Hanno preso ancora una volta carta e penna gli ex lavoratori Aicon per scrivere una lettera d'aiuto alle Istituzioni. Sul loro futuro è calato il silenzio, i debiti stanno strozzando circa 300 famiglie, chiedono di essere ascoltati
Un altro grido d’allarme, un altro appello disperato di chi ha lavorato per anni, di chi aveva fatto progetti di vita sulla sicurezza di quel posto di lavoro, di chi ad un certo punto si è trovato a vivere un dramma occupazionale inaspettato e oggi chiede ancora una volta aiuto. In una situazione di grave emergenza come quella che sta vivendo Messina a lanciare questo messaggio potrebbe essere chiunque. Oggi sono i lavoratori dell’Aicon, anzi gli ormai ex lavoratori dei cantieri di Giammoro che dopo il fallimento della società si sono ritrovati di fatto in mezzo ad una strada. Sperano ancora nell’arrivo di un imprenditore che abbia voglia di rilanciare la produzione di yacht di lusso e sfruttare la loro professionalità. Nelle scorse settimane sembrava ci fosse un potenziale acquirente che per loro significava una possibilità per il futuro. Nel frattempo però, come troppo spesso accade, è calato il silenzio. Loro però non si stancano. Non possono permettersi di farlo. E si chiedono come sia possibile che nessuno ascolti e accolga il loro grido di rabbia e disperazione. Hanno scritto una lettera per chiedere aiuto. “Non vogliamo impietosire nessuno, siamo consapevoli che troppi sono nella nostra critica situazione, per questo adesso cerchiamo e chiediamo il buonsenso nel risolvere i problemi individuali che affliggono ogni singola famiglia degli ex Lavoratori Aicon”. L’appello è rivolto al Prefetto Trotta, al Presidente della Regione Crocetta, alla Curatela della fallita Aicon Yachts spa, alle varie Istituzioni che hanno a cuore la serenità economica lavorativa e sociale di oltre trecento famiglie e che, con un po’ di buonsenso, potrebbero fare moltissimo.
Chiedono il blocco dei pignoramenti che pian piano stanno toccando tutti. “Con tre anni di ammortizzatori sociali a basso reddito o si sfama la propria famiglia o si pagano tasse e mutuo. Stiamo parlando di pignoramenti prossimi con date certe e no di ipoteche, la situazione è drammatica e disperata non lasciateci da soli con questo peso che giorno dopo giorno diventa un macigno che ci schiaccia fisicamente e psicologicamente, con tutti i rischi che la mente umana possa sopportare”.
“Convocateci nei vostri uffici per risolvere almeno in parte i tanti problemi presenti, un tavolo per discutere, per gettare magari idee nuove per ritornare a lavorare”. Gli ex dipendenti Aicon sono pronti a tutto pur di riavere un’occupazione. “Siamo pronti e disposti ad essere impiegati nel sociale, come protezione civile e altri Enti no profit a servizio della comunità dove necessita manualità e intelletto, non vogliamo fare i parassiti dello Stato con l’ennesimo ammortizzatore sociale, quel poco che percepiremo con l’assegno di Mobilità vogliamo guadagnarcelo per pagare debiti e iniziare nuovamente a vivere da persone semplici e oneste quali siamo, sempre in attesa che un eventuale acquirente faccia ripartire l’Aicon o spiragli di un nuovo lavoro”. Sperano che questo drammatico appello non cada nel vuoto, vogliono solo dimostrare di avere ancora una dignità lavorativa che si stanno vedendo calpestata. “Facciamo in modo che lavoro, giustizia e buonsenso camminino di pari passo per il bene di tutti. Il nostro fallimento familiare è il vostro fallimento Istituzionale, non dimenticate. (Francesca Stornante)