Omicidio Alfano: il gip si riserva la decisione sulla richiesta di archiviazione

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Omicidio Alfano: il gip si riserva la decisione sulla richiesta di archiviazione

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lunedì 20 Giugno 2011 - 15:21

Il gip Maria Vermiglio oggi si è riservata la decisione sulla nuova richiesta d'archiviazione per l'Alfano Ter, il terzo filone d'indagine per l'omicidio del giornalista barcellonese. La Procura ha ribadito la richiesta d'archvivazione mentre il legale della famiglia Alfano ha chiesto un approfondimento delle indagini, in particolare su due aspetti.

Per l’inchiesta “Ter” sull’omicidio del giornalista Beppe Alfano sono ore decisive. Oggi a Palazzo di Giustizia si è tenuta l’udienza per decidere sulla nuova richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Messina. Richiesta ribadita stamani dal sostituto procuratore della Dda Vito Di Giorgio che non avrebbe riscontrato elementi validi per proseguire nelle indagini. Il gip Maria Vermiglio ha preso atto e si è riservata la decisione che comunicherà nei prossimi giorni. Resta sospesa, dunque, l’inchiesta sull’omicidio di Beppe Alfano, il giornalista del quotidiano “La Sicilia” assassinato a Barcellona dalla mafia la sera dell’8 gennaio 1993. Un omicidio eccellente per il quale è stato condannato definitivamente a 30 anni di carcere il boss di Cosa Nostra barcellonese, Giuseppe Gullotti, ritenuto il mandante ed a 21 anni il killer, Antonino Merlino. Il cerchio sembrerebbe chiuso ma per i familiari non è tutto così semplice. Oggi in aula c’era la figlia del giornalista, l’europarlamentare Sonia Alfano che ha sempre invitato i giudici a scavare per far balzare fuori il cosiddetto terzo livello. La famiglia del cronista è convinta che esistano dei mandanti occulti, persone legate a doppio filo alla mafia barcellonese che finora l’hanno sempre fatta franca, riuscendo per anni a depistare le indagini. Oggi l’avvocato Fabio Repici, legale degli Alfano, si è opposto con forza alla richiesta di archiviazione puntando tutte le carte delle parti civili su due aspetti: una comparazione balistica e l’esame di un brogliaccio di intercettazioni ambientali e telefoniche del 1993, l’anno in cui il boss catanese Nitto Santapaola avrebbe trascorso parte della sua latitanza fra Barcellona e Portorosa. La comparazione balistica fu eseguita dal Gabinetto regionale di Polizia scientifica di Catania su una pistola calibro 22. L’arma apparteneva a Fortunato Imbesi, figlio dell’imprenditore di Terme Vigliatore, Mario Imbesi. Nei giorni seguenti all’omicidio fu eseguita una perizia sulla pistola che fu comparata con i reperti trovati sul posto dell’omicidio, compresi i proiettili utilizzati per uccidere Alfano, anche quelli calibro 22. Gli accertamenti, comunque, diedero esito negativo. Il secondo aspetto per il quale l’avvocato Repici ha chiesto un approfondimento delle indagini è relativo all’esame di un brogliaccio. Nel libro sono contenute le trascrizioni delle intercettazioni ambientali e telefoniche finite nel fascicolo di un procedimento per il favoreggiamento della latitanza di Nitto Santapaola. Due imputati di questo processo vennero assolti in appello ed il terzo è deceduto ma una delle conversazioni, secondo la famiglia Alfano, riveste un’importanza particolare. Avvenne nell’ufficio di una ditta di trasporti di Barcellona. Le voci intercettate erano quelle di due barcellonesi e di una terza persona parlava in dialetto catanese e al quale gli altri due si rivolgevano chiamandolo Zio Filippo che, dunque, nel 1993 si trovava a Barcellona come ripetutamente sostenuto da Sonia Alfano e dal legale Fabio Repici. Non per niente, secondo la figlia del giornalista assassinato, l’omicidio fu ordinato perché Beppe Alfano aveva scoperto che Santapaola si nascondeva nell’hinterland di Barcellona. Una tranquilla latitanza protetta da persone insospettabili, probabilmente vicine alle istituzioni.

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