490 mila euro: questa la somma che il Comune sta “anticipando” per affrontare le urgenti spese elettorali che sarà la regione a restituire
Tra venti minuti (mentre scriviamo sono le 15.40), e non ci permettiamo di dire minuto più minuto meno, perché la precisione (pena l’esclusione) dev’essere svizzera, scadrà il termine per la presentazione delle liste in corsa alla competizione elettorale del prossimo 28 ottobre per lla scelta del nuovo presidente e del consiglio regionale. Già da qualche settimana, ma con l’ufficializzazione dei partecipanti si entra veramente in clima da urna, la macchina del voto si è messa in funzione. E con essa il relativo apparato, tecnico e di personale, che dovrà consentire un regolare svolgimento delle votazioni in tutti i comuni, dove molti dei balconi che affacciano sulle principali strade dei centri (e Messina non fa eccezione), sono stati “addobbati” con i faccioni dei candidati alla sala d’Ercole. Volti più o meno noti, che faranno il possibile per guadagnare un posto tra gli scranni dorati di palazzo dei Normanni.
Altrettanto “dorate”, seppur necessarie, saranno le spese relative allo svolgimento delle operazioni elettorali, per le quali ciascuna amministrazione sta “anticipando” un certo budget (che come previsto nell’apposito decreto sarà poi la Regione a “restituire”). In riva allo Stretto, secondo quanto riportato nella delibera siglata d’urgenza dal commissario straordinario Luigi Croce, l’importo previsto è di 490 mila euro. Questa la “spartizione”: 10 mila euro per spese postali e telegrafiche; 10 mila euro per spese di fornitura stampanti, materiali vario e servizi; 10 mila euro per spese di propaganda elettorale; 240 mila euro di spese per i componenti degli uffici di sezione, trattamento missioni; 20 mila euro per spese di ufficio centrale circoscrizionale; 100 mila euro spese del personale comprensive di oneri riflessi e buoni pasto. Al solo comune di Messina, dunque, le casse di Palermo dovranno versare circa mezzo milione di euro.
La cifra in sé e per sé, ovvero contestualizzata alla motivazione elettoralistica, non fa scalpore, né quella prevista per Palazzo Zanca né tantomeno per la altre amministrazioni. Se ci si sofferma però a riflettere, anche solo per un momento, su quanto, complessivamente, diventino considerevoli gli importi da stanziare per avviare il meccanismo “urnistico” e su quanto basti poco perché tutto ciò venga “cancellato”, quegli stessi zeri, apparentemente “normali”, finiscono col sembrare mostruosi. In questo più che in altri momenti. (EDP.)
Carissima Elena De Pasquale, il finale del tuo articolo mi piace e mi sollecita a una riflessione sul COSTO della DEMOCRAZIA, una domenica che ci costerà mezzo milione di euro.
La cifra ci sconcerta perchè viviamo il tempo dell’AUTOMAZIONE, che abbatte i costi, errori e tempi di ogni gesto dell’uomo, qual’è anche quello di segnare con una X o selezionare un nome. Altre nazioni hanno il voto elettronico, mentre l’ITALIA che partecipa ai G dei paesi più ricchi e sviluppati, NO, vota come votarono chi combattè per questa DEMOCRAZIA, oggi malata. I milioni che morirono, pagarono un prezzo molto più alto di questo mezzo milione di euro, la loro,quasi sempre,giovane VITA. In un momento di crisi economica e finanziaria si potevano risparmiare le risorse destinate ai dipendenti comunali impegnati, con una diversa organizzazione del lavoro nella settimana delle votazioni, SI tre volte SI, ma noi abbiamo una burocrazia superata dai tempi, di tipo sovietico, che sperpera denaro pubblico, anche nelle occasioni della DEMOCRAZIA.
10mila euro di spese postali ? e che hanno spedito
10mila euro di spese per fornitura stampanti che sono le cartelle per la votazione oppure le cartucce delle stampanti ?
e materiali di vario servizio de che ?? che hanno stampato la trecani completa 10 volte ?
240mila euro di spese per i componenti degli uffici di sezione qui vorrei capire di che stiamo parlando e desiderei il dettaglio di queste spese
20 mila euro per spese di ufficio centrale circoscrizionale idem come sopra
100 mila euro spese del personale comprensive di oneri riflessi e buoni pasto, che poi guarda caso sono sempre gli stessi.
E giustamente come è stato detto non è meglio informatizzare il tutto, oppure forse è meglio mantenere lo status quo per ovii motivi
con tutti i soldi che hanno dovrebbero pagarseli a spese loro
Ma spendiamoli per pagarci l’Imu questi soldi, i partiti si devono autofinanziare, altrimenti non presentano nessuno, tanto è uguale…………………..