"20 anni da precari Asu. Senza diritti, con rabbia urliamo: aiutateci"

“20 anni da precari Asu. Senza diritti, con rabbia urliamo: aiutateci”

Autore Esterno

“20 anni da precari Asu. Senza diritti, con rabbia urliamo: aiutateci”

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lunedì 25 Novembre 2019 - 08:58

"Un sussidio che non basta per sopravvivere, il nostro errore è stato credere nelle promesse della politica"

Di seguito la lettera aperta dei precari Asu, impegnati nei siti archeologici e nei plessi museali della Regione Sicilia

“Assunzione per i 5300 precari ASU della Regione Sicilia. Dopo 20 anni la svolta” . E’ questo il titolo che vorremmo vedere sui giornali, rimbalzare nelle nostre chat, leggere sui nostri volti, ma niente! La notizia non arriva: forse 20 anni di precariato sono pochi. Forse in Sicilia certi problemi che non toccano da vicino i familiari dei deputati interessati, non sono degni di attenzione.

Un calvario di 20 anni

Eppure noi, in questo lungo calvario, a questi illustri signori abbiamo creduto e abbiamo prestato ascolto alle loro promesse formulate in campagna elettorale. Perché diciamolo: un bacino così grande di elettori con famiglie a seguito ha garantito le carriere di molti e una vita più che dignitosa alle loro stesse famiglie.

Sussidio per sopravvivere

Noi invece la vita, quella dignitosa, continuiamo a procrastinarla, perché con un sussidio di appena 592,00 euro riusciamo a malapena a sopravvivere. E se adesso questa vita ci sembra un inferno, non abbiamo ancora visto niente, perché nonostante questi 20 anni di lavoro, non abbiamo alcun contributo. Non abbiamo un futuro e, diciamolo, neanche un presente!

Gestiti siti archeologici e musei

Eppure continuiamo a gestire uffici pubblici (pur dovendo in realtà essere da supporto al personale) e contribuiamo a mantenere i siti archeologici e i plessi museali aperti anche le domeniche, con una vergognosa disparità rispetto al personale di ruolo che per la stessa attività percepisce il festivo e in alcuni casi persino lo straordinario.

Noi invece “ci accontentiamo” di un riposo compensativo: noi che percepiamo meno dei disoccupati che usufruiscono del reddito di cittadinanza.

Diritti calpestati

Per noi solo doveri, questi nostri diritti non sono mai stati riconosciuti e, come se non bastasse, registriamo ritardi continui nei pagamenti per ritrovarci spesso senza i soldi necessari per arrivare sul posto di lavoro.

Noi che a lavorare andiamo, anche quando semplicemente spostarci ed essere presenti, procura delle spese che a volte non potremmo neanche affrontare. Eppure ci siamo sempre, non creiamo disagi all’Ente, il disagio è solo nostro!

Appelli di Iene e Ballarò

A nulla sono valsi gli appelli del “Le Iene” che più volte si sono recati alla Regione Sicilia per affrontare con chi di competenza la nostra situazione; o di “Ballarò”, che ha ampiamente raccontato la nostra “storia infinita”.

Precari nella vita

Noi continuiamo ancora a essere precari, e credeteci, siamo precari in tutto. La sensazione che ci accomuna è quella di aver sbagliato ogni cosa in questa vita: il senso di inferiorità e di frustrazione è costante, e spesso abbiamo la sensazione che a noi sia quasi negato il diritto di vivere! O forse no, quel diritto ce lo siamo precluso scegliendo di restare in questa nostra terra che, come dicono i nostri cari politici in tempo di elezioni, ha tanto da offrire.

Un errore credere nei politici

Poi però la campagna elettorale finisce e i problemi restano, e restano sulla nostra pelle e sulla pelle di chi ci sta vicino.  L’errore più grande è stato quello di credere che potesse esistere una politica “illuminata” che avesse lo scopo di creare benessere all’interno della società e di garantire un lavoro ai cittadini. Perchè queste attività socialmente utili, che miravano a far acquisire delle competenze, avrebbero dovuto creare occupazione, e invece  hanno creato solo precariato!

Ci sentiamo MARCHIATI

Ci sentiamo marchiati, NOI PRECARI. Diversi dagli altri lavoratori, discriminati e soprattutto stanchi! Vogliamo gridare la nostra rabbia e chiedere ai rappresentanti delle istituzioni che ci utilizzano, di supportarci in questa battaglia e di farsi portavoce per trovare delle soluzioni tempestive che pongano fine a un meccanismo malato, generato da un sistema politico inadempiente. 

Non possiamo più accettare! La vita è adesso e vogliamo viverla anche noi!

Lettera firmata

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Un commento

  1. C’ e’ una bellissima canzone siciliana:tu ti lamenti lamenti lamenti,piglia lu bastuni e tira fuori li denti

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