Successo nella parrocchia di San Luca per il concerto dell'associazione Oikoumene "La musica sveglia il tempo". In scena 14 orchestrali davvero speciali, i partecipanti al corso di musicoterapia destinato a chi soffre di handicap psichico o mentale.
Impegnativo concerto, sabato scorso presso la Chiesa di San Luca a conclusione del 2^ Triennio di Musicoterapia Orchestrale (MTO) della onlus Oikoumene.
Quattordici ragazzi con problemi di handicap psichico o mentale hanno incantato e trascinato il pubblico, offrendo un programma di alto profilo: Peer Gynt di E. Grieg, Quadri di un’esposizione di M. Mussorgskj, Sinfonia n. 9 di A. Dvorak.
L’MTO è lo speciale metodo ideato e messo a punto dal Centro Esagramma di Milano (www.esagramma.net) a vantaggio di ragazzi con problemi di handicap psichico e/o mentale (autismo, ritardo) che l’Associazione Oikoumene (unica ad applicare il metodo da Piacenza in giù) rende disponibile a Messina da diversi anni.
Le severità delle sindromi autistiche, o delle insufficienze mentali trovano nel lavoro dell’orchestra la possibilità di stemperarsi in un gioco performativo di grande interesse. Si lavora con veri strumenti d’orchestra sulla risonanza e sulla rielaborazione orchestrale di pagine di musica colta a partire da semplici frasi: si parte dall’orchestrazione di piccole suites e si arriva all’esecuzione di una sinfonia.
In una sala musica dotata di ampio parco strumenti (violini, violoncelli, contrabbassi, arpe, marimbe, metallofoni, timpani, campane tubolari, strumentario Orff ecc…) gli speciali allievi imparano a familiarizzare con essi, ad esplorarne le possibilità sonore, a sceglierne come ‘preferiti’ alcuni piuttosto che altri; nel tempo vengono incoraggiati ad esplorarne anche tra quelli che precedentemente erano stati scartati.
Titoli forse poco noti ad un pubblico ‘normale’ vengono invece eseguiti ed apprezzati dai ragazzi con difficoltà; ciascuno dei quali, lungo il percorso, deve confrontarsi con la tentazione di ‘rimanere sulla soglia’: la musica affascina, certo, ma per costruire il delicato e variegato equilibrio di un’orchestra, ciascuno deve imparare a ’sentirsi’ e ad ‘esporsi’, accordarsi con le proprie e le altrui intenzioni per la realizzazione di un progetto ‘comune’.
Il pensiero di cui sono ricche le partiture su cui si lavora è fonte inesauribile di curiosità e di ‘provocazione’: Rapsodhy in blue di Gerschwin, Danze Rumene di Bartok, Petruscka di Stravinskj, Sinfonia n.1 di Mahler, sono solo una parte del repertorio che si esegue durante il percorso che approda al suo compimento con ‘discorsi musicali’ ancor più complessi, che persuadono esecutori ed ascoltatori per la ricchezza dell’orchestrazione, la particolarità dell’armonia, l’intreccio delle polifonie.
È un lavoro molto particolare: gioioso, esigente ed impegnativo insieme, i ragazzi vi partecipano mostrando grande entusiasmo e sviluppando un profondo attaccamento. Un vero e proprio ‘lavoro con la musica’ che permette di ri-suonare sulle corde della propria individualità, e di restituirla (elaborata) insieme ad altre, nell’offerta di un vero programma per orchestra.
Come l’apprendimento di un linguaggio verbale mira ad abilitare il singolo a padroneggiare strutture sintattiche sempre più complesse (ad esempio essere capaci di leggere un libro), così la pratica della MTO tende a perseguire, per i suoi speciali allievi, la competenza di articolare un discorso complesso in musica. L’esecuzione di una sinfonia ne è l’esempio: la diversità dei suoi temi, la varia e numerosa riproposizione degli stessi, il ‘colore’ diverso che ogni movimento sottende, costituiscono un’impegnativa sollecitazione con cui le classi MTO si confrontano volentieri.
Il gioco dell’orchestra, infatti, è esigente e stimolante per tutti: suonare insieme richiede a ciascuno di darsi la possibilità di sentire se stessi rispetto a quel pezzo, durare col proprio intervento per un certo numero di battute, o – per lo stesso tempo – una lunga pausa in cui ri-suonano altri strumenti, ‘accordare’ le proprie intenzioni (gesto, respiro) all’insieme dell’orchestra, accettare di confrontarsi con la variegata difficoltà dell’esposizione.
Gli esempi potrebbero continuare; ma è appena il caso di notare quanto tutto questo divenga ‘terapeutico’ per l’essere umano anche compromesso dalla malattia.
Per la sua ricchezza di immediatezza e di pensiero, la musica può e sa creare questo incanto e rendere possibile questa esperienza: un cucciolo d’uomo infatti – anche se malato – ha una sensibilità che resta umana, e che se suona… ri-suona.
E la magia di sabato scorso ha incantato tutti i presenti, rendendo indimenticabile un concerto che sicuramente si ripeterà nei prossimi anni.
Massimo Diamante