Covid. I deputati Pd ai ministri: "Il governo non tocchi le risorse destinate al Sud. No ai tagli"

Covid. I deputati Pd ai ministri: “Il governo non tocchi le risorse destinate al Sud. No ai tagli”

Rosaria Brancato

Covid. I deputati Pd ai ministri: “Il governo non tocchi le risorse destinate al Sud. No ai tagli”

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domenica 19 Aprile 2020 - 18:04

Due ipotesi al vaglio del governo causano la rivolta dei parlamentari Pd eletti al sud: "Nessuno tocchi le risorse destinate al Mezzogiorno"

La lettera è indirizzata dai parlamentari Pd del Sud ai Ministri Pd del governo Conte, alla vigilia di quella che rischia di diventare l’ennesima INGIUSTIZIA ai danni della parte più debole del Paese: NOI.

I ministri destinatari della lettera

I ministri Pd sono Dario Franceschini (Beni e attività culturali e turismo),Vincenzo Amendola (Affari europei), Francesco Boccia (Affari regionali e autonomie), Paola De Micheli (Infrastrutture e trasporti), Roberto Gualtieri (Economia e finanze), Lorenzo Guerini (Difesa), Giuseppe Provenzano (Sud e coesione territoriale).

Due ipotesi contro il Sud

Siamo parlamentari eletti nella Camera dei Deputati in rappresentanza dei territori delle regioni del Mezzogiorno. Con una certa sorpresa siamo venuti a conoscenza di alcune proposte contenute in un documento, datato Aprile 2020, dal titolo ‘L’Italia e la risposta al Covid-19’ ad opera del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il documento formula alcune proposte per far ripartire il Paese colpito dall’emergenza sanitaria. Nelle pagine 129-132 sono previste due ipotesi di intervento che riteniamo ingiustificate e in grave danno al Mezzogiorno, territorio che rappresentiamo.

Più risorse al Nord, tagli al Sud

Nello specifico, si tratta di una proposta concernente il superamento dell’attuale riparto delle risorse del FSC (80% Mezzogiorno e 20% Centro Nord) per promuovere una nuova redistribuzione che assicuri, evidentemente, una quota maggiore di risorse al Centro-Nord a discapito del Mezzogiorno e di una seconda proposta che riguarda la sospensione (non è specificato per quanto tempo) della norma che prevede di destinare il 34% degli stanziamenti in conto capitale della Pubblica Amministrazione al Mezzogiorno. Con ogni probabilità, anche in questo caso, l’intenzione dell’estensore è quella di ridurre le risorse a favore delle regioni meridionali, assicurandone una fetta maggiore alle altre.

Il documento Pd del 17 aprile

Due giorni addietro, senza menzionare il documento di cui sopra, abbiamo inviato alle agenzie di stampa la seguente dichiarazione: “Il nostro Paese sta attraversando la più grave crisi della storia repubblicana. La risposta italiana all’emergenza economica e sanitaria deve interessare l’intero Paese, da Nord a Sud, perché tutto il suo territorio ne è stato duramente colpito. Da rappresentanti del Mezzogiorno in Parlamento riteniamo imprescindibile che il Governo mantenga, ribadendola con forza, una linea politica per lo sviluppo economico e sociale delle regioni meridionali che da un lato favorisca una pronta ripartenza del proprio tessuto produttivo e dall’altro permetta il recupero progressivo dei divari economici e infrastrutturali con il resto del Paese. A tal fine, consideriamo i seguenti punti come componenti fondamentali e non derogabili di questa strategia: mantenere il vincolo di destinazione territoriale delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) congiuntamente a quelle degli altri Fondi strutturali, al fine di promuovere le politiche per lo sviluppo della coesione sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e infrastrutturali tra le regioni.

Rispettare la clausola del 34%

Considerare le risorse di cui al punto 1) aggiuntive rispetto a qualsiasi altro strumento di finanziamento ordinario e/o straordinario, non derogando così al criterio dell’addizionalità previsto per i fondi strutturali dell’Unione Europea;   rispettare la cosiddetta ‘clausola del 34%’ che prevede la distribuzione degli stanziamenti in conto capitale delle Amministrazioni Pubbliche in proporzione alla popolazione nelle varie regioni italiane. Il 34% è, infatti, la percentuale della popolazione residente nel territorio delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Siamo fiduciosi che l’Italia abbia tutte le energie per affrontare la grave crisi che l’ha colpita. Siamo certi che la supereremo ritrovandoci più forti e più uniti.”

Il divario Nord-Sud

Con questa nostra lettera vogliamo manifestare la nostra ferma contrarietà a qualsiasi intervento che possa mettere in discussione il contenuto della nostra dichiarazione di cui sopra che riporta alcune delle conquiste a favore dello sviluppo del meridione ottenute grazie al lavoro del nostro partito in Parlamento e al Governo. In una interrogazione al Governo posta nel mese di luglio 2019 da tutti i parlamentari del Partito Democratico eletti nelle regioni meridionali, si evidenziava che, secondo i dati dei conti pubblici territoriali, negli ultimi dieci anni la quota di risorse ordinarie in conto capitale della Pubblica Amministrazione al Mezzogiorno sia stata in media intorno al 26%, ben 8 punti percentuali in meno rispetto alla percentuale di popolazione residente in quei territori. Ciò si è tradotto in un trasferimento dalle regioni meridionali a quelle del Centro-Nord di circa 4 miliardi all’anno di risorse ordinarie in conto capitale per una perdita complessiva di oltre 40 miliardi nel decennio.

L’arretramento infrastrutturale

Dalla lettura di questi dati appare evidente che l’arretramento infrastrutturale del Mezzogiorno, sia l’effetto inevitabile del taglio delle risorse per la spesa in conto capitale. Pertanto, i parlamentari del Partito Democratico eletti nelle regioni meridionali evidenziavano, tra l’altro, al Governo che: “occorre verificare in primo luogo l’effettivo riparto di risorse ordinarie per gli investimenti pubblici tra Nord e Sud degli ultimi venti anni e individuare gli indici di perequazione infrastrutturale; contestualmente, occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni e garantire le risorse necessarie per raggiungerli, su base regionale, anche in termini di personale qualificato e dipendenti pubblici, quindi individuando un criterio di perequazione da estender anche alla spesa corrente; la spesa corrente trasferita viene attualmente calcolata prevalentemente in base al criterio della spesa storica, che stando ai dati sopra riportati finirebbe per continuare a penalizzare, anche per il futuro, le regioni del Sud; si tratta di questioni di vitale importanza per i cittadini: basti pensare alla sanità, all’infanzia e all’istruzione, al trasporto pubblico locale, per non parlare di diritto all’abitazione e delle politiche per il lavoro, occorre poi estendere la clausola del 34 per cento alla spesa pubblica complessiva e non solo a quella delle amministrazioni centrali dello Stato, comprendendo quindi tutte le società partecipate pubbliche che erogano beni e servizi pubblici primari o essenziali, come già in parte previsto dalla norma della legge di bilancio 2019 citata, che ha esteso tale clausola alla spesa di Anas e Rete Ferroviaria Italiana”

Non toccate le risorse del Sud

Alla luce di quanto esposto riteniamo doveroso chiedere al nostro partito e ai suoi rappresentanti al Governo di salvaguardare la ripresa del Mezzogiorno, un territorio che dovrà recuperare non solo gli effetti negativi dovuti all’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi, ma anche un divario economico, sociale e infrastrutturale ereditato dal passato e in buona parte frutto di scelte politiche sbagliate che hanno sottratto ingiustificatamente risorse alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori delle aree più deboli del Paese. Siamo fiduciosi che la delegazione di Ministri del Partito Democratico al Governo sarà sensibile alle nostre parole garantendo una ripresa economica e sociale che non lascerà nessun territorio del nostro Paese indietro.

I deputati firmatari

Enza Bruno Bossio, Umberto Del Basso De Caro, Piero De Luca, Andrea Frailis, Marco Lacarra, Alberto Losacco, Gavino Manca, Carmelo Miceli, Romina Mura, Pietro Navarra, Ubaldo Pagano, Stefania Pezzopane, Paolo Siani, Fausto Raciti, Raffaele Topo, Antonio Viscomi

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