Alla terrazza del Kalos di Termini Imerese, presentazione del libro “Che fai, mi cacci” di Susanna Turco

Alla terrazza del Kalos di Termini Imerese, presentazione del libro “Che fai, mi cacci” di Susanna Turco

Alla terrazza del Kalos di Termini Imerese, presentazione del libro “Che fai, mi cacci” di Susanna Turco

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giovedì 14 Luglio 2011 - 06:14

La giornalista dell’Unità tratteggia il profilo di Silvio Berlusconi, diavolo o dio in terra?

Berlusconi è un diavolo? O Berlusconi è un dio in terra? Sicuramente, sarebbe più lucido l’uso dell’imperfetto in entrambe le proposizioni: era un diavolo e un dio in terra.
La presenza straripante del Cavaliere, l’enorme ricchezza personale e il suo modo d’interpretare il ruolo del premier , in effetti, avevano da subito stravolto tutto. Perché Silvio il Caimano, Silvio il peccatore era tanto bravo a far tutto da risultare capace di tutto. Proprio per carisma, fino all’altro ieri, sembrava reggere il passo del Divo Giulio; e le sue doti hanno retto quasi un ventennio senza incrinarsi, là dove la politica si fa sangue e merda, per dirla schietta, alla Rino Formica.

Nel contesto mediatico odierno, in cui: “Se fai parte del club antiberlusconiano hai diritto a scrivere ciò che ti pare. Se invece sei schierato sull’altra sponda, ogni tuo pensiero è indegno, e quindi da condannare, o quantomeno da disprezzare” (Vittorio Feltri), il lavoro di Susanna Turco, sulla sfida impossibile di Gianfranco Fini, per Marsilio (Tempi), sembra avere la strada spianata, e anche asfaltata!, ma la giornalista dell’Unità non si accontenta di facili traiettorie, cerca senz’ansia di percorrere i tornanti della dialettica, delle emotività, della razionalità, attraversando con una certa complicità perfino quello spazio ibrido di auctoritas e machismi vari, propri di certe quasi-falliche percezioni del potere.
Benvenuti nel palazzo.

22 aprile del 2010. Direzione nazionale del PDL. Davanti alle telecamere va in scena l’atto che segna una svolta nel percorso politico e personale di Gianfranco Fini. La portata simbolica di quella giornata è riassunta nel suo ditino alzato contro Berlusconi e in quell’obiezione – “Che fai, mi cacci?”- che è diventata il mantra del Fini “Vestito di Nuovo”, l’atto fondante della sua Second Life (e che la Turco ha scelto come titolo del suo libro) e segna “la rottura dell’incantesimo e la frattura tra il sogno Berlusconiano e il post-Berlusconismo” (Carlo Freccero). Ha inizio la rivoluzione del ditino alzato, nella politica dei nervi saltati, che non sarebbero un tipico piatto della cucina romana, ma un panorama politico ostile alle autentiche dialettiche.

“Alzare il dito contro Berlusconi è una botta d’improvvisazione, il rito magico che Fini stesso non si aspettava di compiere”, ne è certa la giornalista dell’Unità, che trova a conforto le dichiarazioni dello stesso protagonista circa il suo modus agendi, razionale e step by step: “Sono palloso, metodico, fin troppo ordinato mentalmente, e quindi ho scarsa fantasia, limite che mi riconosco da solo. Credo anche di essere perseverante come nessuno al mondo”.
Ed è grazie alla perseveranza che è riuscito a piegare contro l’avversario una forza che quello aveva e lui in quel momento no (“L’arte della guerra docet”: “Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere “): “Si è infatti messo nelle condizioni di farsi cacciare, ma senza andarsene”, spiega l’autrice, “Ha aspettato che fosse il Cavaliere a espellerlo e quindi a distruggere il PDL con le sue mani; ha lasciato che fosse Berlusconi a dimostrare che quel partito non era il grande contenitore plurale del centrodestra che voleva essere, ma un luogo dove il fondatore, con due ore di riunione può mettere alla porta il cofondatore accusandolo di troppo dissentire”.

Finirà male? Può darsi. Dopo qualche mese di “navigazione felice e feroce”, il finismo, come anche Futuro e Libertà, hanno cominciato a mostrare tutta la loro fragilità e lo smilzo progetto, oltre che la scarsa compattezza complessiva. Questo emerge già dai primi capitoli del libro, questa fragilità ch’è tutta nella scommessa sull’imminente fine di Berlusconi, senza che questa sia arrivata con la tempestività sulla quale ci si era tarati. “Eppure”, la Turco lo sottolinea con decisione, “anche immaginando il più inglorioso dei finali, non è con il suo esito che possono misurarsi le dimensioni di un’impresa tutta condotta, nel bene e nel male, sotto le insegne dell’eccezionalità. […] Fini si trova a giocare la sua partita in modo instabile, forse, ma di certo nuovo”, tutto il contrario di Casini che ha ottenuto certamente una posizione politica piuttosto stabile nel panorama politico, senza, però, risultare mai davvero nuovo.

“In questi anni ho capito una cosa: i delfini devono nuotare in mare. Se restano a terra finiscono spiaggiati”, afferma l’ex numero uno di A.N. (delfino di Almirante agli inizi, di Berlusconi infine), “Con la faccia sbirola da seminarista frustrato”, aggiungerebbe un suo detrattore…

Marco Carroccio

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