A redigerlo sarà un gruppo di progettazione interno per 107 mila euro, guidato dall’ing. Raffaele Cucinotta
Con calma, ma si va avanti. Con troppa calma. Le disposizioni con le linee guida per la redazione dei Piani spiagge (nome tecnico Piani di utilizzo del demanio marittimo della Regione Siciliana) risalgono al maggio 2006, pubblicate sulla Gazzetta ufficiale a fine giugno di quello stesso anno. Siamo oltre la metà del 2011 e praticamente siamo ancora all’anno zero. Non parliamo di un atto qualsiasi ma, nel dettaglio, del «documento di pianificazione urbanistica che individua le modalità di utilizzo del litorale marino e ne disciplina gli usi sia per finalità pubbliche, sia per iniziative connesse ad attività di tipo privatistico regolamentate mediante rilascio di concessioni demaniali marittime in conformità alle vigenti disposizioni in materia di pubblico demanio marittimo». Insomma, una sorta di Piano regolatore delle coste, che in una città con oltre 60 chilometri di costa assume una rilevanza che è facilmente intuibile.
Al Comune si è, come spesso accade, dormito su questo argomento. Così il 5 maggio 2010 l’assessore regionale al Territorio ed Ambiente ha nominato l’arch. Mario Tomasino quale commissario ad acta per provvedere, in via sostitutiva, agli adempimenti necessari per la redazione del Piano spiagge. In verità anche il commissario, in quest’anno, non ha fatto granché. Ha individuato nell’ing. Raffaele Cucinotta, già direttore di sezione del Prg ai tempi della redazione del Piano regolatore di Messina (capo dell’Urbanistica era Manlio Minutoli), la figura adatta quale capo del gruppo di progettazione, poi più nulla. Fino a pochi giorni fa, quando con un proprio provvedimento ha disposto di «procedere alla redazione del Piano di utilizzo del demanio marittimo (Pudm) del Comune di Messina», confermando a Placido Accolla l’incarico di Rup e conferendo l’incarico della redazione del Piano all’ing. Cucinotta, quale capo del gruppo di progettazione individuato all’interno del dipartimento Pianificazione urbanistica. Ecco chi ne fa parte: arch. Massimo Celona, arch. Santino Denaro, ing. Nunzio Santoro, Eleonora Giovinazzo, Angela D’Angelo, geom. Natale Arena, per. ind. ed. Umberto Costa, Paolo Grandoni, Rita Melita, geom. Basilio Scinaldi, ing. Francesco Cancellieri, Anna Vadalà, Renata Catalfio, Giuseppa Maddalena, geom. Carlo Maddalena, oltre a Maria D’Arrigo e Letterio Casagrande come supporti amministrativi.
Per il gruppo di progettazione è stata già impegnata la somma complessiva di 142.685 euro, di cui 107.850 euro per incentivo alla progettazione, 25.668 euro per la Cassa pensione dipendenti Enti locali e 9.167 euro per l’Irap. Il 10 per cento andrà al Rup Accolla e al capo del gruppo di progettazione Cucinotta, l’8 per cento ai componenti del supporto amministrativo e il 72 per cento ai componenti del gruppo, «sulla base dell’effettivo apporto fornito in base ai parametri di professionalità, attitudine, partecipazione, rispetto di tempi e scadenza», secondo una serie di scadenze: 30 per cento alla trasmissione del rapporto preliminare sulla Valutazione ambientale strategica (Vas), 25 per cento al termine della fase di Vas, 25 per cento alla trasmissione del Piano al consiglio comunale, 20 per cento all’approvazione del Piano. Tempi lunghi, manco a dirlo.
le coste sono abbandonate e i cittadini pagano.. Bella storia..
Dal momento che quasi tutti gli uffici dell’Area Coordinamento Urbanistica del municipio di Messina superano di molti mesi ed in taluni casi di anni gli standard di una buona amministrazione nell’esaminare le pratiche e nel rilasciare i titoli abilitativi, l’affidamento degli incarichi di progettazione ai tecnici interni produce un danno economico per la stessa amministrazione che incassa in ritardo gli oneri concessori e annulla l’ipotetico risparmio sugli oneri di progettazione, inoltre il personale (che potrebbe invece essere più proficuamente incentivato con lavoro straordinario) viene inevitabilmente distolto dal lavoro d’ufficio producendo un danno diretto alla già disastrata economia della città con ricadute negative anche sul piano sociale per il ritardo con cui si aprono i cantieri e la conseguente disoccupazione degli addetti nel settore edile.
Questo è a mio parere un modo fallimentare di amministrare la cosa pubblica.