La città, ammirata in tutto il mondo per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche e vantata dai più grandi uomini dell'arte e del mondo culturale tutto, regredisce trascinata al fondo dai problemi finanziari. Con 50 milioni di debiti, la città del centauro si arrampica sugli specchi per non dichiarare il dissesto finanziario
“Se un uomo non avesse che un solo giorno da passare in Sicilia e domandasse cosa vedere, io gli risponderei senza esitare: Taormina. Non è che un quadro, questo paesino, ma un quadro in cui si trova tutto ciò che sembra fatto sulla Terra per sedurre gli occhi, lo spirito, l’immaginazione. Ammirevole, stupendamente perfetta, la costruzione del teatro greco. Dove sono mai i popoli che saprebbero fare, oggi, cose simili? Dove sono gli uomini capaci di costruire, per il piacere delle folle, opere come queste? Quegli uomini, quelli di una volta, avevano anima e occhi diversi dai nostri. Nelle loro vene, con il sangue, scorreva qualcosa che oggi sembra del tutto scomparso: l’amore ed il culto per la bellezza”.
Era la Taormina dell'800, raccontata attraverso gli occhi di Guy De Maupassant. Poeta francese ma soprattutto scrittore satirico scagliatosi spesso contro la cupidigia della classe borghese, chissà oggi cosa avrebbe da dire. Il Comune di Taormina sta sprofondando lentamente e giorno dopo giorno. Con 50 milioni di debiti, la città del centauro si arrampica sugli specchi per non dichiarare il dissesto finanziario tanto paventato da ogni parte, e che più si cerca di allontanare e più si avvicina.
Nella provincia messinese – subito dopo Milazzo e in mezzo a una crisi dilagante – Taormina si avvicina pericolosamente al default. A Palazzo dei Giurati far quadrare i conti è un’impresa ardua, troppe spade di Damocle a pendere sul futuro della perla dello jonio. Dei 50 milioni, la metà sono relativi all’ormai purtroppo famoso lodo Impregilo, il contenzioso tra la società che realizzò i parcheggi Lumbi e Porta Catania e il comune di Taormina. Contenzioso che ha maturato dal 2003 ben 25 milioni di debiti per cui l’Impregilo ha avanzato un decreto ingiuntivo nei confronti del comune taorminese che ha presentato opposizione contro lo stesso perché ritenuto illegittimo. Il lodo rappresenta un nodo cruciale per Palazzo dei Giurati. Se sarà condannato a pagare la cifra a sei zeri, l'ente taorminese cadrà definitivamente dal baratro intorno al quale per ora si aggira.
La famosa goccia che fa traboccare il vaso a Taormina è una cascata. La città, ammirata in tutto il mondo per le sue bellezze artistiche e paesaggistiche e vantata dai più grandi uomini dell'arte e del mondo culturale tutto, regredisce trascinata al fondo dai problemi finanziari. Sotto la lente d’ingrandimento che sta passando al setaccio tutta la situazione, si vede bene sotto la polvere. E sotto la polvere c’è la decadenza, la crisi, la disperazione. Quella dei commercianti, degli albergatori che vivono di un turismo che è in calo rispetto a prima e che devono pagare tasse che sono invece più alte. E tra Tarsu, Ici e Imu a Taormina spuntano 19 milioni di tributi non riscossi – che se venissero recuperati potrebbero di sicuro portare un’ampia ventata di respiro nelle vuote casse comunali – simbolo però di una difficoltà generale che serpeggia nel settore alberghiero e che colora di nero la cronaca con pagine amare e di nero la vita con dignità violate.
A Taormina l'ombra scura del dissesto finanziario cammina di pari passo con la paura della decadenza di un centro che ha conosciuto grandi fasti e grandi civiltà, minacciata oggi dal risultato di sterili interessi che della Taormina di un tempo ne hanno fatto un quadro, un ricordo, il passato. Quegli uomini, quelli di una volta, avevano anima e occhi diversi dai nostri.
Giusy Briguglio
la decadenza di un centro che si è trasformato in turismo del mordi e fuggi, dei panini imbottiti e delle pizze a taglio. Questa difficoltà non è solo frutto di una scellerata conduzione locale ma Provinciale. L’Assessorato al Turismo non ha saputo dare un indirizzo programmatico capace d’invertire i numeri e riportare prestigio ed economia ad un luogo meraviglioso e di richiamo come TAORMINA. Lo avrebbe potuto fare se avesse avuto la conoscenza dei mercati e soprattutto la capacità di concepire un’offerta differenziata ed allargata al territorio dell’intera provincia dando un vantaggio in più a Taormina ed alle Isole Eolie, costrette oggi a bussare casse.
solo in sicilia un comune turistico rinomato può rischiare il default, è allucinante