"Giornalista, avvocato, pioniere della tv, prima di ogni altra cosa amava Messina e stare tra la gente". La circoscrizione dà una scossa alla burocrazia e intitola la sala consiliare
“Quando guardando questa targa chiederanno tra 50 anni ma chi era Mino Licordari? Io dico, Mino Licordari Messinese. Era questo prima di tutto. La grandezza di mio papà era riuscire a mettere passione in tutto. Ogni cosa era la sua grande passione, l’avvocatura, il giornalismo, il calcio. Messina era la sua passione”. Per Manuela Licordari, figlia del giornalista scomparso il 21 marzo 2016 a 73 anni, non ci sono dubbi, la scelta d’intitolare la Sala Consiliare della III circoscrizione a Mino Licordari è la scelta migliore.
“Si faceva di storie, di gente”
Perché “l’avvocato” come lo chiamavano in tanti, o più semplicemente “Mino”, tutta la sua vita l’ha trascorsa a contatto non con i salotti o i palazzi, ma tra la gente, nella Messina vera, imparando a darle voce. “E’ proprio questo il posto giusto- ha detto Maurizio Licordari– E sono felice di poter dire grazie e mille volte grazie a quanti si sono spesi per questo momento. Mio papà raccontava storie, era “drogato” di gente, si “faceva” proprio di gente, di storie. E questo vostro gesto resterà nel tempo. Il quartiere è il posto più vicino alla gente che lui tanto amava. Ancora oggi le persone mi fermano per strada e mi raccontano aneddoti che lo riguardano. Lui era così, amava stare con le persone”.
L’intitolazione della Sala
Burocraticamente parlando l’intitolazione della Sala consiliare della III circoscrizione con tanto di targa è stato un “piacevole azzardo” che il Consiglio, all’unanimità e senza indugio, ha voluto fare. Anzi, l’auspicio del presidente Lino Cucè, è che questo sia solo il primo di una serie di gesti che onorino la giusta memoria di Mino Licordari “messinese prima di tutto”. La normativa prevede che per intitolare una strada o un luogo pubblico ad un personaggio di rilievo debbano passare 10 anni dalla morte, ma vi sono deroghe che possono risolvere quello che è un paradosso del cuore.
Mino è uno di famiglia
La cerimonia di ieri è stata molto sentita e partecipata, alla presenza dell’assessore Dafne Musolino che si è impegnata a seguire il percorso “burocratico” della delibera. “Mino è entrato nelle case di tutti con le sue maratone televisive, il suo impegno sociale e nello sport. Il titolo della sua trasmissione Liberi e Forti è simbolico di quello che lui era e del messaggio che voleva mandare”. Emozionato il presidente Cucè nel raccontare chi era Licordari per Messina, mentre il vice presidente della circoscrizione, Alessandro Cacciotto che ha proposto l’intitolazione ha sottolineato “l’orgoglio con il quale il Consiglio ha votato all’unanimità la delibera. Mino sta a Messina come Pippo Baudo sta alla Rai. E’ entrato nelle nostre case, era uno di noi. E il nostro quartiere, che ha una popolazione di 64 mila residenti, non poteva non fare qualcosa per ricordarlo”. E per Alessandro Geraci che ha presieduto la commissione che ha portato all’intitolazione: “Mino Licordari è per tutti uno di famiglia”
Con il sorriso e il garbo
Se l’assessore Musolino ha evidenziato come le due passioni di Licordari, giornalismo e avvocatura, siano state trasmesse ai due figli, Maurizio e Manuela, si sono susseguiti gli interventi di chi ha visto in lui un “maestro” di vita e di passione. Sia che si trattasse di elezioni che della corsa verso la serie A o delle telecronache trascinanti (indimenticabile il suo grido golllllllllo) o che raccontasse storie di sofferenza quotidiana, sia che creasse dal nulla veri e propri personaggi o che infine tirasse le orecchie a vip e politici, Mino lo ha sempre fatto con il sorriso e il garbo di chi ha la schiena dritta e le antenne tese.
Avvocato e giornalista
Impossibile dire se amasse di più l’avvocatura o il giornalismo, perché entrambe sono professioni che di avvicinano al cuore della gente con spirito di servizio ed umiltà, senza giudicare. Sicuramente è stato pioniere e “trasversale generazionalmente”, riuscendo ad anticipare in tv quelle che poi sarebbero state trasmissioni nazionali di successo. Ha ragione Maurizio, “Si faceva di gente”, e questo è stato il suo segreto.
La sala stampa dello stadio
Forse la burocrazia dovrebbe fare un passo indietro rispetto alle richieste che sin dal giorno dopo della sua morte sono state presentate in sua memoria. Dalla petizione per intitolargli una via alla richiesta presentata da Anthony Greco per intitolare la sala stampa dello stadio Scoglio a Mino Licordari: “Ho la targa pronta da 3 anni. Prima o poi la metto lo stesso…..Per tutti noi quella sala si chiama così….”
Personalmente ho imparato da Mino il mestiere della strada, la gioia di fermarsi ad ascoltare la gente, senza pretendere di saperne di più e di meglio. Uscire con lui significava fermarsi ogni due metri per conoscere qualcosa, qualcuno, per ascoltare davvero. Poi, al rientro in redazione, ci si metteva a studiare sodo, perché non si può stare davanti alle telecamere da improvvisati, da superficiali. Studio, umiltà e fatica. Il mestiere del giornalista è questo. Il 14 marzo con inizio alle 14.30 allo stadio Scoglio ci sarà un triangolare di beneficenza in suo ricordo. Organizzato dall’associazione Donare è vita scenderanno in campo la nazionale dei donatori di organi, i magistrati di Messina e Sicilia Cabaret. Il ricavato andrà in beneficenza per Paolo Chillè.