Grande attesa al Clan Off Teatro per il ritorno di un’artista già fattasi apprezzare più volte dal pubblico del teatro di via Trento. Questo fine settimana, sabato 30 marzo, con repliche alle 18.30 ed alle 21.30 e domenica 31 marzo, con replica alle 18.30, torna Luana Rondinelli, questa volta solo in veste di autrice, raffinata e potente dello spettacolo A testa sutta che ha ricevuto il Premio Fersen 2016 (migliore drammaturgia).
A testa sutta è il primo testo di Luana Rondinelli (fresca vincitrice del premio Anima mundi, conferitole al Piccolo teatro di Milano) che vede protagonista una figura maschile, sino ad ora assente nei testi precedenti dell’autrice ovvero Taddrarite e Giacominazza già applauditi al Clan Off Teatro nelle passate stagioni. Anche per A testa sutta però Luana Rondinelli sceglie come palcoscenico privilegiato in cui inserire la narrazione la Sicilia ed il siciliano è la lingua della scena.
Lo spettacolo è diretto ed interpretato da Giovanni Carta, le musiche sono di Massimiliano Pace, il disegno luci di Massimo R. Beato, aiuto regia Silvia Bello, assistente alla regia Teodora Mammoliti.
E Giovanni è anche il nome del protagonista della storia. Giovanni è buono, è abbunazzato (come dice la gente), Giovanni è indifeso, Giovanni è l’ombra di un cugino che lo difende, lo ama, e non lo fa sentire diverso, perché l’unica diversità che vede è che Giovanni è «biondo con gli occhi azzurri mentre lui è nero con gli occhi neri». Giovanni racconta, racconta dei giochi da bambino, della conta del nascondino (ammuccia ammuccia), che termina sempre prima, perché fa paura girarsi e non trovare nessuno. Giovanni racconta della gente, di una zona sbiadita di una Palermo che non accetta gli “indifesi”, perché se non sei capace a lottare è meglio non esserci e ci accompagna a guardare a testa sutta un mondo che acquista un significato più importante. Un dualismo perfetto tra due cugini, i piedi e la testa, la testa e i piedi: un gioco che se lo si fa in due non si cade mai, anche se all’improvviso si perde l’equilibrio…
Il paesaggio è quello delle palazzine popolari, velenose come alveari e fitte di complice vivacità, che si snodano nel chiasso dei bambini di strada fino a raccontarci di due personaggi opposti ma complementari: u biunnu, bambino affetto dal “candore del cuore” e suo cugino, il mafiosetto del quartiere, che si è fatto carico della sua fragilità.
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