Si tratta del vento dominante dello Stretto
Nel periodo estivo sullo Stretto di Messina soffia, quasi quotidianamente, il consueto vento termico da N-NE e Nord (più N-NW sulla riva reggina), dominante per gran parte dell’anno. Il “vento Cavaliere”, così chiamato dai pescatori della zona nord dello Stretto, o più comunemente “canale”, è un particolare vento di origine termica, dal quadrante settentrionale, che si produce all’imboccatura nord dello Stretto, poco a sud di Capo Peloro. Questa ventilazione solitamente si attiva quando le brezze termiche da Nord o Nord-Nord-est del basso Tirreno si incanalano lungo l’asse dello Stretto acquistando ulteriore velocità per l’effetto dell’incanalamento orografico (in questo caso “effetto channelling”). Ma questa corrente d’aria, presente nello strato più superficiale (sopra i 350-400 metri non si avverte più), viene alimentata pure dai deflussi, da Ovest e NW, che scivolano dalle strette vallate dei monti Peloritani.
Questi deflussi in quota, solitamente da W-NW e NW, finiscono nello Stretto di Messina e alimentano il cosiddetto “vento Canale” nei bassi strati, rafforzandolo sensibilmente nella parte centrale del Canale. La corrente d’aria una volta inserita nel corridoio orografico, tra i Peloritani e il massiccio d’Aspromonte, genera una sostenuta ventilazione, mediamente tra nord-est e nord/nord-est, che si apre a ventaglio per poi uscire dal lato meridionale dello Stretto verso il mar Ionio, estendendosi fino a largo della costa catanese, e in qualche caso ben più a sud. Il “vento Cavaliere” spesso si genera nel periodo tardo primaverile ed estivo, da maggio a settembre, soffiando con una certa costanza e abbastanza teso, specie se sul Mediterraneo centrale domina un’area anticiclonica (alta pressione delle Azzorre o anticiclone africano) particolarmente robusta e capace di garantire il bel tempo, con cieli in genere sereni o poco nuvolosi. Questo vento rappresenta l’icona della classica estate mediterranea in riva allo Stretto di Messina.
Sovente il gradevole vento termico si attiva sullo Stretto durante la mattinata, dopo il sorgere del sole, quando sulle adiacenti coste tirreniche si alza la brezza nord-orientale, raggiungendo la sua massima intensità all’interno dello stretto nelle ore centrali del giorno, tra mezzogiorno e le 17:00, per poi iniziare a indebolirsi dal tardo pomeriggio/sera, riducendosi ad una innocua “bava” o “debole brezza” nelle ore notturne, particolarmente attiva nella zona sud della città. Sulla costa messinese il vento entra come un Nord, N-NE, spirando da sinistra verso destra se si mettono le spalle ai Peloritani. Lungo la costa messinese la ventilazione, inizialmente molto blanda sul settore nord della litoranea, inizia a prendere un certo vigore tra l’area fieristica e il porto della città peloritana, per rafforzarsi progressivamente verso la litoranea sud, da Maregrosso fino ai litorali di Santa Margherita, Briga e Giampilieri marina, dove si possono toccare i massimi picchi eolici, fino a 50 km/h nelle situazioni ideali. Il “vento Cavaliere” col suo costante soffio riesce a mitigare l’opprimente calura estiva rendendo il clima in riva allo Stretto relativamente più fresco rispetto alle altre località siciliane e calabresi, che non risentono del benefico influsso delle brezze marine. Questo vento inoltre quando soffia piuttosto teso produce anche un modesto moto ondoso che si estende verso la costa ionica messinese e nei casi più estremi fino all’alta costa catanese, da Giardini Naxos fino al tratto di mare antistante Riposto e la costa di Acireale. In alcuni casi il flusso del “vento Cavaliere” si può propagare fino a Malta con una lunga striscia di vento davanti le coste della Sicilia orientale che va ad alimentare le tipiche brezze termiche da Est e E-NE lungo i litorali del catanese e del siracusano.
Di solito però il vento e il mare vivo si fanno sentire solo in mare, a circa 1-2 miglia dalla costa ionica messinese, mentre sotto-costa si propagano le onde di mar morto che possono divenire abbastanza insidiose per le piccole imbarcazioni, specie nei tratti a largo di Capo Ali, Capo Sant’Alessio e Capo Taormina sulla costa siciliana, e Capo dell’Armi su quella calabrese, dove la presenza dei promontori rocciosi, a strapiombo sul mare, esalta ulteriormente il moto ondoso generando una discreta risacca. Se il moto ondoso incontra forti correnti di direzione opposta (“montante”), si possono creare onde molto ripide, insidiose per la navigazione da diporto. Queste onde si possono incontrare soprattutto nei paraggi davanti Capo Sant’Alessio e Capo Taormina.