Attività commerciale distrutte, fango ovunque, disperazione tra gli abitanti del Longano. Il centro in ginocchio
BARCELLONA – «Stiamo cercando di fare il possibile, di liberare i nostri negozi e le nostre strade dal fango ma non abbiamo pale, non abbiamo mezzi, siamo soli con la forza delle mani e della disperazione». Sono parole che fanno ben capire la dimensione della tragedia che ha colpito Barcellona. A pronunciarle è Francesca Gentile, proprietaria di un negozio di bigiotteria Artigianale in via Garibaldi, la strada in cui le acque “impazzite” del torrente Longano hanno seminato morte e distruzione. «A settembre ho festeggiato i cinque anni di attività, oggi è tutto distrutto. Io abito dalla parte opposta di via Garibaldi, oltre il corso d’acqua quindi sono riuscita a vedere le condizioni in cui il mio negozio è stato ridotto solo nel tardo pomeriggio. Un vero dramma, mi sono sentita persa, ho iniziato a piangere senza riuscire a fermarmi. Oggi con amici e parenti siamo qui a scavare, ma siamo soli».
Parole che rimbombano nelle orecchie quelle di Francesca “siamo soli”, confessa disperata. Come lei tanti altri i commercianti che hanno perso tutto. E’ il caso di Sergio Sindoni, proprietario di una ricevitoria tabacchino aperta da appena un anno. Anche all’interno della sua attività i danni sono stati notevoli e la disperazione sull’incertezza del domani prende il sopravvento sulla voglia di pensare in positivo. Tante storie di vita che si intrecciano nella rete del dramma che ormai da oltre 24 ore unisce i destini dei tanti centri tirrenici investiti dall’alluvione e colpiti nella loro quotidianità.
E poi ancora storie di “fortunate coincidenze”. Hanno rischiato di fare la fine dei topi e invece sono riusciti ad uscire indenni da una situazione che credevano essere senza scampo. Sono tre amici che ieri, intorno alle 13.00, si trovavano seduti in una delle trattorie di via Garibaldi, a pochi passi dal Comune. A raccontarci quanto vissuto è uno di loro Enzo Gualtieri: «La pioggia era violenta e incontrollabile, le vetrate sembravano pronte a spaccarsi sotto il “peso” di quelle gocce che venivano giù come pietre. Mi sono reso conto però della gravità della situazione solo quando ho visto la mia auto, che avevo parcheggiato poco più sopra, scorrermi davanti agli occhi trascinata dalla forza del torrente in piena, come fosse un leggerissimo salvagente. A quel punto il proprietario del locale ci ha detto di andare subito in uno dei bagni per uscire da una finestrella che ci avrebbe condotto al piano superiore. Così abbiamo fatto. Siamo saliti su ma ancora non ci sentivamo sicuri, ci siamo spostati in un giardinetto vicino e poi da lì passando sui tetti di alcune macchine ammonticchiate l'una all'altra siamo riusciti a raggiungere un balcone dove un gruppo di ragazzi extracomunitari ci ha dato ospitalità». Racconti quasi surreali che documentano attimi di disperazione ma al tempo stesso voglia di farcela.
Sono ricordi pieni di paura anche quelli di Nicola Barbalace, consigliere comunale di Messina, nativo di Barcellona, che al momento dell’ondata di piena si trovava in casa: «La mia abitazione si trova nei pressi del torrente ma per fortuna in una parte superiore rispetto al punto in cui il corso d'acqua è esondato. La gravità della situazione mi è apparsa subito chiara e ancora adesso non riesco a descrivere bene quello a cui ho assistito. Il centro è completamente distrutto, la città è ridotta ai minimi termini. Ho fatto un giro ieri sera e mi sembra di essere in un paese fantasma» . (ELENA DE PASQUALE)