Tutela ambientale, quando i “Piani” non coincidono: il caso del 'Calanco di Serro'

Tutela ambientale, quando i “Piani” non coincidono: il caso del ‘Calanco di Serro’

ELENA DE PASQUALE

Tutela ambientale, quando i “Piani” non coincidono: il caso del ‘Calanco di Serro’

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lunedì 03 Ottobre 2011 - 00:55

Il fenomeno geomorfologico che insiste nel comune di Villafranca Tirrena, nel PAI (Piano Assetto Idrogeologico) viene definito come zona ad alte pericolosità, mentre nel Piano di Gestione habitat prioritario da tutelare; nel Piano Paesaggistico, infine, bellezza da tutelare. Come regolarsi?

La definizione tecnica è “Calanco”: in termini più semplici ci troviamo di fronte a un fenomeno geomorfologico che si produce per l’azione delle acque dilavanti su rocce argillose degradate, con scarsa copertura vegetale e quindi poco protette al ruscellamento. I solchi che si formano all’interno del terreno si accentuano rapidamente, allungandosi e procedendo a ritroso, moltiplicandosi e ramificandosi.

Esattamente ciò che viene rappresentato nella foto a corredo dell’articolo: si tratta del “Calanco di Serro”, che sul foglio di mappa catastale del Comune di Villafranca Tirrena corrisponde alla particella n°422, con qualità colturale di Pascollo II° classe e una superficie complessiva di oltre 11 mila ettari. Nulla di strano viene da dire, perché effettivamente la “stranezza” non attiene al fenomeno geomorfologico fin qui descritto, quanto alla descrizione che di esso fanno tre dei principali strumenti, i quali, pur se con modalità e forme differenti, mirano ad un’unica finalità, la tutela e il rispetto dell’ambiente: il Piano di assetto idrogeologico, il Piano di Gestione e il Piano Paesaggistico.

Partiamo dal PAI di cui tanto si è sentito parlare dopo la tragedia del 1.ottobre: viene definito strumento di conoscenza e programmazione il cui fine è quello di minimizzare possibili danni connessi al rischio idrogeologico. Sulla base della classificazione presente nel Piano di Assetto Idrogeologico, al “Calanco di Serro” viene attribuito un grado di elevata pericolosità (Zona P3). In più, nella Carta dei Dissesti del PAI il medesimo sito è classificato quale Fenomeno Franoso in attività “Calanco”.

Questa la situazione, almeno secondo il Pai. La prospettiva però cambia però del tutto andando a consultare il successivo strumento, il Piano di Gestione, grazie al quale si pianifica la gestione della Zps. Con riferimento alla “solita” particella 422, quanto previsto dal piano di assetto viene totalmente ribaltato: il Calanco viene infatti identificato come “habitat prioritario 6220”, ovvero habitat da salvaguardare e proteggere. Situazione analoga per il terzo strumento, il Piano Paesaggistico, che definisce tale formazione geologica come un elemento da salvaguardare, da inserire tra le aree di “Notevole interesse pubblico” come “Bellezza d’insieme”. Questa la descrizione fatta nella proposta in cui è stato chiesto il vincolo di tutela: “grande suggestione della visione paesaggistica dei calanchi di notte col chiarore lunare laddove il buio esalta maggiormente il bianco nitido delle pareti scoscese creando effetti spettacolari.I calanchi di Serro sono dunque il risultato di una lenta e costante azione legata a processi morfogenetici che durano oramai da diverse migliaia di anni”, e non vanno confusi “con una banale depressione del territorio dove la vegetazione non riesce ad attecchire”.

Senza voler entrare nel merito della questione, appare quanto mai singolare che una stessa “condizione” venga valutata e definita in modo del tutto diverso. Segno evidente di come, al di là ribadiamo dell’aspetto tecnico, sia complicato agire in una stessa direzione che abbia come unica finalità la tutela dell’ambiente e il benessere della comunità. Ci domandiamo dunque: l’area deve essere tutelata così come si trova o il dissesto è da contenere? Siamo di fronte ad “una banale depressione del territorio” o si tratta di un grave degrado territoriale? Ma soprattutto: perché se nei certificati catastali risalenti alla prima metà del 1900 la particella 422 del Foglio di mappa 14 del Comune di Villafranca Tirrena è classificata come pascolo di II° Classe mentre oggi sono solo aree incolti sterili? (ELENA DE PASQUALE)

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