I dirigenti di via Dogali, dopo alcune verifiche, hanno inoltrato all’assessorato competente la richiesta contenente l’ammontare delle somme necessarie per fermare, così come previsto nella delibera, le abbondanti fuoriuscite di percolato. Ma è solo l’antipasto...
Messinambiente le ha realizzate e a fasi alterne ne ha curato anche la gestione. Quando ciò non è avvenuto, a farsene carico è stato il Comune. I recentissime fatti di cronaca giudiziaria, di cui non ci interessa entrare nel merito, dimostrano però come occuparsene sia tutt’altro che semplice. Parliamo delle discariche, quelle di cui palazzo Zanca, con la delibera dello scorso 8 marzo, ha deciso di affidare la gestione post-mortem alla società di raccolta rifiuti. La decisione, che è difficile ritenere frutto di una casualità cronologica, è avvenuta infatti a qualche giorno di distanza dalle vicende che hanno coinvolto alcuni funzionari del Comune nella vicenda della discarica di Tripi Formaggiara, progettata dalla prefettura di Messina, costruita interamente dalla Giano (sia il modulo principale che quello secondario) e affidata a Messinambiente fino al suo riempimento, ovvero il 7 settembre del 2002. La società di via Dogali ha mantenuto il controllo degli interventi post chiusura fino al 21 novembre 2002, per poi essere “sostituita” dal Comune di Messina che attraverso l’impiego di ditte esterne, specializzate e autorizzate, ha effettuato interventi di suzione e rimozione del percolato che pian piano si andava formando. Operazioni che però, evidentemente, non sono stati perfettamente eseguiti. La delibera approvata di recente ha dunque nuovamente previsto un “ritorno all’antico”, affidando a Messinambiente, così come avvenuto per Valdina e Contrada Piani (realizzate dalla stessa società dir accolta in via d’urgenza dopo la chiusura di Portella Arena), anche la gestione post-mortem di Vallone Guidari e del modulo secondario di Tripi Formaggiara (quello principale è stato chiuso e della post-gestione di sta occupando Tirreno Ambiente).
Sembra paradossale, eppure in tema di rifiuti e salvaguardia ambientale, i veri problemi iniziano proprio alla fine. La “morte tecnica”di una discarica, se non ben gestita, rischia infatti di generare per il territorio circostante una lenta agonia di cui saranno le future generazioni a pagare il prezzo più caro, soprattutto in termini di salute. E gli esempi sopra citati (Portella Arena, Guidari e, in ultimo, Tripi Formaggiara), sono più che emblematici. Dal punto di vista pratico, soprattutto nei casi come quelli in oggetto che vedono il conferimento in discarica anche della frazione umida, la produzione di percolato continua per oltre trent’anni e la situazione è destinata ad aggravarsi se l’operazione di “capping”, ovvero di copertura dell’ex-discarica con un telone di materiale impermeabilizzato, non avviene nel modo corretto. Essa, infatti, se ben eseguita confina i rifiuti, previene le fughe di biogas, riduce la produzione di percolato prevenendo l’ingresso di acqua piovana e ruscellamento nella massa di rifiuti e permette il successivo riutilizzo dell’area. Rischi che nella maggior parte delle discariche “nostrane” sono tutt’altra che scongiurati.
Sono dunque operazioni complesse e prevedibilmente costose quelle a cui a breve l’amministrazione comunale dovrà far fronte attingendo da appositi capitoli previsti in bilancio che se necessario, come scritto nero su bianco sulla delibera, sulla base delle stime di costi effettuate da Messinambiente dovranno essere rimpinguati. Dalle prime verifiche effettuate in loco dai tecnici, la situazione, sia a Tripi Formaggiara che a Vallone Guidari, risulta particolarmente complessa. Nell’immediato (ma solo dopo il benestare da parte dell’Autorità giudiziaria che ricordiamo aver posto sotto sequestro le aree) si dovrà procedere al prelevamento della maggior quantità possibile di percolato: il costo di scarico negli appositi impianti della Calabria (la Sicilia ne è sfornita), sono di circa 70 euro per tonnellata; se si considera che ciascun camion può contenere 30 tonnellate di liquido, il conto è presto fatto: ciascun viaggio costerà più o meno 2100 euro e, almeno per i primi tempi, la suzione del percolato dovrà essere effettuata 3 volte a settimane. Spese che considerano solo ed esclusivamente trasporto e scarico. La cifra è dunque inevitabilmente destinata a salire calcolando personale e del gasolio. Secondo un primo conteggio Messinambiente ha richiesto al Comune 100 mila euro, somma che potrà rivelarsi ragionevole così come assolutamente insufficiente. Molto infatti dipenderà dalla quantità di percolato che man mano dovrà essere rimossa, nella speranza che le piogge lascino tregua e non alimentino ulteriormente lo scivolamento del liquido. Se è vero che l’amministrazione attende risposta dalla società di via Dogali rispetto alle risorse necessarie, è altrettanto che quest’ultima (che ricordiamo essere in liquidazione e in quanto tale impossibilitata all’anticipo di qualsiasi somma) nel momento in cui avrà necessita di un certo quantitativo di risorse, quelle e non un centesimo di meno dovranno essere previste e lo dovranno essere con apposita determina dirigenziale, evitando che si trasformino in nuovi debiti fuori bilancio, ora più che mai impossibile da coprire. Una volta terminati le operazioni di emergenza, si potrà procedere ad uno studio più approfondito per capire quali interventi mettere in atto. Ultimo passaggio, poi, sarà la predisposizione di un vero e proprio Piano di Gestione post-operativo delle discariche che dovrà ottenere il benestare anche della Regione. Ma tutto questo sarà da venire e la “patata bollente” non sarà più nelle mani dell’attuale amministrazione, che nel frattempo, questa patata, sta provando a “raffreddarla”. (ELENA DE PASQUALE)
finalmente una giornalista e non una giornalaia! questo articolo fa chiaramente capire come i problemi della discarica si trascinano da anni e che i veri colpevoli sono chissà dove!!! oggi si cercano solo 3 o 4 capri espiatori perchè ormai il guaio è stato fatto