"Ricostruire l'ex Teatro in Fiera di Messina nello stesso posto non ha senso"

“Ricostruire l’ex Teatro in Fiera di Messina nello stesso posto non ha senso”

Redazione

“Ricostruire l’ex Teatro in Fiera di Messina nello stesso posto non ha senso”

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lunedì 15 Marzo 2021 - 09:37

La riflessione dell'avvocato Vincenzo Messina, che chiede di ricostruire altrove, magari anche dentro la stessa Fiera ma senza ostruire la vista del mare

Vedere le macerie del vecchio Teatro in Fiera non mi dispiace affatto. Ricordo quando con la scuola andammo a vedere uno spettacolo di Giorgio Albertazzi, era la fine degli anni settanta, a Messina non esistevano teatri pubblici, il Vittorio Emanuele era chiuso, ed allora quel teatro, realizzato nello spazio della Fiera Campionaria di Messina, aveva un senso. Ricostruirlo oggi no. Oggi Messina ha recuperato il suo storico Teatro Vittorio Emanuele, e speriamo di poterne presto usufruire ancora, e non avrebbe senso ricostruire nello spazio della fiera, non più campionaria, un teatro che altro non sarebbe se non l’ennesimo esempio di spreco di risorse pubbliche, risorse che invece potrebbero essere utilizzate per “liberare” quegli spazi e offrirli al godimento 365 giorni all’anno ai cittadini messinesi.

Pensate come sarebbe bello se quegli spazi fieristici fossero messi a disposizione dei commercianti e dei ristoratori messinesi, immaginate come sarebbe bello cenare in quegli spazi con vista Stretto e col passaggio delle navi a 10 metri da te che sembra quasi poter toccare.

Oggi Messina è una città morta, che vive solo di ricordi e che non sembra avere alcuna prospettiva. Le nostre migliori forze, i nostri giovani sono costretti ad andar via, e non credo il problema sia di chi governa o ha governato questa città, rammento a me stesso infatti che in democrazia i governanti sono scelti dai governati, e quindi il problema siamo essenzialmente noi, che o schiavi del bisogno o con una visione miope e limitata al nostro piccolo orticello, abbiamo permesso tutto questo.

Non credo nelle rivoluzioni improvvise, quei tempi sono finiti, credo invece nelle piccole cose di ogni giorno, nella goccia costante che giorno dopo giorno finisce col bucare la roccia, e allora proviamo ancora una volta, e poi ancora e ancora ancora a risollevarci, proviamo a riconquistare un pezzo, uno dei più belli, della nostra città, e se proprio il Teatro in Fiera deve essere ricostruito, chiediamo di spostarlo, magari anche all’interno degli spazi della fiera, ma in un posto dove non impedisca ai messinesi di vedere il mare e di sperare ancora in un futuro diverso, che non è detto che sia migliore di quello che stiamo vivendo, ma comunque diverso, poi spetterà a noi renderlo migliore.

Proviamo a godere delle bellezze che Messina offre, l’unica strada che può far rinascere questa città. Messina non è una città a vocazione industriale, non è più la porta della Sicilia, bypassata da Palermo e Catania, è una città che deve invece valorizzare la sua vocazione commerciale, il suo clima, la sua posizione stretta tra il mare e la montagna, la sua vocazione culinaria (l’arancino e non l’arancina è nostro e ce lo siamo fatti scippare, così come la pignolata, la granita caffè con panna), Messina, i messinesi devono insomma creare quella simbiosi tra lidi, alberghi, ristoranti, tour operator, che deve far ripartire questa città, riscopriamo quell’artigianato che si è perso, combattiamo insomma la nostra battaglia per la nostra rinascita, con le armi che abbiamo e che sappiamo usare meglio, senza rincorrere culture e tradizioni che non ci appartengono e che altro non possono generare se non l’ennesimo fallimento.

Avvocato Vincenzo Messina

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5 commenti

  1. Francesco Cappello 15 Marzo 2021 12:20

    Articolo ragionevole e interessante. Non credo tuttavia che liberando 150 metri (o giù di lì) di vista mare, si possa iniziare chissà quale rilancio. La fruizione degli spazi fieristici può essere regolamentata con o senza il nuovo teatro. Quanto alla vista mare: quello dei nostri antenati era un mare conosciuto, aperto. Essi creavano ricchezza col commercio della seta, delle stoffe, dei derivati agrumari.. Costruivano e riparavano navi negli arsenali, offrivano alloggio e vitto a decine di migliaia di soldati in partenza per crociate o per la grande battaglia di Lepanto. Quello ci manca, non 150 metri in più o in meno e la delegittimazione dell’unica istituzione sana in città, col bilancio in attivo e senza collusioni con clan e tribù varie. Il mare attuale, quello dei messinesi, sembra il mare di un paesone di campagna, degno di essere, APPUNTO, solo guardato. Nei tempi d’oro a Messina vivevano Catalani, Pisani, Inglesi, ecc. Immaginiamolo oggi il porto e la città con grandi multinazionali che investono, creando ricchezza. Immaginiamo la reazione di molti dei politici locali appena gli togli il misero potere di ricatto clientelare che esercitano su gran parte della popolazione in stato di disagio economico, di povertà. Già attaccano l’autorità portuale per 4 soldi ben gestiti, figurarsi…..L’amore per Messina e il suo mare? Ma ci facciano il piacere!

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  2. Concordo pienamente con l’avvocato Messina. Speriamo che qualcosa cambi per il bene di questa città.❤

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  3. Concordo pienamente!

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  4. Bisogna lasciare libero il fronte mare e valorizzare Messina con la sua bellezza rendendo visibile il suo meraviglioso porto. Sarebbe auspicabile trovare altri spazi per un nuovo teatro.

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  5. maria bottari 16 Marzo 2021 12:03

    mi complimento con l’avvocato Messina, manifesta con grande enfasi l’amore per la città, tanto maltrattata e non solo dai politici. Concordo pienamente, sono certa che si associano tutti i messinesi allo stesso pensiero…..
    Mi chiedo se tutto ciò fa riflettere!!!

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