Per la deputata regionale nessun ostruzionismo, solo il rispetto delle norme e delle regole che i grillini ignorano
MESSINA- La nomina di Mario Mega alla presidenza dell’Autorità Portuale di Messina finisce nel mirino della deputata messinese di Fratelli d’Italia Elvira Amata.
“Comprendo l’esigenza di alcuni esponenti del partito fantasma di governo di far passare il concetto per cui il M5S starebbe facendo qualcosa di positivo (basterebbe anche solo “qualcosa”) per il Sud e specificatamente per la Sicilia. Un’inutile fatica visto che, anche in questo caso, con la nomina del nuovo Presidente dell’AP, rischia di trasformarsi per loro in un boomerang”.
“Piuttosto che puntare il dito contro il Governo regionale dovrebbero sapere -certi parlamentari- che non si è fatto alcun ostruzionismo ma si è ritenuto che ruoli, competenze e norme vigenti andassero fatti rispettare. Sai com’è! Un brutto vizio di chi pensa che legittimo e onesto non sia solo uno slogan”.
Durissimo l’affondo di Elvira Amata che dichiara di non nutrire alcun pregiudizio nei riguardi di Mario Paolo Mega e che non si tratta di un attacco contra personam. “La mia posizione mi impone di specificare che esistono delle ragioni precise dietro i tentennamenti della Governance della Regione. Perplessità che, da Presidente della Commissione Statuto dell’Ars, non posso che condividere.
Le norme
La cosiddetta riforma dei Porti del 2016 passó in Conferenza dei Servizi. In quel contesto, la Regione Siciliana (che è a statuto 100-100 speciale) non diede la sua approvazione al 169/16”, ricorda in premessa il deputato regionale FdI.
La presunta illegittimità
“Quando la nomina non passa in Conferenza dei Servizi, la 241 art 14 quater non si applica, non può andare in Consiglio dei Ministri. L’intesa è obbligatoria. E se la Regione facesse un ricorso lo vincerebbe. Vogliamo discuterne davanti al giudice del TAR con tutte le farraginosità e le ulteriori lungaggini che ciò comporterà?”.
“A me sembra stolto e insensato ma è evidente che ai grillini non resta che questo, ossia causare un po’ di caos ai danni del pubblico, per poi urlare alla colpevolezza di altri. Bisogna parlare di norme e leggi esistenti non di fumo. La responsabilità si dimostra prevenendo i danni non salendo sul pulpito senza tener conto delle regole o pensando di poterle ignorare in nome di un presunto copyright sulla veritá assoluta”.