Il Judo come metafora di vita. Trasmette disciplina e lavoro

Il Judo come metafora di vita. Trasmette disciplina e lavoro

Piero Genovese

Il Judo come metafora di vita. Trasmette disciplina e lavoro

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domenica 19 Aprile 2020 - 08:00

Amicizia, rispetto, perseveranza, coraggio e lavoro. Son questi i principi del Judo che possono penetrare nella pratica del lavoro, e contaminarla con l’etica di questa disciplina.

A parlarci di questa disciplina sono Ylenia Mendolia e Giusi Malfitano, entrambe del “Judo Club Provinciale Messina”, quest’ultima stella di bronzo del Coni al merito sportivo ed entrambe hanno intrapreso questi fin da piccole all’età di 9 anni.

Spiegano che questa disciplina è una delle più complete che ci siano, così come riconosciuto anche dal C.I.O e dall’UNESCO. “Importante impararle fin da piccoli, sia per la coordinazione sia per i movimenti, oltre che favorisce la socializzazione, insegna il rispetto delle regole, sviluppa tutte le capacità motorie e migliora l’equilibrio psico-fisico. L’attività motoria – continuano – proposta negli allenamenti di judo è differenziata per fasce di età, senza mai forzare le tappe di evoluzione e maturazione del bambino e fornendo adeguati stimoli emotivi con ricadute positive sul piano fisico e comportamentale”.

Il team Judo Club Provinciale Messina al completo

Importante a riguardo il supporto delle famiglie che non devono sostituirsi all’allenatore ma bensì essere da supporto e da collante tra atleta e preparatore al fine di capire i punti di forza e i punti di debolezza del ragazzo.

“Uno sport – spiega Ylenia istruttrice e studentessa di Scienze Motorie – utile anche per i soggetti diversamente abili che, proprio nel Judo possono trovare elementi di valorizzazione personale: frequentare una palestra costituisce esperienze di partecipazione alla vita sociale, ma anche un’occasione per uscire dalla famiglia, conoscere persone nuove e stare insieme ad amici. Deve essere poi bravo l’allenatore a capire i punti di forza del ragazzo”.

Giusi Malfitano in tenuta da giudice di gara

Giusi Malfitano, che ricopre anche l’incarico di giudice federale, ci spiega che quella del giudice non è una figura facile poiché “oltre ad avere padronanza delle tecniche e del regolamento, che si apprendono con anni di studio, io iniziai nel 1978, si devono seguire dei corsi specifici e spesso non è facile poiché bisogna incastrare impegni lavorativi a quelli di allenatrice”.

Oggi, spiegano le due atlete, “il Judo negli ultimi anni ha avuto un’evoluzione nel campo femminile, infatti è molto frequentato dalle donne, non solo ai fini agonistici, ma anche come difesa personale, il quale come già detto prima ti dà quella sicurezza, agilità e prontezza nei movimenti”.

Ylenia Mendolia impegnata in una proiezione d’anca

La situazione COVID-19 ha cambiato il modo di rivedere l’allenamento. Se si dovesse riprendere domani, affermano, “importante è mantenere la distanza di sicurezza, fare esercizi singoli che mirano non solo a perder massa grassa, ma a mantenere l’elasticità e la coordinazione. Per quanto riguarda la lotta, quindi il contatto fisico, questa non ci sarà e ognuno di noi svolgerà tecniche singolarmente, allenandosi più sulle cadute e prese piuttosto che proiezioni dove, importante, è l’ausilio del compagno”.

Per entrambe, che in carriera hanno partecipato a diverse gare provinciali, regionali e nazionali, questa disciplina è parte integrante della loro vita. Uno sport una passione di cui non si può fare meno, inoltre gli ha aiutate parecchio nell’ambito dello studio e lavorativo dove, le difficoltà sono tante.

L’importante dopo una caduta è il sapersi rialzare e capire dove sta lo sbaglio per essere domani più forti.

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