Con il libro L’inferno degli angeli – Quando ad abusare è lei Giovanna Frezza si concentra sulla pedofilia femminile. L’autrice, psicoanalista e sessuologa nata a Napoli trentacinque anni fa, presenterà il volume oggi presso la Biblioteca Comunale di Capo d’Orlando alle 17 e 30.
Argomento poco discusso
“Esistono relativamente pochi testi sulla pedofilia femminile, e quasi tutti appartengono alla letteratura straniera” spiega Giovanna Frezza. “Questo, e naturalmente le mie esperienze professionali, mi hanno portata a scrivere L’inferno degli angeli – Quando ad abusare è lei. È un fenomeno di cui si parla poco, e per il quale la denuncia è rara, perché è meno immaginabile. La figura femminile, sia per consuetudine sociale che per dinamiche istintive, è considerata per antonomasia come colei che cura, non come potenziale autrice di un comportamento aggressivo”.
“Nel libro descrivo l’identikit della donna abusante, che può essere una madre, una baby-sitter, un’insegnante, ma non solo; le conseguenze degli abusi subiti e le possibilità di recupero. È un libro divulgativo, che può essere letto da chiunque, non solo dai colleghi”.
Riconoscere gli abusi
Per poter aiutare le vittime di abusi è necessario riconoscerle. “I campanelli d’allarme possono essere diversi” spiega l’autrice. “I bambini vittime di pedofilia hanno un approccio alla sessualità diverso rispetto a chi non ha mai subito abusi. Ad esempio una bambina potrebbe introdurre le dita o vari oggetti nella cavità vaginale andando a ripetere un gesto che ha subito”.
“Anche dal punto di vista dialogico si possono notare differenze: i bambini abusati tenderanno a parlare della sessualità come se fossero molto più grandi di quanto siano in realtà. Naturalmente bisogna fare attenzione anche all’aspetto relazionale in generale. L’esempio più classico è quello di un bambino che da solare diventa molto triste. I motivi, ovviamente, possono essere i più svariati, ma tra questi non è da escludere l’aver subito un abuso”.
Come reagire
Una volta sorto il sospetto, è comprensibile che un genitore si faccia prendere dalla paura, dalla frustrazione, dalla rabbia. “Bisognerebbe evitare domande dirette, perché potrebbero influenzare il minore nel momento dell’eventuale, successivo incidente probatorio. Si tratta di un momento fondamentale, che dovrebbe invece svolgersi nel modo più proficuo possibile. L’importante è far sentire il bambino protetto, trasmettendogli la voglia di aiutarlo, e successivamente rivolgersi a un esperto che abbia gli strumenti per affrontare il caso”.
Le conseguenze dell’abuso subito
“Il bambino vittima di abusi mette in atto un senso di colpa verso tutto e tutti” continua Giovanna Frezza. “Un senso di colpa sia verso la dinamica subita, sia verso tutti quelli che stanno – o starebbero – male per la situazione. Dicevamo della difficoltà a immaginare la donna abusante da parte della società; questo vale anche per la vittima stessa. E più è stretto il legame con l’autrice dell’abuso, più è difficile riconoscere e denunciare la violenza. Spesso, tra alleviare il proprio dolore e difendere la figura materna a ogni costo, si sceglie quest’ultima”.
“Molte vittime hanno scoperto solo da adulti che determinati comportamenti posti in essere dalle madri o da donne che avevano vicino non erano normali, ma costituivano abuso. Anche senza una preparazione specifica, potete immaginare quanto possa essere traumatica tale presa di consapevolezza”.
Da abusato a abusante
“Una mancanza di lavoro terapeutico si questo trauma può avere, tra le sue conseguenze, quella di diventare aggressore a propria volta. Molti autori, e autrici, di abusi hanno subito abusi durante l’infanzia. Si può quindi intuire quando sia importante rompere il muro del silenzio e affrontare il trauma”.
Una vera uguaglianza di genere
I preconcetti di genere in materia di pedofilia non riguardano solo chi perpetra gli abusi, ma anche chi li subisce. “Nel caso di un giovane maschio vittima di abusi può esserci un’ulteriore difficoltà di denuncia. Un adolescente che racconta un abuso subito da una donna rischia di essere addirittura deriso. Per una concezione molto superficiale, influenzata dal mito del virile e del macho, un giovanissimo uomo che riceve determinate attenzioni da una donna dovrebbe considerarsi addirittura fortunato. Ovviamente non c’è nessuna fortuna nel subire un abuso; è sempre un trauma, indipendentemente dall’età e dal genere sessuale della vittima”.
Le possibilità di recupero
“Un percorso con un professionista preparato è fondamentale per le vittime di abusi” ripete Giovanna Frezza, “ma non solo. Ricordiamoci che con pedofilia si intende la preferenza sessuale avente per oggetto bambini o comunque soggetti prepuberi. Molte persone, rendendosi conto di provare questa attrazione, e non volendo commettere atti che giustamente reputano che fare, non sanno come chiedere aiuto”.
“Sono molto orgogliosa del fatto che, attraverso il mio libro, ho potuto indicare loro una via. Un professionista del settore va considerato come colui a cui rivolgersi per parlare delle proprie fantasie, senza essere giudicato, e ricevendo aiuto per risolverle e vivere nella società senza agire contro gli altri”.
La presentazione a Capo d’Orlando
“Sono docente in un master in sessuologia” racconta Giovanna Frezza, “e lì ho incontrato la collega Donatella Di Maio, attiva nel territorio orlandino e non solo con l’associazione “Mai più sole”. Sono stata molto felice del loro invito, sia perché amo la Sicilia, sia perché è davvero bello che siano state delle donne a organizzare questo evento. Devo dire, purtroppo, che invece molte donne sono restie a parlare di pedofilia femminile. Trovo sia una reazione sbagliata, non solo perché è stupida in quanto superficiale, ma soprattutto perché torna utile proprio alle donne che commettono abusi”.