Il sostituto procuratore della DDA, Giuseppe Verzera, ha firmato undici avvisi di conclusione delle indagini nell'operazione Rais che a maggio aveva smantellato un'organizzazione che faceva giungere in Sicilia dall'Africa migliaia di clandestini. Ancora latitante il boss plurimiliardario Abu Yussef. Atti inviati alla DDA di Catania per organzizatori e scafisti di un viaggio interrotto dalla Guardia di Finanza al largo di Capo Mulini.
Il sostituto procuratore della DDA, Giuseppe Verzera, ha chiuso le indagini della complessa operazione “Rais”. Undici le persone indagate fra organizzatori e scafisti dei viaggi della speranza dalle coste africane a quelle della Sicilia. Per loro sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere, sequestro di persona a scopo di estorsione e tratta di essere umani. Nell’elenco degli indagati figurano anche due latitanti, riusciti ad evitare l’arresto nel maggio scorso. Uno dei due è il boss dell’organizzazione, l’egiziano multimiliardario Abu Yussef, l’uomo che ha costruito un impero sulla pelle di migliaia di disperati. Con lui sono indagati altri otto egiziani, un palestinese ed un italiano. Gli atti sono invece stati inviati per competenza alla DDA di Catania per altri sette indagati che avrebbero organizzato uno sbarco nel catanese. L’imbarcazione fu intercettata da una motovedetta della Guardia di Finanza a poche miglia dalla costa di Capo Mulini. L’operazione “Rais” scattò all’alba del 16 maggio scorso. Furono arrestate dieci persone, sette egiziane e palestinesi e tre italiane. Tre gli sbarchi intercettati dalla Polizia nel giro di pochi mesi che ha consentito di arrestare 33 persone e di rimpatriare 277 clandestini. L’inchiesta scattò dopo che nel luglio 2010 la Polizia Stradale di Messina intercettò sull’autostrada Messina-Catania un autocarro con 81 immigrati sbarcati la notte precedente sulla spiaggia di San Leone ad Agrigento. In manette finirono quattro scafisti. Poi grazie alla collaborazione di alcuni di loro ed alle intercettazioni telefoniche gli investigatori scoprirono l’esistenza dell’organizzazione. Si scoprì che emissari dell’organizzazione si recavano nei villaggi egiziani prospettando il viaggio in Italia per cifre fra 6000 ed 8000 euro. Agli immigrati venivano ritirati i documenti e i soldi, venivano ammassati sui barconi, senza mangiare e bere per tutta la durata della traversata, circa una settimana. Una volta sbarcati in Italia trovavano ad attenderli autocarri, pullman e perfino taxi messi a disposizione dall’organizzazione. Con questi mezzi raggiungevano le stazioni ferroviarie dove trovavano un biglietto per il nord Italia. Una volta giunti a destinazione, solitamente in qualche località del nord Italia ma anche all’estero, telefonavano ai familiari in Egitto che saldavano le spettanze agli organizzatori del traffico di clandestini.