Il sorriso è il bene più raro e prezioso che abbiamo

Il sorriso è il bene più raro e prezioso che abbiamo

Rosaria Brancato

Il sorriso è il bene più raro e prezioso che abbiamo

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domenica 07 Aprile 2019 - 10:39

In una società finta e spietata che coltiva l'invidia della felicità altrui il sorriso è un bene inestimabile

L’ho ucciso perché mi sembrava felice”. Said Machaouat, 27 anni, ha guardato con attenzione chi dopo le 9 del 23 febbraio percorreva la passeggiata del lungo Po Machiavelli a Torino ed ha deciso che quel ragazzo sorridente con le cuffiette alle orecchie e passo rapido verso il futuro sarebbe stata la sua vittima. Stefano Leo è stato sgozzato perchè era feliceVolevo uccidere un ragazzo come me- ha detto Said- sottrarlo alla sua famiglia e togliergli tutte le promesse di felicità”.

Una confessione agghiacciante che spinge a riflettere su una comunità sempre più disumana e priva di valori, sopraffatta da un’invidia giunta alle estreme conseguenze.

Mi ha colpito il fatto che Said, che vive in Italia da 20 anni, con alle spalle una condanna per maltrattamenti in famiglia, un quotidiano di piccoli espedienti e troppa rabbia dentro, non ha ucciso un “ricco”, una persona con auto di lusso, che ostenta una vita opulenta. No, è andato in un punto panoramico di Torino, là dove la bellezza del paesaggio si unisce alle speranze di chi sogna una vita migliore e ha ucciso un giovane che sorrideva. Un ragazzo normale, che da pochi mesi aveva iniziato il futuro a Torino e mandava al padre le foto degli angoli più belli di quella che sarebbe diventata la sua nuova casa.

Ci hanno convinti a credere che nella società del consumismo la felicità equivalga al denaro. Intere generazioni sono state allevate dando ai simboli dello scambio delle merci più valore che a tutto il resto. Adolescenti che si vendono per una ricarica del cellulare, che rubano per pochi spiccioli, adulti abituati a fare mercimonio di tutto, devoti solo al dio denaro.

Ma Said ha ucciso un sorriso, uno sguardo che guardava con serenità alla vita.

Cresciuti in una comunità imbevuta di consumismo abbiamo coltivato l’invidia del vicino, l’invidia della felicità degli altri. O, se vogliamo, l’invidia dell’apparente felicità degli altri.

Noi messinesi siamo maestri nella coltivazione di questa erbaccia velenosa. Qualsiasi germoglio sboccia entro i confini della città lo innaffiamo con pesticidi letali. E’ un’invida patologica verso chi fa. Verso chi prova a fare. Verso il coraggio.

Tornando all’omicidio è terribile pensare come siamo diventati mostri.

Nella corsa alla ricchezza, all’avidità, all’avere tutto e subito, non c’è sorriso, non c’è felicità. Siamo bombardati da immagini di selfie senz’anima, d’istantanee di una vita altrui patinata e plastificata. Non c’è tempo per fermarsi ad assaporare nulla, c’è solo l’immagine dell’apparenza e la paura che altri ti possano togliere quel brandello di plastica.

Ecco perché il sorriso è diventato prezioso, perché, questo sì, è un bene raro molto più dei diamanti, delle serate in locali esclusivi, dei beni di consumo, dei conti in banca, delle mazzette.

La felicità interiore non dipende dalla quotazione dell’euro, ed è fatta anche di speranza.

Stefano sorrideva mentre ascoltava musica con le cuffiette e immaginava la sua nuova vita fatta di realizzazioni di piccoli e grandi sogni. Sicuramente c’era anche il denaro in quei sogni, ma nei suoi occhi c’era il futuro con chi amava, c’erano tutte quelle emozioni che nessuna banca ti può regalare. Said gli ha rubato l’unica cosa che non ha prezzo, l’unica cosa che non si acquista con nessuna valuta, per la quale non puoi fare prestiti, mutui, non c’è usuraio o banchiere che te la possa dare. L’unica cosa che la società di oggi, così spietata, così finta, così stereotipata, non può garantirti è la felicità.

Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo, e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore” (Nichiren Daishonin). Ecco perché l’unica cosa che dovremmo imparare accumulare sono i tesori del cuore.

E’ questo che sgomenta della follia di Said, che in una società nella quale la felicità è inafferrabile e ingarantibile ha ucciso l’unica vera fonte possibile, il germoglio.

Lui, che era infelice, ha voluto cancellare l’unica radice della felicità, il sorriso di Stefano.

Perché il sorriso non è l’effetto, ma la causa della felicità”.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. gent.ma Condivido quanto da Lei affermato pienamente. Nel mio ufficio c e sempre stata una cornice che conteneva una pergamena nella quale si esaltava ,, il valore di un sorriso,, sicuramente da Lei conosciuta che era ed e no4ma di vita .Se mi consente un appunto pero in un Suo passaggio è stato poco elegante accoppiare L elargitore di denaro usuraio insieme al bancario .Per essere appartenuto alla s3ncoda categoria Le posso assicurare che c è un mondo che li differenzia grazie

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