Il giornalista robotico che si basa sui dati. Intervista ad Andrea Nelson Mauro, messinese, co-ideatore del prodotto

Il giornalista robotico che si basa sui dati. Intervista ad Andrea Nelson Mauro, messinese, co-ideatore del prodotto

Giulia Greco

Il giornalista robotico che si basa sui dati. Intervista ad Andrea Nelson Mauro, messinese, co-ideatore del prodotto

sabato 24 Aprile 2021 - 15:42

Il giornalista robotico di Dataninja che crea un articolo basandosi sui dati quantitativi. Come funziona ce lo spiega il messinese Andrea Nelson Mauro

Negli anni passati abbiamo già sentito parlare di giornalista robot, dell’introduzione di intelligenza artificiale nel mondo dell’informazione e comunicazione. In Cina, nel 2018, era stato ideato un automa che svolgeva il ruolo di anchorman nei telegiornali. Se la paura che il lavoro del giornalista potesse essere soppiantato e spazzato via dalla tecnologia si fosse ampliata, comunque l’essere umano è riuscito a portarla a proprio vantaggio. Infatti, l’innovazione ha continuato ad evolversi in questo ambito, ed in Italia è stato progettato un giornalista robotico capace di elaborare un articolo basandosi sui dati giornalistici, ossia attraverso quella branca del giornalismo definita data journalism. L’idea è stata sviluppata da Dataninja, la startup tutta italiana che lavora con e sui dati. Il messinese Andrea Nelson Mauro è uno dei co-fondatori della startup. Responsabile della sezione Progetti Speciali, è giornalista professionista, e dal 2011 specializzato in data giornalismo e open data. Il lavoro di un data journalist non è altro che quello di un giornalista, il quale opera attraverso una ricerca di dati quantitativi che lo guidano nella notizia, per un’informazione chiara ed attendibile.

Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lui riguardo questa frontiera dell’informazione sempre più rilevante.

Andrea Nelson Mauro, co-fondatore di Dataninja, giornalista specializzato in data journalism

Andrea raccontaci un po’ del tuo percorso formativo e la nascita della start-up Dataninja

Ormai è da più di 20 anni che mi occupo di giornalismo, ma anche da più perché mio papà era coordinatore della redazione di Messina del La Sicilia. Ho sempre avuto il piglio dell’innovazione, sono sempre stato un po’ curioso del contesto digitale. Non l’ho studiato inizialmente, essendo laureato in Lettere, ma ho sempre avuto questo approccio sperimentale di scoprire cose nuove. La startup nasce in un momento di ricerca di filoni nuovi. Ho incrociato 10 anni fa il giornalismo dei dati, che all’epoca era nuovissimo – oggi molto più diffuso, ma ancora poco conosciuto – e che mi ha fatto fare un salto quantico, dalla mia collaborazione in un giornale locale di Bologna fino al confronto con realtà di tutta Europa e di tutto il mondo. Tra partecipazioni a discussioni, premi, tavole rotonde ed iniziative di innovazione, quello che c’è di fondo è vivere il più possibile nel contesto globale, quello della comunicazione in fin dei conti. Dataninja nasce nel 2012, si occupa di dati, è un gruppo interdisciplinare che prova a fare esperimenti sui dati del giornalismo, con la caratteristica principale che proprio in quel periodo nasceva il data journalism, questo filone innovativo del giornalismo…

Quindi avete un po’ anticipato quell’evoluzione della comunicazione che ha portato a galla i problemi che adesso il mondo dell’informazione sta affrontando, come le fake news, la poca chiarezza dei dati delle notizie…

… a questa considerazione posso risponderti in due modi: si siamo stati anticipatori, fortunati anche, perché ci siamo concentrati su qualcosa che all’epoca era embrionale e che si sarebbe ingrandita. La seconda, però, è relativa proprio ad una carenza culturale del mondo del giornalismo; ho tanti amici che fanno giornalismo tradizionale a Messina, In Italia, in tutto il mondo in realtà, e c’è proprio una grande divisione tra quelli che stanno abbracciando l’innovazione come un’opportunità, e quelli che la vivono come una paura.

https://www.dataninja.it

Qual è il tuo rapporto con il giornalismo?

Io ho iniziato a fare il giornalista a 5 anni probabilmente. Perché andavo nella redazione di mio padre (il giornalista messinese Gino Mauro ndr), e vedevo un dinamismo che mi appassionava e affascinava. Il mio primo articolo l’ho fatto alle elementari, ci avevano assegnato un tema ed io avevo scritto un articolo di giornale per raccontare un evento.

Il mio rapporto è di amore, io amo il giornalismo, assolutamente. Lo ritengo uno strumento fondamentale come garanzia della democrazia, che purtroppo adesso è in grave difficoltà.

Pensi che il giornalista robotico da voi ideato, possa aiutare a combattere il fenomeno delle fake news?

Io penso che sia la competenza tecnologica a dare un aiuto per contrastare il fenomeno delle fake news, non il giornalismo robotico in sé o il giornalismo dei dati in sè. È una questione culturale, di educazione di tutti noi e di modo di lavorare. Non parlo soltanto del popolo, perchè il problema non è il popolo che crede nelle fake news. Il problema è chi diffonde le fake news e perchè. È chiaro che a ciascuno di noi – partendo da un’autocritica – nel condividere un contenuto, sia capitato che lo stesso fosse non affidabile, non attendibile, un falso, ecc. tutti dobbiamo stare attenti a questo tema, quindi non è il giornalismo robotico in sé che può risolvere il problema delle fake news, siamo noi, il cambio culturale che ciascuno di noi deve attuare e l’accuratezza con cui ci rapportiamo ai contenuti.

Quali sono le opportunità offerte? Può generare nuovi posti di lavoro o eliminarne?

Le opportunità di lavoro per un giornalista le hanno distrutte gli editori che pagano 3 euro il pezzo. Quando l’editoria si è fissata che la ricompensa del giornalista dovesse essere irrisoria, in quel momento è stata distrutta l’opportunità di lavoro. Siccome anche i giornali sono imprese, un giorno scopriranno anche loro che il metodo applicato è il problema.

Non si rischia di introdurre un ulteriore strumento di omologazione della proposta informativa?

Non credo perché non si tratta di un prodotto editoriale. Il giornalista robotico è un servizio a favore dell’editoria. Viene naturalmente fatta una verifica rigorosa delle notizie, di una accuratezza dei dati ed è costante, svolgendo una funzione di attendibilità dei dati che anche il giornalista “umano” può sfruttare.

Come vedi l’applicabilità del sistema da voi ideato alle testate giornalistiche locali?

Il sistema fa una cosa molto semplice: tu includi delle fonti dati di vario tipo, che genera un contenuto originale automatico di testo e audio, e chiaramente può essere personalizzato. Con il Sole 24ore stiamo ragionando su come arrivare a questo livello di personalizzazione. Per fare un esempio, una cosa che si potrebbe già fare e che abbia uno studio dietro, se io volessi farne uno solo sulla Sicilia direi al sistema di darmi i dati solo della Sicilia e lui mi creerebbe un articolo.

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