Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Il killer prima di sparare si tolse il cappuccio e disse a Marchese: «Guarda in faccia chi sta per spararti»
Nessun tentennamento, nessuna marcia indietro. Nunzio Bruschetta, da qualche mese collaboratore di giustizia, ha ribadito tutte le accuse che avevo già reso confermando movente, modalità e soprattutto il nome dell’esecutore materiale. Per la Dda si è rivelato un passaggio importante l’incidente probatorio per l’omicidio di Stefano Marchese, ucciso a colpi di pistola il pomeriggio del 18 febbraio 2005 nell’area di servizio Esso di viale Annunziata. Bruschetta è stato sentito dal sostituto procuratore della Dda Vito Di Giorgio e dal gip Massimiliano Micali. L’uomo, insieme con l’altro pentito Salvatore Centorrino, ha consentito di far luce dopo sei anni su questo delitto.
Grazie alle loro deposizioni nel marzo scorso la Squadra Mobile ha notificato in carcere un ordine di custodia cautelare al 40enne Gaetano Barbera. L’uomo è indicato come il sicario che fece fuoco uccidendo Marchese ed ora deve rispondere di omicidio con l’aggravante della premeditazione e del metodo mafioso.
Bruschetta ha detto di aver appreso in carcere, dallo stesso Barbera, tutti i particolari dell’omicidio. Quel pomeriggio i due killer si recarono al distributore di carburante Esso dell’Annunziata dove Marchese lavorava da tre mesi. Barbera scese dalla moto, avvicinò Marchese e gli sparò esplose quattro colpi di pistola alle spalle. Quindi si tolse il cappuccio e disse Marchese, ormai agonizzante, di guardarlo in faccia. Poi gli esplose due colpi di pistola in piena fronte. Barbera ed il complice, del quale Bruschetta ha detto di non ricordare il nome, abbandonarono la motocicletta a Giostra vicino all’abitazione del boss rivale Puccio Gatto. Per gli inquirenti una vera e propria sfida poiché Marchese era ritenuto vicino a Gatto. Dopo l’incidente probatorio gli atti torneranno al sostituto procuratore Vito Di Giorgio per la definizione del fascicolo.