Il simbolo dell'estate in riva allo Stretto di Messina, il "vento Cavaliere"

Il simbolo dell’estate in riva allo Stretto di Messina, il “vento Cavaliere”

Daniele Ingemi

Il simbolo dell’estate in riva allo Stretto di Messina, il “vento Cavaliere”

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martedì 18 Giugno 2019 - 08:22

Il "vento cavaliere" o "grecalotto", l'intenso vento termico che domina d'estate nell'area dello Stretto e mari limitrofi

E’ il simbolo dell’estate messinese in riva allo Stretto. Il “grecalotto” o “vento Cavaliere”, così chiamato dai pescatori dello Stretto (nella zona ionica è meglio conosciuto come “canale”), è un particolare vento termico, dal quadrante settentrionale, che si produce (quasi quotidianamente in estate) all’imboccatura nord dello Stretto, poco a sud di Capo Peloro, nei pressi della strozzatura tra la costa di Villa San Giovanni e il litorale settentrionale messinese, quando le brezze termiche da Nord o Nord-Nord-est del basso Tirreno si incanalano lungo l’asse dello Stretto acquistando ulteriore velocità.

La massa d’aria, una volta inserita nel corridoio orografico, tra i Peloritani e il massiccio d’Aspromonte, si amplifica (per effetto “channelling”) generando una sostenuta ventilazione, mediamente da NE e N-NE, che si apre a ventaglio per poi uscire a tutta forza dal lato meridionale dello Stretto verso lo Ionio.

Il “vento Cavaliere” spesso si genera nel periodo tardo primaverile ed estivo, da maggio a settembre, soffiando con una certa costanza e abbastanza teso, specie se sul Mediterraneo centrale domina un’area anticiclonica (alta pressione delle Azzorre o anticiclone africano) particolarmente robusta e capace di garantire il bel tempo, con cieli in genere sereni o poco nuvolosi.

Una giornata di Kitesurf lungo il litorale di Tremestieri durante il soffio del “grecalotto”

Questo vento rappresenta l’icona della classica estate mediterranea in riva allo Stretto di Messina. Sovente il gradevole vento termico si attiva sullo Stretto durante la mattinata, dopo il sorgere del sole, quando sulle adiacenti coste tirreniche si alza la brezza nord-orientale, raggiungendo la sua massima intensità all’interno dello Stretto nelle ore centrali del giorno, tra mezzogiorno e le 17:00, per poi iniziare a indebolirsi dal tardo pomeriggio/sera, riducendosi ad una innocua “bava” nelle ore notturne.

Curioso notare come questa ventilazione, a volte pure piuttosto sostenuta, sia attiva solo nei bassi strati, dal livello del mare fino ai 400-500 metri, mentre procedendo a quote un po’ più alte dominano venti di direzioni diverse.

Sulla costa messinese il vento, seguendo la morfologia costiera, entra come un N-NE pieno o una componente più verso Nord, spirando da sinistra verso destra se si mettono le spalle ai Peloritani. Lungo la costa messinese la ventilazione, inizialmente molto blanda sul settore nord della litoranea, inizia a prendere un certo vigore tra l’area fieristica e il porto della città peloritana, per rafforzarsi progressivamente verso la litoranea sud, da Maregrosso fino ai litorali di Santa Margherita, Briga e Giampilieri marina, dove occasionalmente si toccano i massimi picchi eolici, fino a 50-60 km/h nelle situazioni ideali.

L’origine del “vento Cavaliere” dentro lo Stretto inquadrato dalla simulazione del modello Lamma

Il “vento Cavaliere” col suo costante soffio riesce a mitigare l’opprimente calura estiva rendendo il clima in riva allo Stretto relativamente più fresco rispetto alle altre località siciliane e calabresi, che non risentono del benefico influsso delle brezze marine.

Questo vento inoltre quando soffia piuttosto teso produce anche un discreto moto ondoso (“mare vivo”) che si estende verso la costa ionica messinese e nei casi più estremi fino all’alta costa catanese, da Giardini Naxos fino al tratto di mare antistante Riposto e la costa di Acireale. Di solito però il vento e il mare vivo si fanno sentire solo in mare, a circa 1-2 miglia dalla costa ionica messinese, mentre sotto costa si propagano le onde di mar morto che possono divenire abbastanza insidiose per le piccole imbarcazioni, specie nei tratti a largo di Capo Ali, Capo Sant’Alessio e Capo Taormina sulla costa siciliana, e Capo dell’Armi su quella calabrese, dove la presenza di fondali più bassi esalta ulteriormente il moto ondoso generando una discreta risacca.

Il “vento Cavaliere” durante il suo sfondamento in pieno Ionio

Il flusso del “vento Cavaliere” a volte si può presentare come un vento particolarmente sostenuto tra Reggio, Messina e nella parte meridionale dello Stretto, non solo di giorno, ma anche nelle ore notturne. Questo può capitare quando tra il Tirreno e lo Ionio si presentano delle leggere differenze di pressione, specie se i massimi dell’anticiclone sono centrati sul Tirreno o sul Mediterraneo centro-occidentale, mentre sullo Ionio e sull’area ellenica i valori pressori sono più bassi. Bastano piccolie differenze di pressione tra Tirreno e bacino ionico (anche di un solo millibar o ettopascal), per attivare una tesa ventilazione settentrionale all’interno dell’imbuto naturale dello Stretto, con raffiche capaci di superare i 50 km/h all’imboccatura centro-meridionale, dove la corrente tende ad aprirsi a ventaglio sullo Ionio. Si è osservato pure che spesso, in presenza di moderati flussi nord-occidentali nella medio-bassa troposfera, sostenute raffiche di caduta si incanalano lungo le strette vallate dei Peloritani settentrionali (la presenza dei cumuli sui Peloritani indica una ventilazione da W o NW in quota), convergendo subito sullo Stretto, sopra la corrente del “vento Cavaliere”, favorendo un ulteriore rinforzo di quest’ultimo.

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