«Sono un pendolare giornaliero che anche in questa emergenza Covid 19 attraversa lo Stretto di Messina. Sono messinese, lavoro in Calabria, sono un infermiere. Purtroppo, in questa situazione emergenziale, siamo quelli che più di altri subiamo i disagi degli orari per l’attraversamento. Sveglia alle 4, nave dopo controlli alle 5,20 per svolgere servizio ospedaliero fino alle 13. Da questo momento scattano le mie 5 ore di attesa per la nave delle 18. Arrivo a Messina, di nuovo controlli e finalmente intorno alle 19.40 riesco ad essere a casa. Fino ad oggi, mosso dal senso del dovere come tantissimi altri, non ho mollato perché la mia rassegnazione era dovuta al fatto che si tratta di situazione eccezionale che coinvolge tutte le categorie di pendolari».
Storie di ordinaria quotidianità in emergenza Coronavirus per chi fa la spola tra le due sponde. Questo pendolare in questi giorni ha appreso che da una sigla sindacale è partita la proposta di inserire una corsa aggiuntiva con partenza da Villa San Giovanni alle 12 e ripartenza da messina alle 14. E spiega però che così facendo non si risolve il problema di tutti ma solo della metà, cioè di chi risiede in Calabria e lavora in Sicilia e non viceversa. «Basta considerare un normalissimo turno di vari rami lavorativi, ad esempio quello dalle 7 alle 13, e valutarlo dalle due posizioni. È facile notare che chi si alza alle 4, finisce di lavorare in Calabria alle 13 e riesce a tornare a casa a Messina alle 19.30 continuerebbe a farlo nonostante cambiamenti aggiuntivi ma non risolutivi. Se si vuole cambiare per risolvere è giusto ascoltare anche una rappresentanza di pendolari che giornalmente ma in maniera inversa vivono il problema».
