Il casotto in cui è avvenuta, in cemento armato, praticamente non esiste più. Distrutto un altro edificio, anch’esso in cemento armato, danneggiati dall’onda d’urto altri due casotti.
“Il paradosso è che i lavori dovevano servire per la messa in sicurezza e invece hanno creato una tragedia”. Il procuratore di Barcellona, Emanuele Crescenti, annuncia che le indagini saranno lunghe ma avanza le prime ipotesi investigative sull’esplosione di ieri nella città del Longano. “Probabilmente le scintille di un flex o di un saldatore sono andate a finire in un contenitore di un colorante, che ha preso fuoco e ha fatto da miccia per un’esplosione devastante”.
La ditta pirotecnica Costa aveva affidato l’installazione di barriere metalliche alla ditta Bagnato. “Stiamo effettuando le verifiche sulla regolarità dei posti di lavoro di entrambe le ditte – dice il procuratore -. Faremo accertamenti tecnici e analisi sulla documentazione. Al di là delle responsabilità penali, le due famiglie stanno già pagando in proprio un conto molto alto per quanto accaduto, mi preme accertare che i lavori fossero in regola, perché non è possibile che alle porte del 2020 si muoia ancora di lavoro. Le vittime sono state identificate ma, è triste dirlo, purtroppo uno dei corpi non si riesce a ricomporre, era a pezzi sul territorio, mentre c’è ancora un ferito grave, che è stato trasportato in ospedale a Palermo”.
L’esplosione ha avuto una potenza incredibile. Il casotto in cui è avvenuta, in cemento armato, praticamente non esiste più. Distrutto un altro edificio, anch’esso in cemento armato, danneggiati dall’onda d’urto altri due casotti. In uno di questi c’era Venera Mazzeo, la moglie del titolare, che il figlio Nino ha provato invano a salvare. Il complesso contava sedici casematte e la famiglia abita poco lontano.
“Se fossero state colpite da un missile avrebbero subìto meno danni – conclude Crescenti -. Una trave di cemento armato è finita venti metri oltre il punto in cui era collocata”.
(Alessandra Serio – Marco Ipsale)