Nell'ottobre del 1953 una drammatica alluvione investì i territori della Calabria meridionale e la zona sud di Reggio
Assieme alle coste liguri, ad alcune aree della Sardegna orientale e meridionale, alla Campania e al messinese, pure la Calabria centro-meridionale è una delle aree più vulnerabili al rischio idrogeologico e all’esposizione agli eventi alluvionali “lampo”, anche di grossa portata. Spesso il fattore orografico e la complessa composizione geomorfologica del territorio messinese possono agevolare degli eventi rapidi ma dagli esiti davvero devastanti. Il 21 ottobre del 1953 una tragica alluvione lampo colpì buona parte dei territori della Calabria centro-meridionale, dal reggino fino al catanzarese.
Tutto comincio la mattina del 21 ottobre 1953, quando un esteso fronte perturbato, in risalita dallo Ionio, si rese quasi stazionario al traverso della Calabria centro-meridionale, scaricando su questi territori piogge continue, con intensità di nubifragio. Le piogge, come capita sempre nelle intense perturbazioni mediterranee autunnali, furono incrementate dal “forcing” orografico imposto dai rilievi dell’Aspromonte e delle Serre nei confronti dell’umidissimo flusso sciroccale che risaliva dallo Ionio.
L’indomani mattina a Badolato erano già scesi 362,1 mm di pioggia, mentre a Stilo l’accumulo superò i 315.2 mm. Buona parte della provincia di Reggio Calabria e di Catanzaro furono interessate da alluvioni e nubifragi, e le piogge continuarono a cadere anche nei giorni successivi aggravando ancora di più la situazione, sui territori già dissestati.
In quattro giorni caddero circa 1000 mm di pioggia. Furono almeno 1700 le abitazioni crollate, 455 gli sfollati, con effetti particolarmente dannosi a Nardodipace, Africo, Canolo, Careri e Platì. In particolare le zone di Africo e Casalnuovo vennero evacuate e le popolazioni trasferite nelle scuole elementari di Bova e poi a Gambarie.
Tutti i corsi d’acqua calabresi raggiunsero preoccupanti livelli di piena, straripando verso i centri abitati e le zone coltivate, con conseguenti danneggiamenti e distruzioni. Le tantissime frane che si innescarono lungo l’entroterra montuoso causarono crolli di abitazioni, interruzioni stradali, ferroviarie e telefoniche. La periferia sud di Reggio Calabria fu una delle aree più devastate da quell’evento alluvionale.
Difatti, il torrente Valanidi, nella zona sud di Reggio Calabria, raggiunse dei livelli impressionanti, tanto che il suo straripamento inondò le contrade che si affacciano su di esso, con un innumerevole numero di danni e vittime, in particolare nelle frazioni di Oliveto e Rosario Valanidi.
Numerosi paesi e località della provincia sono stati interessati da allagamenti, frane e crolli di ponti che in molti casi hanno isolato interi paesi. Anche il centro di Catanzaro e la provincia di Cosenza furono interessati da frane, esondazioni, allagamenti, interruzioni delle comunicazioni stradali e crolli. I morti furono più di 100 e altrettanti i dispersi.