Messina non è morta: il risveglio sociale è la speranza da cui ripartire

Messina non è morta: il risveglio sociale è la speranza da cui ripartire

Messina non è morta: il risveglio sociale è la speranza da cui ripartire

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sabato 31 Dicembre 2011 - 14:11

Ritrovare la voglia di partecipare, di scommettersi, di lavorare allo sviluppo di proposte concrete, tangibili ed a breve termine per il rilancio economico e sociale di questa meravigliosa città

E’ un must, un categorico imperativo. Sforzarsi di essere ottimisti, almeno un pizzico, a cavallo tra la fine di un anno e l’inizio di un altro, è d’obbligo, si sa. Difficile, decisamente e drammaticamente difficile in una Messina stretta d’assedio da decine di vertenze lavorative, mortificata da bilanci pubblici in perenne quasi dissesto, dilaniata da una classe politica scadente e puerile, perennemente incartata tra l’ignavia e la rassegnazione, tipiche del nostro modo di essere e di agire.

Eppure, all’alba di questo nuovo anno, il vecchio, travagliato 2011 consegna alla gente dello Stretto un fioco barlume di speranza, debole, flebile, ma vivo, reale, palpabile. Da alimentare, coltivare, proteggere.

Sono i gruppi di cittadini, i movimenti di idee, l’associazionismo soft , che si sono moltiplicati negli ultimi mesi, ridando linfa e vitalità ad una società civile che negli ultimi anni era miseramente scomparsa dal dibattito e che torna , finalmente, a battere i pugni sul tavolo del nostro futuro.

I giovani che manifestano, inscenano sit in per ridare nuovo decoro alle testimonianze del nostro prestigioso passato; gruppi di professionisti che fanno fattore comune, si organizzano, dibattono settimanalmente per individuare un nuovo modello di città, un modello possibile; un manipolo di ragazzi che in modo dettagliato e particolareggiato studia e presenta, chiavi in mano, un progetto di pedonalizzazione ampia e stabile nel centro storico.

Solo alcuni esempi di una rinnovata voglia di partecipare, di scommettersi, di lavorare per sviluppare proposte concrete, tangibili ed a breve termine per lo sviluppo economico e sociale di questa meravigliosa città. Trasversalmente, infischiandosene degli steccati politici e delle ridicole logiche di parte. E’ lo straordinario dono che questo 2011 ci ha regalato. Alcune centinaia di messinesi che hanno finalmente trovato il coraggio di rinunciare all’atavico immobilismo e di rimboccarsi le maniche, che hanno smesso di criticare e parlare, parlare, parlare ed hanno cominciato a dedicare tempo, risorse ed energie alla cosa comune, facendo circolare idee, proposte, soluzioni concrete.

Non sappiamo se queste iniziative avranno successo, non sappiamo se subiranno evoluzioni o trasformazioni . Ciò che importa è che la voglia di reagire sia rinata, ciò che ci si deve augurare è che questo nuovo e per certi versi sconosciuto attivismo sia contagioso e che sempre più numerosi, quotidianamente, settimanalmente si spendano e incentivino altri a spendersi per la nostra terra .

Esattamente come fa, ogni giorno, l’organo di informazione che mi ospita, divenuto, grazie alla voglia, all’entusiasmo, all’amore per Messina di un affiatato gruppo di lavoro, non solo autorevole punto di riferimento nel problematico mondo dell’informazione locale peloritana, ma soprattutto anima passionale, motore trainante di un movimento di denuncia e di proposta, di critica severa ma costruttiva, fondamenta di ogni percorso di rinascita, che deve muovere dalla libera e disincantata denuncia delle ingiustizie e storture di una comunità, esaltandone, però, contestualmente, eccellenze e potenzialità.

Ciò che ogni giorno questo quotidiano on line si sforza coraggiosamente di fare.

Buon anno Messina, buon anno Tempostretto!

Pietro Di Paola

12 commenti

  1. Speriamo bene

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  2. Messina ha enormi potenzialità imbrigliate dalla passiva apaticità di molti, troppi cittadini.
    Serve a tutto il sud una Messina a briglie sciolte, che non accetta di subire passivamente le penalizzanti decisioni imposte da ciechi interessi di terze città, ma impone i suoi progetti di città interregionale, con l’accentramento naturale di dirigenze ed eccellenze che potranno equamente essere poste al servizio di tutta la regione calabro-sicula.
    L’area dello Stretto di Messina è il centro naturale.
    Si sono realizzati più centri artificiosi e dispersivi a Palermo, Catanzaro e Catania, questo decentramento è stato pagato a caro prezzo dal sud con un forte decadimento della qualità dei servizi a fronte di costi insostenibili, quindi con l’abbandono progressivo anche dei fornitori di servizi.
    Un esempio è il polo oncologico di eccellenza che si doveva realizzare al Papardo, equamente avrebbe servito calabresi e siciliani ponendo fine ai cosidetti viaggi della speranza verso i centri specializzati del nord….
    Si e decentrato e diviso tra Palermo, Catania ect. ect. il potenziale polo oncologico, con il risultato che nulla è cambiato ed i viaggi della speranza continuano perchè il sud non ha un centro di eccellenza.
    Messina è il centro del sud calabro-siculo, quindi sede naturale di qualsiasi centro.

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  3. Sarò vecchio e poco ottimista, ma non vedo luce al’orizzonte, perchè lavoro nella scuola e le nuove generazioni messinesi ,a parte rari casi d’eccellenza , non mi danno fiducia .Tutti cercano raccomandazioni o facilitazioni, genitori in primis,non vedo come ne possiamo uscire.Inoltre i posti di comando sono solo esclusivi per chi non ha mai sofferto e sudato per conquistarlo, chi vale veramente rimane al palo a Messina. Deve andare via .Il resto sono chiacchiere e tanta retorica.Basta pensare al tentativo di Lombardo di assumere con un colpo di spugna 1600 persone!!! Forse una guerra che faccia pulizia …

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  4. Eh già, si devono svegliare i messinesi, ribellarsi a questa classe politica scadente e di bassissimo profilo socio culturale. Un consiglio comunale fatto di fantasmi, dove qualcuno inscena battaglie nell’interesse della città ma viene isolato se tocca temi caldi. Una provincia allo sfascio, dove si ammette il fallimento della politica mentre i dirigenti incassano i premi di produzione (ma di cosa?).
    Stessa situazione al comune di Messina. Le circoscrizioni non servono a nulla se non gli vengono concessi i poteri decentrati, infatti sono solo un peso per oneri riflessi e gettoni di presenza. Infine i messinesi, abulici, indifferenti a qualsisasi progetto, che si rassegnano prima ancora di provare. E’ più comodo dire “tanto non cambierà mai!” e poi continuare a non fare nulla per la propria città.
    Bisogna scommettersi, progettare nell’interesse dei giovani che non devono lasciare la città per andare a cercare fortuna altrove. Rilanciamo il turismo, è l’unico settore che porta lavoro, guadagni da reinvestire nelle infrastrutture e piacere, visto che il MESSINESE ama solo divertirsi e “passarsi i piaciri”. Lavorando con il turismo e divertendosi contemporaneamente farebbero tornare nuovamente la nostra città ai livelli in cui si trovava negli anni passati. Ricordiamolo, Messina coniava anche la moneta mentre oggi sta morendo di FAME! BUON RISVEGLIO MESSINESI, ARROTOLATEVI LE MANICHE PER IL BENE DEI VOSTRI FIGLI.
    Piero, idraulico con la terza media,che lavora da quando aveva 12 anni, orfano di mamma e papà da quando aveva 8 anni, cresciuto negli oratori. Chi ha voglia di lavorare, lo faccia e basta, senza dare colpe al sistema per i propri fallimenti o per la propria inettidutine.

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  5. ogni anno sento sempre buoni propositi, ed in fondo alcuni ci credono veramente, ma poi arriva il 2 gennaio e mi accorgo che tutto è peggio di prima. Nessun progetto e nessuna visone in questa città fatta di annunci, proclami, poltrone, amici, amici degli amici, mancato rispetto delle elementari regole di convivenza, di apatia e di menefreghismo. Prima eri costretto a d emigrare prendendo una cuccetta al binario 9/10 della stazione. Ora neanche quello. Grazie per il bel 2012 che ci prospettate.

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  6. si spera ma con questa amministrazione che pensa per se non si va da nessuna parte quando avro’ delle risposte mi riempiero’il cuore di felicita’ e diro’ grazie
    ma questo e’ solo un sogno

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  7. Per fare questi passi avanti oltre che impegno sociale e articoli mirati, i messinesi devono fare come fanno tantissimi italiani di altre città : non guardare alle abitudini del vicino a ma a quelle della sue e della propria famiglia. Così facendo, forse, fra qualche anno risaliranno quelle classifiche nazionali che li vedono sempre all’ultimo o penultimo posto.

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  8. ma di cosa state parlando: ci vogliono degli eroi che si sacrifichino per fare ripartire messina, gente che la ami davvero, non “scaltri” o “fichetti” che continuano ad essre classe dirigente ( o meglio digerente) o elitè di questa città, bisogna ripartire dal popolo, anche rude , ma che lavora davvero, dal pescatore, dal muratore, dal piccolo imprenditore, da chi ogni mattina sa che deve lavorare per sfamare i figli, non da una città piena di impiegati comunali, provinciali(a fare che????), da un comune con 45 dirigenti, da persone che ti guardano dall’alto in basso quando chiedi efficienza, lavoro, servizi. Ci vuole qualcosa di veramente nuovo che si chiami ponte, aeroporto, confisca forzata ed immediata dei beni che la ferrovia ha a Messina e ci ripaga togielndo treni e licenziando lavoratori. Dove sono e chi sono questi eroi? se sono messinesi ancora non li conosco

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  9. Bisogna avere il coraggio di denunciare, ma anche il dovere di andare oltre l’interesse politico e mettere città e cittadini al primo posto.
    Non credo nei colori politici ma nelle capacità delle persone, nella qualità delle persone….
    Il politico, di qualsiasi colore, può essere una minuscola e negativa espressione di un eletto che bada solo ai suoi interessi, oppure l’espressione della città, un paladino della città.
    Messina ha pochi paladini…. ma li ha…
    e meritano la notizia del loro operato in favore della città….Garofalo ad esempio combatte per Messina ma nel silenzio,…. già la politica…. ma è importante la bandierina o l’interesse della nostra città e dei nostri figli?

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  10. antonio campanella 2 Gennaio 2012 08:38

    Ottimista…..non vedi che i migliori di tutti i licei se ne vanno ogni anno al nord o all’estero?

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