La Procura di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex procuratore aggiunto di Messina, Pino Siciliano nell'udienza preliminare per la gestione di alcuni fascicoli da parte del magistrato in pensione. Stessa richiesta per il figlio Francesco, per il rettore Tomasello e per altri quattro indagati.
E’ approdato davanti al Gip di Reggio Calabria il “caso Siciliano” scaturito dall’inchiesta sull’ex Procuratore aggiunto di Messina, Pino Siciliano e sulla gestione di alcuni fascicoli condotti in prima persona dal magistrato. Il PM Cosentino ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli indagati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.
Hanno scelto, invece, il rito abbreviato l’ex coordinatore provinciale dell’Udc, Michele Caudo, ed il liquidatore di Impregilo, Domenico Occhipinti, che saranno giudicati il 22 maggio prossimo. Quindi l’udienza è stata aggiornata al 31 gennaio.
Nel procedimento sono indagati, oltre al giudice Siciliano, il figlio Francesco, avvocato e ricercatore all’Università di Messina; il collega di studio Fabrizio Maimone Ansaldo Patti, il rettore dell’Università Franco Tomasello; l’ex coordinatore Udc nonchè amico di Siciliano, Michele Caudo; il docente universitario e legale del Comune di Messina, Aldo Tigano ed il medico Adolfo De Meo.
Le indagini, sulla gestione di alcune inchieste da parte del procuratore aggiunto Siciliano furono condotte dalla Squadra Mobile. La Procura di Reggio Calabria contestò agli indagati le ipotesi di reato di tentata concussione, concussione, rivelazione di segreto d’ufficio, favoreggiamento, falso ideologico e truffa.
In particolare al giudice in pensione viene contestato di aver gestito alcune inchieste con metodi molto personali per ottenere benefici per se e per suoi conoscenti. E’ stato invece archiviato il filone legato e presunte irregolarità nel concorso universitario vinto dal figlio Francesco.