L’intervento da 1,8 milioni solo un tampone: non c’è traccia del piano industriale della NewCo, l’iter di liquidazione è fermo al palo e i conti dell’azienda tremendamente in rosso. Con i creditori in fila pronti a “stoppare” i contributi della Regione
All’Atm la coperta è sempre troppo corta. E interventi tampone, come la somma di 1,8 milioni stanziata due sere fa dalla Giunta, non possono bastare a mascherare il nulla cosmico prodotto fin qui dall’Amministrazione. Alle porte ci sono pignoramenti per almeno 6 milioni di euro, si chiede l’aiuto di una Regione che da due anni chiede un piano di trasformazione in Spa e qual è l’ultima risposta dell’assessore Capone? «Stiamo lavorando». Eppure la delibera approvata dal consiglio comunale con cui si dava il la all’iter di messa in liquidazione parlava chiaro: scadenze precise, entro il 28 aprile statuto e piano industriale della “NewCo” (termine fastidiosamente di moda ma che, va detto, porta pure un po’ di sfiga), poi la liquidazione e nel giro di un anno tutta la polvere tornerà sotto il tappeto. Il 28 aprile è passato ma non c’è traccia né dello statuto né del piano industriale. Non si sa nemmeno chi se ne stia occupando, visto che pure il commissario dell’Atm, Santi Alligo, ha dovuto allargare le braccia e ammettere di non saperne nulla. Ci si dovrebbe accontentare dello «stiamo lavorando» di Capone. Pochino, davvero. Specie se a questo si aggiunge l’altra rivoluzionaria proposta: apriamo un tavolo alla Regione. Un altro? E per chiedere cosa? Per discutere di cosa? Intanto, come qualche malizioso profeta aveva previsto, il percorso dell’amministrazione Buzzanca, a voler dar ragione a chi parla di dimissioni a settembre, sta per concludersi. Ed il grande piano di salvataggio dell’Atm non è nemmeno cominciato.
Grandi piani a parte, c’è l’attualità a cui pensare. Partiamo proprio da quella somma, 1,8 milioni, un tampone, appunto, e nulla più. La delibera approvata dalla Giunta rammenta che per i mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio erano già stati già effettuati impegni di spesa per 6,5 milioni di euro e liquidati all’azienda, al netto degli accantonamenti per le spese di esercizio 2012, 5,9 milioni. Gli 800 mila euro in più stanziati dalla Giunta (che sommati al “dodicesimo” già previsto totalizzano, appunto, 1,8 milioni) sono «in conto anticipo della mensilità di giugno 2012».Tutto questo per pagare lo stipendio di marzo. Ora, fatti due conti, è evidente quanto la coperta sia corta. Ad oggi per l’Atm, nel 2012, sono previsti 16 milioni. Gran parte sono stati già spesi e ancora si deve pagare aprile. Il resto, se ci sarà un resto, arriverà solo a bilancio di previsione approvato. Cioè chissà quando.
E non a caso nei giorni scorsi dallo stesso Alligo e dal direttore amministrativo dell’Atm Garufi è arrivato un vero e proprio grido d’allarme lungo tre pagine. «La gravità della situazione finanziaria – hanno scritto i due a fine aprile – si è ulteriormente acuita in modo tale da pregiudicare quasi definitivamente l’erogazione del servizio di trasporto pubblico». I due hanno spiegato che col contributo mensile di aprile del Comune è stato pagato il solo stipendio di febbraio. Niente contributi per marzo (400 mila euro), niente acconto Irap (550 mila euro), né ritenute Irpef relative a dicembre 2011 (254 mila euro) e gennaio 2012 (293 mila euro), né ritenute varie per 191 mila euro. Con queste promesse, il rilascio del Durc (Documento unico di regolarità contributiva) è un’utopia. Con tutto ciò che questo comporta.
Ma il vero dramma è rappresentato dai pignoramenti. Il rischio imminente è che vengano avviate azioni giudiziarie per 6 milioni di euro, con relativi pignoramenti alla “fonte”, la Regione. Ciò comporterà la perdita della seconda, della terza e della quarta rata del contributo regionale per il 2012 e, scrivono Garufi e Alligo, «il fermo totale per alcuni mesi del servizio di trasporto pubblico». Né è dato conoscere a tutt’oggi «modalità e tempi certi per l’erogazione del contributo alla tranvia dal 2003 al 2009», ossia i “famosi” 9,1 milioni di euro. L’elenco dei creditori è molto lungo. Sappiamo già delle Bredamenarinibus (che ancora vanta un credito di 2,1 milioni), poi Mediterranea Autobus (150 mila euro), Comeco (482 mila euro), CircumEtnea (380 mila euro), Siciliana Carbolio (20 mila), PointService (16 mila). Tutto ciò ha bloccato per intero la prima trimestralità della Regione. Poi c’è la Q8 Quaser srl (1,1 milioni), l’Esperia srl (1,1 milioni), Alstom (745 mila euro), Ventura (2,2 milioni, già congelato un primo pignoramento), senza contare l’impossibilità ad onorare le rate mensili delle varie transazioni con i fornitori e persino le bollette Enel, Telecom, Edison e Amam. Alla data del 30 aprile, tirando una linea, l’Atm necessiterebbe di 4,8 milioni. Secondo Alligo e Garufi il Comune dovrebbe adottare un’urgente anticipazione straordinaria di 4 milioni (maggio, giugno e luglio 2012) e “riconsiderare” i 2,3 milioni di rimborso per l’anticipazione del 2008. Lo farà il Comune, che in quanto a liquidità non è messo granché meglio? La coperta rimane corta. E la parola rilancio sembra aver abbandonato definitivamente via La Farina.
A CASERTA E’ FINITA COSI’..
<< Continuano le proteste da parte dei lavoratori dell’ACMS, l’azienda provinciale di trasporti casertani,che 6 giorni fa è fallita. L’azienda provinciale non è più responsabile del trasporto pubblico locale. A notificarlo è stata la sentenza del giudice Gian Piero Scoppa del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha convertito in fallimento la procedura di amministrazione straordinaria della società. Una epilogo amaro che ha portato i 458 dipendenti dell’ACMS nello sconforto , licenziati in tronco, dalla sera alla mattina, perchè la dichiarazione di fallimento, ha, automaticamente, portato alla sospensione del loro rapporto di lavoro con l’azienda. La loro rabbia si è riversata in piazza. Da diversi giorni infatti questi lavoratori stanno bloccando il traffico in vari punti della città (con gravi disagi per tutti) per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sul loro dramma. Si è in attesa di una soluzione che possa tutelare da un lato i lavoratori stessi, dall’altro i cittadini che hanno il diritto di usufruire del servizio di trasporto pubblico locale. Un servizio di vitale importanza per i pendolari e non solo. Il fallimento della ACMS è certo lo specchio della cattiva gestione da parte della politica e delle istituzioni di questo territorio dei servizi pubblici però,a nostro avviso, una responsabilità (se pur minima) la si dovrebbe attribuire agli stessi dipendenti che molto probabilmente non hanno fatto l’impossibile per aiutare l’azienda a crescere>>
molti….hanno contribuito a questa situazione….
alias far diventare l’ATM (spolpata a più’ non posso,tranne qualche eccezione..)….ammortizzatore sociale…e non una vera Società’spa (basti pensare alla circumetnea..ferrovia Barese-Barletta..ecc), che crei utili..offrendo allo stesso
tempo,servizio di trasporto pubblico..degno di una Citta’di 250.000 abitanti.
In tutta Italia si investe sul ferrato(metropolitane,linee tranviarie..ecc)..e noi, avendo avuto la fortuna di captare finanziamenti per costruire una linea tranviaria di 7 km..invece di potenziare il servizio..la stiamo portando alla
chiusura..incredibile ma vero…
peccato che questo sia successo in una Citta’…che si vuol definire Europea….
a scuagghiata da nivi…si vidunu i puttusa……..