L'inferno del 2009 resta indelebile nel cuore dei cittadini. Il ricordo di chi non c'è più ma anche la ripartenza del villaggio, a 12 anni dalla tragedia
di Giuseppe Fontana (riprese e montaggio Silvia De Domenico)
MESSINA – 1 ottobre 2009, 1 ottobre 2021. Sono passati ben dodici anni ma il ricordo delle vittime dell’alluvione che ha colpito alcuni villaggi della zona sud di Messina resta indelebile. La scomparsa di 37 concittadini, uomini, donne e bambini, è una ferita ancora aperta, che mai probabilmente guarirà del tutto perché i messinesi non possono dimenticare ciò che ha sconvolto un’intera comunità. La pioggia, poi il fango e, infine, le lacrime. A Giampilieri, Scaletta, Altolia, Molino, non c’è giorno che passi senza che gli abitanti ricordino quanto successo, pur andando avanti, rinascendo piano piano.
E questa rinascita passa anche dagli abitanti stessi e dalle associazioni. Due di loro, il Comitato Salviamo Giampilieri e Giampilieri 2.0, lavorano incessantemente per far rinascere un villaggio che, ad oggi, porta ancora i segni della tragedia, pur trasformato e messo in sicurezza dopo anni di duro lavoro. Mentre passeggiamo in via Primo ottobre, simbolo della ripartenza, Corrado Manganaro, Giovanni Fileti, Donatella Manganaro e Francy De Luca ci accompagnano mostrandoci quanto è stato fatto, ciò che ancora manca e quanto altro si vorrebbe fare.
Il ricordo e l’impegno del Comitato Salviamo Giampilieri
“Non possiamo né vogliamo dimenticare”, ha affermato Corrado Manganaro, “perché sono morte 19 persone qui di Giampilieri, tra loro tre bambini e tanti giovani. Non sono cose leggere, lasciano il segno. Abbiamo lavorato tanto perché il paese fosse messo in sicurezza e anche grazie alle istituzioni ci siamo riusciti”. Gli fa eco Giovanni Fileti, che ci porta in via Puntale, una delle zone più colpite dall’alluvione. E qui, nonostante i grandi lavori fatti nell’arco degli anni, c’è ancora qualche casa rimasta esattamente come in quel primo ottobre: “Qui è rimasto com’era dodici anni fa. È la zona Puntale, che per quanto ne sappiamo non è stata riqualificata per motivi burocratici. Ci sono quattro o cinque famiglie pronte a rientrare, purché si riqualifichi e si metta tutto in sicurezza. Si sono spesi 60 milioni per la sicurezza, ora la gente non ha più paura e si sente protetta”.
La voglia di fare dei più giovani passa da Giampilieri 2.0
“Non riconoscevo più la zona dove sono nato, cresciuto. Non c’era più niente, non potevo rientrare a casa. Vederlo adesso così mi riempie il cuore”, spiega invece Francy De Luca dell’associazione Giampilieri 2.0, di fronte al monumento in ricordo delle vittime e alla targa commemorativa su cui sono incisi tutti i nomi delle 37 vittime: “In questi anni abbiamo cercato di dare una nuova vita a questo posto”. Ce lo ha spiegato anche Donatella Manganaro: “Stiamo cercando di portar fuori il racconto di Giampilieri, una tragedia che si è conclusa con la messa in sicurezza. È una cosa normale, ma non sempre in Italia funziona così. E noi adesso vogliamo far conoscere questa realtà attraverso la cultura, abbiamo realizzato notti bianche, portato qui artisti, lavoreremo ancora per far conoscere a tutti la storia di Giampilieri”.
Al silenzio dei primi giorni, pian piano negli anni, si è sostituito il suono di un lento ritorno alla normalità, fatto di cittadini che passeggiano, curano le proprie case, lavorano e scambiano qualche parola con il vicino di casa. E tra loro, in piazza, anche qualche bambino, perché è da lì che la comunità vuole ripartire, per passare il testimone ai più giovani senza mai dimenticare ciò che è successo e le 37 vittime dell’alluvione del 2009.
Questa immane tragedia dovrebbe servire da monito per far sì ché non si debba ripetere mai più una simile sciagura, e invece ancora oggi ci si “dimentica”vista la NONCURANZA nel territorio vedi GALATI……. solo chi ha vissuto e sopravvissuto in questi luoghi non DIMENTICA……