Ecco le conversazioni telefoniche tra la Caronte e il dirigente tecnico del Comune di Villa. I dettagli dell'operazione Cenide
Famiani e Repaci “scivolano” su una querelle edilizia e sulle telefonate di Francesco Sincero Antonio Morabito, il responsabile dell’ufficio urbanistica del comune di Villa San Giovanni. A dare il via alle indagini dei Carabinieri sfociate nei provvedimenti di stamane è stata infatti la denuncia di due sorelle del comune d’oltre Stretto, impegnate in una causa per una questione edilizia col Comune.
Confidandosi con i Carabinieri, le due sorelle raccontano di aver ricevuto pressioni, per risolvere la questione, anche da personaggi delle ‘ndrine. Da lì l’attenzione dei militari, che nel frattempo hanno trovato riscontri sulla figura del responsabile tecnico anche nelle dichiarazioni di un pentito, si sposta sul responsabile dell’ufficio tecnico.
E’ spiando le sue telefonate che gli investigatori “incappano” nelle conversazioni con i due responsabili della società di traghettamento, all’inizio del 2018 impegnati a portare a termine le opere di riorganizzazione dell’area Villa Agip di Villa San Giovanni, adibita a stoccaggio dei veicoli in imbarco e sbarco dai traghetti. L’operazione è stata battezzata Cenide, dal nome del lungomare di Villa dove hanno sede anche gli uffici calabri della Caronte, ed a coordinarla è il Pm della Dda di Reggio Walter Ignazitto, originario dell’area dei Nebrodi e a lungo in servizio all’ufficio GIP del Tribunale di Messina.
I passaggi tecnici ed amministrativi legati ai lavori sono complessi, e si snodano soprattutto nei primi mesi del 2018. In sostanza secondo i magistrati reggini l’esigenza della Caronte & Tourist è di realizzarli entro l’estate, in vista del picco di traffico estivo. Il problema è che l’area è Anas, il Comune di Villa ha competenze ridotte, l’iter richiede una serie di autorizzazioni, in particolare si dovrebbe passare da un’ampia conferenza di servizi che quanto meno allungherebbe parecchio i tempi. I lavori, come si sa, sono stati realizzati nei tempi sperati. Senza le concessioni necessarie e bypassando in maniera irregolare tutti gli ostacoli, ipotizza la magistratura, grazie ai rapporti tra Repaci e Morabito. Ma la Caronte ha pagato pegno: ha promesso l’assunzione ad un nome segnalato da Morabito e ad altri due, segnalati direttamente dal sindaco di Villa.
Sono tante le conversazioni tra Repaci e Morabito, alcune tra i due e Famiani, che secondo i magistrati svelano i meccanismi che hanno coinvolto anche la Caronte &Tourist in quello che i carabinieri chiamano il “sistema Morabito”.
“Ciao Nino buongiorno!” “Il provvedimento è pronto e firmato” “Ci sono delle prescrizioni che però dobbiamo, cioè che tu sapevi e poi le dobbiamo magari sostituire una con un ‘altra … poi ti dico un poco magari di persona passo e ti faccio sapere” “è una cosa che già tu sapevi concordata. Deve presentare degli elaborati che ha chiesto la Comandante (dott. CANALE della Polizia Municipale di Villa San Giovanni n.d.r.) e l’autorizzazione dell’ANAS quando l’avrete” “Tanto il parere è subordinata a questa cosa qua”. E’ il 15 febbraio 2018, a parlare è Morabito e Nino è appunto Repaci. Il progetto è già avviato e nei mesi seguenti ogni carta presentata dalla Caronte, ogni richiesta e documento progettuale sarà – dicono gli investigatori – concordata tra Morabito e Repaci, costruita a tavolino per “far camminare le carte” malgrado tutto.
“No, Franco (Francesco MORABITO n.d.r.) era contro a Giancarlo (Giancarlo MELITO n.d.r.) non contro la Caronte. Franco ha mangiato sempre con la Caronte, quello che c’era. appena gli portavano un progetto Franco glielo (a passare prima del tempo. Tutto quello che vuole ha tutto! Quelli mandano il maggiordomo con i soldi (dialettale: ca pila) là e gli da le polpette”. E’ il 19 aprile del 2018 ed a parlare è l’imprenditore Giovanni Alati. Non sapendo di avere una cimice piazzata sull’auto, Alati si lascia andare a commenti di vario genere con la moglie Patrizia Montalto. Commenti, appunto, che però gli inquirenti riportano nelle quasi 700 pagine di ordinanza “Cenide” per dare conto di quanto fossero stretti, e di che natura fossero, i rapporti tra il funzionario del Comune di Villa e la società di traghettamento messinese. Rapporto che era noto un po’ a tutti a Villa, scrivono i magistrati.
“Ma hai fatto quella… quella… inc… ” – chiede Repaci . “Al ché MORABITO intuendo subito l’argomento, ha risposto con mezze parole, facendo quindi comprendere al suo interlocutore il messaggio cifrato: “Si stanno facendo… stanno quantificando un poco per non chiedere troppo”. A quel punto Antonino REPACI ha chiesto di non esagerare troppo con la richiesta: “Ehm va bè… non ti allargare”, ricevendo al contempo rassicurazioni da MORABITO sulla regolarità della richiesta, preferendo però trattare l’argomento di persona: “No tranquillo! Tranquillo… nella normalità. Poi ne parliamo”.
Un altro retroscena svelato dagli investigatori:
“Il 12 aprile 2018 (…)Francesco MORABITO, in compagnia di Giancarlo TRUNFIO (padre del nominativo caldeggiato alla Caronte per l’assunzione ndr), si recava presso gli uffici della società di navigazione, ubicati sul Lungomare Cenide di Villa San Giovanni. Una volta giunti a destinazione, Francesco MORABITO scendeva dall’autovettura, lasciando che il suo collega TRUNFIO restasse in auto ad attenderl0490: “Carlo, permetti che salgo?”. Raggiunto l’ufficio, veniva quindi captata una rilevante conversazione ambientale, intercorsa tra MORABITO ed Antonino (“Nino”) REPACI, nel corso della quale il primo perorava l’assunzione quale marittimo – presso Caronte & Tourist SpA – del figlio di Giancarlo TRUNFIO (in quel frangente responsabile dell’Ufficio tecnico). MORABITO rammentava che il REPACI aveva già promesso di chiamare il giovane a lavorare presso la sua società, per impiegarlo sulla rotta salernitana [” … gli avevi detto di farsi il corso, il libretto” “E lo mandavamo a Salerno da qualche parte” “Quando è possibile Nino … se è possibile!”]. REPACI confermava il suo impegno in tal senso, pur invitando l’interlocutore a pazientare, in quanto l’assunzione del TRUNFIO non era “una cosa semplice” e si sarebbe potuta realizzare solo a distanza di tempo [“Deve aspettare” “Come ti dicevo io, non è una cosa semplice”]. Nel gioco delle parti che i due intavolavano, l’accorto presidente di “Caronte & Tourist” tentava di attribuire un peso assai significativo al “compenso” richiesto dal pubblico ufficiale”.