Nella prima parte dell’incontro spazio ad associazioni e quartiere, a seguire il dibattito tecnico dove sono emersi due problemi: la mancata approvazione del progetto complessivo e la forte criticità idrogeologico della porzione di terreno su cui dovrebbero sorgere gli edifici previsti dal progetto “stralcio”. In consiglio rinviata a domani la discussione sulla delibera di dismissione delle quote dalla STU
La giornata della STU Tirone, così come l’abbiamo definita questa mattina (vedi correlato), si è conclusa con un doppio rinvio: ulteriore incontro per rivedere il progetto, cosìdetto “stralcio”, del Contratto Quartiere II sulla complessiva riqualificazione dell’area, ulteriore seduta del consiglio comunale: quest’ultimo, infatti,è numericamente “caduto” sulla proposta di sospensione della trattazione della delibera riguardante la dismissione delle quote del Comune dalla Stu, avanzata dal capogruppo dell’Udc Bruno Cilento – in fase di dichiarazioni di voto – a causa del deserto tra i banchi dell’opposizione.
Se, dunque, a palazzo Zanca, fra battibecchi e polemiche (su tutte quelle tra Melazzo e Capurro), la pratica è stata chiusa in tempi relativamente celeri, negli uffici del Genio Civile la discussione sull’approvazione dello “stralcio” si è protratta per l’intera mattinata e nel primissimo pomeriggio. Il dibattito è stato però articolato in due fasi: nella prima parte i “tecnici” hanno ascoltato e dato spazio ai rappresentanti delle varie associazioni e alla IV circoscrizione (rappresentata dal presidente Quero, su download la nota del quartiere), che hanno mostrato forti perplessità rispetto ad un progetto “mal digerito”, soprattutto in considerazione dell’ “impatto cementizio”.
La seconda fase ha invece riguardato il profilo tecnico dei fatti, rispetto al quale il Genio Civile ha mosso due principali questioni: «In primo luogo – afferma l’ing. Capo Gaetano Sciacca – abbiamo cercato di capire se, quando e soprattutto chi, abbia approvato il progetto generale. Un discorso, infatti, è l’approvazione della variante al progetto urbanistico, un’altro è l’approvazione del progetto in sé. Non abbiamo avuto risposte precise e di conseguenza appare poco possibile dare una valutazione su un progetto stralcio se prima non si ha l’ok al progetto complessivo». Altro aspetto, altrettanto se non ben più importante, attiene alla valutazione del rischio idrogeologico sulla porzione di territorio che sarebbe interessato dagli interventi: «La zona che costeggia via Pascoli – afferma Sciacca – presenta particolari criticità su cui è necessario fare un’attenta valutazione. Ecco perché, alla luce di questo e del precedente aspetto, e anche in ragione del tempo necessario a esaminare le ulteriori integrazioni che ci sono state fornite, ci siamo riservati di sospendere e rinviare tutto ad un nuovo incontro. Prima di rilasciare qualsiasi parere – conclude Sciacca – è necessario fare valutazioni ben precise, ancor di più in questo caso considerando la “portata” dell’intervento». Insomma, l’ultima parola spetterà al Genio Civile ma i dubbi, come spiegato dallo stesso Ingegnere sono tanti, prova ne è sì “condizionato” di Asp, Sovrintendenza e Vigili del fuoco, presenti al tavolo.
Il progetto “stralciato”, prevedrebbe, in attesa dell’approvazione del progetto complessivo di riqualificazione, la realizzazione di un fabbricato ad uso commerciale (5 piani) con accesso a quota 33 metri da via Pascoli, (dove sono previste aree di parcheggio), ed un altro, sempre cinque piani, con ingresso da viale Italia e dunque ad un dislivello di 27 metri dal “fratello”. Tutto ciò, come spiegato da Sciacca, e come ribadito anche in sede di consiglio comunale da Guerrera (Udc), renderebbe necessario lo sbancamento di notevoli quantità di materiale e al tempo stesso di interventi di messa in sicurezza delle parti interessate dai lavori. «Esistono dunque delle criticità di natura tecnica – ha affermato il rappresentante dell’Udc – come il vincolo di panoramicità che si estende a monte al confine con il viale Italia, laddove dovrebbe nascere un fabbricato che per sagoma tale vincolo non lo rispetta, il quale prevede che ogni costruzione dove avere la copertura a livello più basso di m 3 rispetto alla carreggiata stradale».
Tecnicismi sui quali non serve soffermarsi più di tanto, ma che tuttavia fanno capire, alla luce delle “riserve” mostrate anche da una parte degli “addetti ai lavori”, come calcoli e carte non convincano. Le ultime novità saranno certamente oggetto del dibattito che proseguirà domani in consiglio comunale sulla delibera di dismissione delle quote comunali (30%) dalla società STU Tirone: come spiegato dai proponenti del documento Guerrera, Pergolizzi, Melazzo «a otto anni di distanza dalla costituzione non ha prodotto atti concreti, brillando per sterilità e per poca trasparenza». (ELENA DE PASQUALE)
SOPRIDISATTENDENZA. Nell’articolo manca la notizia più sconvolgente agli occhi di chi ama Messina e immagino ancora di più di chi si occupa di architettura per mestiere,il SI incondizionato della SOPRINTENDENZA al progetto della STU Tirone.Quella SOPRINTENDENZA che in questi decenni ha permesso di stravolgere i prospetti del centro storico,con sopraelevazioni che gridano vendetta,autorizzato altezze dei fabbricati,che impediscono di godere del paesaggio dello Stretto dai tanti belvedere e dalle circonvallazioni,e dulcis in fundo,alla faccia della tradizione urbanistica ad anfiteatro della Urbs Messana,ha contribuito di rubarci il paesaggio a vicenda.
MENO MALE CHE SCIACCA C’E’. Come più spesso accade a Messina,il GENIO CIVILE,con il suo dirigente capo e i suoi tecnici, è l’ultimo baluardo alla cementificazione indiscriminata e selvaggia.