I tre rappresentanti sindacali spiegano i disagi causati dalla carenza di personale dell’ufficio scolastico provinciale, a cui si è aggiunta l’assenza di un Dirigente d’Ambito (e del Direttore Generale della Sicilia
I segretari generali del comparto scuola di Cgil, Cisl e Uil, Pietro Patti, Carmelo Cardillo e Toti Piccolo scendono in campo in difesa del personale docente e Ata di Messina. In una nota congiunta, i tre rappresentanti sindacali spiegano i disagi causati dalla carenza di personale dell’ufficio scolastico provinciale, già denunciata a luglio scorso, a cui si è aggiunta l’assenza di un Dirigente d’Ambito (per scadenza mandato) e del Direttore Generale della Sicilia, andato in pensione il 30 aprile.
«In un momento di particolare intensa attività delle azioni propedeutiche a garantire un regolare avvio del prossimo anno scolastico – scrivono i rappresentanti di Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola – l’Ambito territoriale di Messina e la Direzione Scolastica Regionale Siciliana si sono ritrovati senza un responsabile della firma per cui, molti dei provvedimenti, debbono fare la spola tra Messina e Palermo e tra Palermo e il Miur a Roma. Una regione come la Sicilia non può rimanere in una situazione di stallo come questa».
Secondo le tre sigle sindacali,i ritardi accumulati ad ogni passaggio tra gli uffici locali e quelli centrali, oltre la mancata possibilità di delegare molte funzioni agli uffici periferici, ad esempio non consentiranno la pubblicazione entro il 31 agosto di molti dei movimenti annuali. «Questi – sottolineano Patti, Cardillo e Piccolo – avrebbero garantito a molti nostri conterranei di prestare servizio nella propria terra, poca cosa per chi non vive in prima persona tale disgraziata condizione esistenziale, abbandonare affetti e talvolta figli piccoli. Personale di un territorio martoriato da tantissime necessità si ritrova ad affrontare spese di viaggio, di reperimento di un alloggio, per poi magari ad anno scolastico iniziato vedere accolta, con forte ritardo, l’istanza per poter prestare servizio nella propria provincia e tutto questo anche, se non soprattutto, per semplici ritardi nelle nomine “politiche”».