Vortice polare compatto e potentissima "corrente a getto": continua l'inverno farlocco

Vortice polare compatto e potentissima “corrente a getto”: continua l’inverno farlocco

Daniele Ingemi

Vortice polare compatto e potentissima “corrente a getto”: continua l’inverno farlocco

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lunedì 10 Febbraio 2020 - 07:38

Continua l'inverno farlocco su buona parte d'Europa e sul bacino del Mediterraneo a causa di un vortice polare fortissimo e di una corrente a getto che supera i 400 km/h

Dopo un gennaio anonimo anche il mese di febbraio, purtroppo, è destinato a seguire un andamento del tutto analogo a quello del suo predecessore. L’inverno continuerà a farla da padrone solo lungo le latitudini polari e sub-polari, al di là del Circolo Polare Artico, dove stazionano le masse d’aria gelide, d’estrazione artica, e quelle meno gelide, di tipo polare. Del resto dall’inizio della stagione invernale le masse d’aria gelide, d’estrazione artica (l’aria gelida che staziona sopra il mar Glaciale Artico), salvo temporanee incursioni, come quella della scorsa settimana, non sono state mai in grado di scivolare con decisione verso le medie latitudini, per apportare significative ondate di gelo, specie in Europa.

In questa mappa si notano le temperature estremamente basse in area canadese che contrastano con la mitezza riscontrata negli States. Da questi forti contrasti termici nasce l’intenso flusso mite oceanico che sferza l’Europa

L’assenza delle masse d’aria artiche, provenienti dall’Artico, ha impedito la realizzazione di quegli eventi di freddo significativi, tipici dell’inverno, capaci di causare notevoli disagi, per l’effetto combinato fra basse temperature e precipitazioni nevose. Tutto parte dal tipo di pattern atmosferico che da mesi si è instaurato sull’intero emisfero, penalizzando già in partenza l’ascesa di una stagione invernale dai connotati particolarmente freddi.

La latitanza della stagione invernale nel vecchio continente è da ascrivere ad una serie di fattori, fra cui la presenza di un vortice polare troposferico compatissimo, che ha mantenuto il flusso perturbato piuttosto intenso, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 45’-50’ parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che sono state prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” (i massimi di velocità della “corrente a getto”, veri e propri fiumi d’aria che scorrono ad altissima velocità nell’alta troposfera) che si sono attivati fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, con velocità davvero ragguardevoli, ben oltre i 300-350 km/h a 10.000 metri di altezza.

Il “jet streak” della potentissima “corrente a getto” in uscita dal nord America. In quota il vento ha superato i 400 km/h. Questo potentissimo flusso impedisce l’avvento delle masse d’aria fredde verso le medie latitudini

Questi potentissimi fiumi d’aria che girano attorno il nostro emisfero settentrionale, passando a gran velocità sopra oceani e continenti, sono prodotti dalle forti differenze termiche tra le latitudini artiche e l’area temperata. In particolare sull’Asia orientale, cosi come sul Canada centro-orientale, a causa della bilobazione del vortice polare in due grandi “lobi” secondari (vortici ciclonici con elevata vorticità positiva in quota) posizionati fra la Siberia centro-orientale e l’Arcipelago Artico canadese, si sono instaurate delle vastissime aree con temperature in quota estremamente basse, in grado di produrre dei formidabili divari termici, fra alte e medie latitudini, che hanno alimentato ulteriormente il ramo principale della “corrente a getto”, imprimendogli forza e velocità lungo l’intero emisfero.

Dalla mappa del campo del vento a 9000 metri si nota l’intensità della “corrente a getto” lungo l’intero emisfero, si notano i massimi di velocità sull’Atlantico, fra America e Europa

La presenza di una “corrente a getto” così violenta, lungo l’intero emisfero, con venti da ovest verso est, arrivati a superare i 400 km/h a 10000 metri di altezza, hanno impedito la discesa delle fredde masse d’aria artiche verso le medie latitudini e il bacino del Mediterraneo, nel frattempo divenuto sede di una figura anticiclonica che rende il tempo abbastanza stabile e monotono, con una significativa assenza di precipitazioni.

In tale contesto di elevata zonalita’ le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, sono rimaste confinate all’interno delle latitudini artiche e nel mar Glaciale Artico. La persistenza di questa anomalia termica negativa alle alte latitudini, specie sull’area canadese, ma anche sull’Artico norvegese, continuerà a rafforzare il flusso perturbato principale sull’Atlantico settentrionale, il quale scorrerà assumendo una marcata componente zonale (da ovest verso est) che penetrerà fin sull’Europa centro-orientale, dove le umide e tiepide correnti oceaniche riusciranno a penetrare fino al bassopiano Sarmatico, alla regione degli Urali, scacciando il freddo “continentale” verso il cuore della Siberia, lontano dal vecchio continente e dal Mediterraneo.

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