Calabria, Regione sul filo dell’assurdo. Mercoledì in Commissione il primo step per la stabilizzazione dei precari: o è mera “captatio benevolantiae”?
Tre articoli. E poco meno di cinque milioni di euro (4.754.240 euro di cui 2.971.400 per l’annualità 2021 e i rimanenti 1.782.840 euro per l’annualità successiva). Sono questi i numeri di una normativa, la proposta di legge regionale anti-precariato – primo firmatario, il capogruppo di Santelli Presidente a Palazzo Campanella Vito Pitaro, alla cui firma seguono però le firme di tutti gli altri capigruppo d’ogni colore politico – che mercoledì prossimo 10 marzo andrà all’esame della Prima commissione (presidente, il consigliere leghista Pietro Raso, meglio noto come ex sindaco di Gizzeria, nel Catanzarese).
Il senso del provvedimento
Visto che nella Pubblica amministrazione si entra per concorso, e che però servono risorse umane per portare avanti il lavoro in molti settori assolutamente sguarniti di personale – e questo, anche senza tener conto di “portoghesi”, beneficiati della politica e dipendenti “fantasma” –, alla Regione Calabria è una prassi consolidatissima quanto assai discussa far costantemente ricorso a personale precario.
Come recita la relazione tecnico-descrittiva, siamo davanti a un’«attuazione delle politiche attive del lavoro tese al progressivo superamento del precariato storico mediante il reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori qualificati con esperienza pregressa attraverso azioni d’accompagnamento al lavoro, nonché al rafforzamento della capacità amministrativa funzionale all’innalzamento della qualità dei servizi offerti e dell’accountability».
In questo caso, siamo di fronte a 208 unità che andrebbero a essere “quasi” stabilizzate: “quasi”, sì, perché in realtà gli effetti della proposta di legge Pitaro ricordano più che altro la “ferma biennale” al servizio militare.
La leggina non andrebbe a determinare la stabilizzazione “vera” e dunque l’assunzione a tempo indeterminato di queste risorse umane dislocate in vari Enti strumentali della Regione, con “picchi” di notorietà anche imbarazzanti (un nome per tutti: Antonio Furgiuele, fratello del deputato ed ex coordinatore calabrese della Lega Domenico Furgiuele)e, peraltro, “quell’ ” Antonio Furgiuele presunto autore di selvagge minacce di morte perpetrate a Chiaravalle, in provincia di Catanzaro, l’11 novembre scorso ai danni del vice responsabile nazionale Enti locali della Lega Walter Rauti e dei suoi familiari), bensì la mera proroga del loro utilizzo per 16 mesi complessivi.
La platea degli interessati
Va detto che per legge (decreto legge 101 del 2013, poi diventato”legge 125” dello stesso anno) è espressamente previsto che ogni Regione italiana debba stilare un elenco dei lavoratori precari, proprio al fine di prosciugare i relativi bacini, nella (vana) speranza che nel frattempo solerti legislatori non ne creino di nuovi. Così, dopo un primo pronunciamento a inizio 2014, la famigerata “legge 12” del 7 luglio 2014 aveva sancito interpretativamente che nell’elenco dei precari andavano inseriti i lavoratori di Enti partecipati interamente dalla Regione che a fine 2007 avessero svolto almeno un biennio d’attività, anche con contratti di collaborazione a progetto.
Di qui, il mini-esercito della “legge 12” contro la proroga nelle funzioni del quale s’è peraltro scagliato lo stesso Governatore facente funzioni Nino Spirlì, a quanto pare per niente intenzionato a «violare la legge».
E questo, nonostante il capogruppo del suo stesso partito a Palazzo Campanella abbia regolarmente firmato il documento, che peraltro fra poche ore sarà vagliato da una Commissione guidata da altro esponente sempre del Carroccio.
Che dire: l’ennesima tensione interna alla Lega, che deve quasi ringraziare il Presidente facente funzioni originario di Taurianova della sua intenzione di non candidarsi in prima persona alla guida dell’Ente…
“Captatio benevolentiae”?
Certo però, a voler approfondire la situazione con un minimo di serietà, a Spirlì non si può dare torto. Tutt’altro.
Difficile poter sostenere che un Consiglio regionale in regime di prorogatio, autorizzato dunque a compiere esclusivamente «atti indifferibili e urgenti», possa assumere – benché di fatto a termine –precari storici a distanza di anni e anni.
Del resto, il tutto si verifica a circa un semestre dalle prossime Regionali (ancòra da fissare con precisione nella “finestra” elettorale tra metà settembre e metà ottobre), ma senza (duplice) rinvio (il primo fu dal 14 febbraio all’11 aprile, il secondo è stato sancito direttamente dal Consiglio dei ministri in questi giorni) staremmo parlando esattamente delle stesse ore in cui si sarebbero dovute presentare le liste in vista del voto. Sotto il profilo della legittimità, ampi dubbi; sotto il profilo dell’opportunità, di sicuro uno scenario da brividi.
Ma la Cgil dissente
Tuttavia il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato non è d’accordo coi detrattori della misura in fieri.
«C’è chi sul tema dei precari ha cercato di “fare notizia”: io credo che su un tema come il lavoro ci voglia serietà – ha detto ieri Sposato, intervistato dalla Tgr Calabria –. Noi abbiamo chiesto alla Giunta regionale di non utilizzare il precariato, com’è stato storicamente, per tenere i lavoratori sotto ricatto e per fare clientela… Siamo di fronte a varie leggi regionali accumulatesi nel tempo: anche negli ultimi anni, sono stati utilizzati contratti a termine per far fronte ai lavori che serviva svolgere nei vari Dipartimenti regionali, e visto che i concorsi pubblici sono bloccati da tempo sono stati bloccati sono state operate delle scelte che hanno precarizzato il lavoro. Ecco, è arrivato il momento di chiudere questi bacini di precariato senza aprirne degli altri. Se poi ci sono stati degli abusi, è chiaro che vanno perseguiti a norma di legge; ma bisogna essere precisi, prima di gridare allo scandalo».
…E non è finita…
Già. Non è finita per niente.
Perché in queste stesse ore un vecchio marpione (in senso buono, per carità) della politica reggina e calabrese, l’ex assessore regionale ai Trasporti Aurelio Chizzoniti, è tornato alla carica col suo legalese spinto.
E in mezzo a vari riferimenti a questo e a quello, l’avvocato e politico reggino fa sapere che l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, «con incredibile arroganza ed altezzosità», fra pochi giorni designerà direttore generale e segretario generale «un ben individuato dipendente consiliare. Beneficiario di un bando tutt’altro che pubblico, a dir poco, decisamente contra ius ed astutamente confezionato ad hoc».
Parere di Chizzoniti, si dirà.
Intanto, però, la delibera sul bando selettivo «mai è stata pubblicata integralmente, limitandone la diffusione soltanto a livello interno e circoscritta al relativo allegato», in violazione dell’articolo 11-bis del Regolamento sull’ordinamento degli uffici e servizi consiliari, lamenta l’ex assessore.
E soprattutto… il nome del “futuro” vincitore, a sentir lui, sarebbe un “segreto di Pulcinella”. Al punto che alcuni dirigenti che si sentono defraudati e lesi nelle proprie aspettative «hanno da tempo individuato il beneficiario dello stesso, il cui nome è stato depositato in plico sigillato presso due notai del distretto reggino, informando, contestualmente la Procura della Repubblica».
L’arcano parrebbe destinato a trovare soluzione presto, molto presto.