La manifestazione si svolgerà in piazza Principe Umberto nei giorni del 25, 26 e 30 dicembre e poi ancora l’1 e il 6 gennaio, dalle 17.30 alle 19.30
E’ arrivato il Natale e gli abitanti di Salice, piccolo paesino dei Monti Peloritani, sono pronti per inaugurare la V edizione dell’evento “Natale a Salice 2012”. La manifestazione si svolgerà in piazza Principe Umberto nei giorni del 25, 26 e 30 dicembre e poi ancora l’1 e il 6 gennaio, dalle 17.30 alle 19.30.
L’evento è nato nel dicembre 2008 dalla stretta collaborazione fra il territorio e la scuola, nel difficile contesto prospettato dai tagli economici della riforma Gelmini, che ha messo a rischio le piccole ma importanti realtà scolastiche dei villaggi, dove la stretta connessione fra le due componenti ha dato risultati sorprendenti.
Attraverso un viaggio nel tempo, i vicoli nella parte più antica del villaggio, sono tornati ad essere i “vineddi” della Salice degli anni ’50 del ‘900, dove garage e cantine, liberati da polvere e scatoloni, sono diventati gli spazi in cui realizzare le botteghe artigiane. Il calzolaio, il fabbro, i generi alimentari (“a putia”), sono alcune fra le tante realtà economiche della Salice di sessant’anni fa.
Quest’anno il percorso si arricchisce di nuovi ambienti: come quello dove si mostra la lavorazione e vendita del pescestocco o quello in cui si produce il sapone naturale, facendo conoscere tutte le fasi della lavorazione.
I vicoletti illuminati dalla luce delle lanterne sono popolati da bambini che giocano al “campanaro” o con il “paloggiu”, che cantano musicali stornelli rigorosamente in dialetto siciliano e le scalinate sono lo sfondo delle lunghe e sentimentali serenate che l’innamorato dedica all’amata, sotto l’occhio vigile del “buon vicinato”!
Il vocìo dei contadini che tornano dai campi e delle lavandaie alla fontana, la recita del rosario davanti al fuoco del “braciere” fanno respirare un’ atmosfera rarefatta e ormai dimenticata. Figure ormai scomparse sono la “lattaia” che con qualche capretta del suo gregge attraversava il paesino e riforniva le casette dei salicesi di buon latte caldo. Ancora dimenticata è la figura del “banniaturi” che annunciava la raccolta delle olive o la divisione del raccolto presso le abitazioni del signorotto del paese.
Un percorso fra colori, profumi e suoni della terra di Sicilia come il caldo colore del grano, il profumo inebriante degli agrumi e del pane caldo e il suono di zampogne (“ciarameddi”), tamburelli e fisarmoniche, permetterà al visitatore di abbandonare per qualche ora cellulari e pc e rievocare il pensiero di “Quannu erumu carusi…”
In ogni angolo sono sapientemente riproposti scorci rurali dove sono visibili gli attrezzi del lavoro nei campi o i prodotti agricoli come la cicoria meglio conosciuta come “minestra” o le uova, per la cui vendita in città le donne salicesi erano conosciute. In molti ambienti è rappresentato il Natale attraverso la “cona”, una cesta di vimini decorata con foglie e agrumi con all’interno paglia dove veniva adagiata la statua del Bambino Gesù.
L’iniziativa è realizzata da tutta la comunità salicese, che dimostra la capacità di aggregazione e confronto fra le generazioni; inoltre la testimonianza degli anziani del villaggio, che in quegli anni “c’erano”, diventa indispensabile per una ricostruzione fedele e sentita di questo alternativo “microvillaggio nel villaggio”.
La scelta di ambientare la manifestazione al “Puntale” o al ”Chiatto” ovvero le parti più antiche del villaggio, dove il tessuto urbano storico di scalinate, vicoli, sottopassaggi è rimasto pressocchè invariato nel tempo, è stata fortemente voluta dai salicesi, che in questa occasione si sono riappropriati della memoria storica dei luoghi, oggi cancellata dalle cementificazioni selvagge, sviluppando una forte sensibilità per la tutela del territorio.
Il messaggio che la manifestazione vuole dare è il recupero dei valori profondi del buon vicinato e della collaborazione, attraverso la riscoperta delle proprie radici, senza le quali l’uomo è nullo. In questi momenti la comunità salicese dimostra unione di intenti, dando prova di maturità civile e sociale, attraverso l’impegno in prima linea per valorizzare il proprio territorio, risorsa di grande potenzialità poco incentivata dalla politica locale, con un serio sviluppo economico. La comunità salicese combatte la crisi con la speranza che si ritrova nelle cose semplici, con la voglia di stare insieme condividendo anche un sorriso per ritrovare gioia e serenità.