenapi quando la sua carriera politica è decollata, ovvero nel 2007 quando è stato eletto all'Ars. Da allora, ha detto, è rimasto amministratore della sola Dioniso srl.
Ma la tesi della Procura è un'altra: ovvero che se pur fossero altri i soggetti di vertici delle società, il vero dominus della galassia Fenapi era sempre e soltanto lui. E che attraverso i rapporti tra le società satellie ha realizzato una consistente evasione fiscale.
A rappresentare l'Accusa è il Pm Francesco Massara, ache lui oggi in aula.
Alla fine al giudice Monforte non è rimasto che il tempo per assegnare al dottor Filippo Impellizzeri il compito di trascrivere le intercettazioni telefoniche, acquisire la documentazione dell'indagine non contenuta nel fascicolo – l'ordinanza del Tribunale del Riesame, ad esempio – rigettare nuove richieste difensive.
Poi ha aggiornato tutto al 18 gennaio per sentire due testimoni. De Luca permettendo.