Dopo le Europee è tempo di rimpasti nelle giunte Musumeci e De Luca

Dopo le Europee è tempo di rimpasti nelle giunte Musumeci e De Luca

Rosaria Brancato

Dopo le Europee è tempo di rimpasti nelle giunte Musumeci e De Luca

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mercoledì 29 Maggio 2019 - 08:18

I nuovi equilibri rendono inevitabili i cambi in squadra, legati anche a cambiali da riscuotere o rispettare

Le urne sono chiuse da due giorni ma è già iniziata la resa dei conti e il clima è quello del rimpasto.

Se il governatore Musumeci da tempo ha annunciato di “voler fare un tagliando”, per Cateno De Luca un cambio di squadra è un passaggio obbligato dopo le alleanze strette in campagna elettorale per le Europee e nel contempo anche lui ha cambiali da presentare a Palermo.

I due rimpasti, al governo regionale e alla guida di Palazzo Zanca sono quindi certi ed inevitabili e spostano l’asse politica anche in base ai nuovi equilibri.

De Luca ha anche una possibilità in più: la legge gli consente di ampliare il numero degli assessori che per città come Messina può arrivare fino a 9 (in realtà può anche scattare la terza ipotesi con un numero maggiore).

Per Musumeci non sono poche le gatte da pelare anche per via di alcune aree probabilmente sovra-rappresentate e per la necessità di far quadrare i conti con una maggioranza rissosa. Nello scenario siciliano ha fatto irruzione, partendo dall’1% del 2014 e arrivando a quota 20% il 26 maggio, la Lega (che ha anche un deputato all’Ars). Si fanno diversi nomi, non escluso quello di Attaguile (che accontenterebbe anche Genovese), ma è ancora presto per sbilanciarsi.

Fratelli d’Italia che porterà in Europa l’ex sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, fondatore insieme a Musumeci di Diventerà Bellissima, ha superato il 7% nell’isola e pressa per avere più spazio. L’assessore Pappalardo peraltro era già dato in uscita da febbraio.

Un ginepraio saranno poi i rapporti con Miccichè che ha sì portato a casa una percentuale doppia per Forza Italia rispetto a quella nazionale (oltre il 16% contro l’8% nazionale) ed incassato la probabile elezione del suo candidato Giuseppe Milazzo, ma deve dire molti grazie, compresi quelli all’area moderata dell’ex ministro Saverio Romano (che rappresenta gli autonomisti, i lombardiani e i cuffariani), nonché l’asse De Luca-Sicilia Futura e infine quel gruppo Calderone che ha dato la spinta finale per il primo posto di Milazzo. Non sarà facile far quadrare i conti ed anche l’uscita del vice presidente Armao (da tempo sollecitata) non è scontata come oggi si può pensare.

Quanto alla giunta De Luca il discorso è più semplice proprio perché può aumentare il numero degli assessori, sebbene sin da gennaio avesse annunciato di voler cambiare chi non ha superato “l’esame”. A fine giugno sarà passato un anno dall’elezione e ci sono già diversi assessori con la valigia in mano (anche se magari non lo sanno).

L’asse, soprattutto se regge il Patto della Madonnina si sposta decisamente a destra anche se il risultato ottenuto nel comune capoluogo è deludente rispetto alle aspettative (con oltre 8 mila voti la Musolino è la più votata a Messina ma ben al di sotto delle ambizioni del sindaco).

Quasi certo l’ingresso in giunta di un esponente di Sicilia Futura (sebbene il piano di discussione coinvolga anche Palermo), difficile quello di un esponente del gruppo Calderone (le ultime settimane hanno fatto registrare una grande freddezza dopo gli attacchi del sindaco all’assessore Bernadette Grasso) e quasi esclusa quella di un rappresentante dell’area Germanà.

Certo è che un uomo (o donna) di Forza Italia con ogni probabilità farà parte del De Luca-bis anche in vista dei prossimi obiettivi del sindaco. Nel mezzo però, a fine giugno c’è l’elezione di secondo grado del Consiglio Metropolitano e in questo caso s’innescano altri elementi.

Certo è che dopo gli ultimi mesi di campagna elettorale De Luca ha una sola scelta, ed è quella suggerita da Gianpiero D’Alia (a lui molto vicino): da adesso basta elezioni e lavori pancia a terra per Messina.

Che la squadra del sindaco debba essere modificata è fuor di dubbio anche perché è la stessa presentata nella campagna elettorale del 2018 quando la vittoria non era ancora a portata di mano.

Rosaria Brancato

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