Reggio Calabria, dopo i recenti arresti i forzisti chiedono a tutti i consiglieri comunali di dimettersi. Critici pure Davi e La cosa pubblica
Prosegue la mole d’interventi molto critici nei confronti dell’amministrazione Falcomatà e il centrosinistra alla guida del Comune di Reggio Calabria, dopo la recentissima nuova “ondata” d’arresti.
FI: «Cos’altro deve venire a galla?»
Il coordinamento provinciale di FI ha le idee chiare: tutti i consiglieri comunali reggini dovrebbero dimettersi simultaneamente, provocando così lo scioglimento dell’Ente. «Ci ritroviamo ancora una volta a sollecitare qualcosa che dovrebbe essere naturale conseguenza degli avvenimenti: dimissioni collettive immediate di tutti i consiglieri comunali (anzitutto della maggioranza) e ferma presa di posizione del sindaco», questa l’esortazione dei dirigenti forzisti, che al contempo lamentano «l’apatia del Ministero dell’Interno» a fronte della «celerità» di chi, nel 2012, invece optò per lo scioglimento per “contiguità mafiose”.
Nello sguardo di Forza Italia, è la stessa popolazione di Reggio Calabria che «manifesta ogni giorno il suo malcontento» per il fatto che Giuseppe Falcomatà e la maggioranza di centrosinistra che lo sostiene si caratterizzino quali «spettatori passivi della vicenda». E il coordinamento provinciale, convinto che «la democrazia è stata scavalcata e lo Stato non può fare finta di niente», si chiede: «Cos’altro deve venir a galla, prima che gli organi statali preposti intervengano a porre fine a questo governo illegittimo della città? Si torni alle elezioni,ora!».
Klaus Davi: Reggio merita di sapere
Che Klaus Davi abbia una posizione ipercritica nei confronti di Falcomatà e dell’Amministrazione in carica, non è certo una novità. In relazione agli sviluppi per i presunti brogli alle ultime Amministrative, tuttavia, rammenta d’aver più volte lanciato appelli nel corso degli ultimi mesi, soprattutto su un fronte: «La città di Reggio Calabria meriterebbe di sapere se un parente stretto del presunto killer del magistrato Scopelliti ha amministrato la città» (per come denunciato da Davi, e ancor prima da Giuseppe Modafferi di Vox Italia, l’ipotetico soggetto sarebbe proprio un parente di Antonino Castorina, la presunta “mente” dei brogli su cui la Procura reggina sta indagando).
Tuttavia, prosegue il giornalista-massmediologo, Reggio meriterebbe anche di sapere «quanto il presunto inquinamento del voto ha condizionato le ultime elezioni», in occasione delle quali lo stesso Davi era fra gli aspiranti alla fascia tricolore, «e ancora se i voti, 60, che ci sono stati scippati hanno un mandante e un killer». Ma se Davi si schermisce fintamente, asserendo che le sue denunce su questi temi «non contano niente», al tempo stesso serba una sicurezza: «Ora che però è intervenuto Salvini, il cui partito è al Governo da qualche settimana, chiedendo esplicitamente le dimissioni di sindaco e consiglieri comunali, sono certo che arriveranno risposte ai nostri quesiti e a quelli della società civile».
La cosa pubblica: fin qui, mutismo e difese d’ufficio
Stefano Morabito, coordinatore dell’associazione La cosa pubblica, rammenta che già dopo i due arresti del 14 dicembre scorso (ai danni di Nino Castorina e Carmelo Giustra «avevamo chiesto una rigorosa indagine disciplinare per accertare la correttezza dei comportamenti di ciascuno dei dipendenti comunali intervenuti nella fase elettorale, ma anche la rapida istituzione di una Commissione d’indagine consiliare» sull’accaduto. Però, «nulla di tutto ciò è stato fatto – lamenta Morabito – e l’Amministrazione s’è limitata a prodigarsi, alternativamente, in un deprecabile esercizio di mutismo o in goffe difese d’ufficio».
E del resto, ad avviso dell’associazione La cosa pubblica, «basterà valutare oggettivamente i fatti legati al funzionamento della Commissione elettorale in cui si è abusivamente installato Castorina fin dal 2018: in quel caso, il presidente del Consiglio comunale, cui spetterebbe la tutela dei regolamenti e dei diritti di ciascun consigliere, ha gravemente leso i diritti di tutti e di ciascuno dei consiglieri e dunque dei cittadini che essi rappresentano avallando l’abusiva presenza di Castorina in seno alla commissione.
Il fatto, poi, che nessuno dei componenti della commissione elettorale, di maggioranza o di minoranza che fossero, né alcuno degli altri membri del consiglio abbiano profferito parola per tre anni su tale patente violazione la dice lunga – così Morabito – sul deficit di rappresentanza di un Consiglio comunale da anni ridotto a cassa di risonanza dei desiderata dell’Esecutivo in cui non albergano né la trasparenza, né il democratico dibattito né, men che meno, l’opposizione e la vigilanza». Episodio citato sopra ogni altro, «la nomina diretta, sempre nel trasversale silenzio di ognuna delle forze politiche presenti in consiglio, di ben 400 scrutatori su 800».
Per queste ragioni, argomenta Morabito, «ci pare inevitabile ritornare al più presto possibile al voto». Prima, però, viene auspicata «un’operazione di trasparenza e di verità, a partire dalla pubblicazione di tutti i verbali di ogni commissione consiliare della passata e presente consiliatura, così come degli elenchi degli scrutatori nominati discrezionalmente in barba al criterio del sorteggio, e infine degli atti di nomina dei presidenti supplenti».