La Corte d'Appello ha confermate le condanne di primo grado, con il rito abbreviato per due egiziani. Ad uno dei capi dell'organizzazione sono stati inflitti 20 anni di reclusione. Nell'operazione Rais erano state arrestate 33 persone fra organizzatori dei viaggi di clandestini, scafisti e fiancheggiatori.
Condanne confermate in Corte d’Appello per due egiziani coinvolti nell’operazione “Rais” che nel maggio 2012 consentì alla Polizia di smantellare un’organizzazione che introduceva clandestini in Italia, provenienti dal Nord Africa.
La Corte d’Appello ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione per l’egiziano Salid Osman Gabir, ritenuto uno dei capi dell’organizzazione, e a due anni per la figlia Reda Gabir. Per altri 14 imputati il processo è in corso davanti alla Corte d’Assise di Messina..
L’operazione “Rais” scattò all’alba del 16 maggio dell’anno scorso. Furono arrestate dieci persone, sette egiziane e palestinesi e tre italiane. Tre gli sbarchi intercettati dalla Polizia nel giro di pochi mesi che ha consentito di arrestare 33 persone e di rimpatriare 277 clandestini. L’inchiesta scattò dopo che nel luglio 2010 la Polizia Stradale di Messina intercettò sull’autostrada Messina-Catania un autocarro con 81 immigrati sbarcati la notte precedente sulla spiaggia di San Leone ad Agrigento. In manette finirono quattro scafisti. Poi grazie alla collaborazione di alcuni di loro ed alle intercettazioni telefoniche gli investigatori scoprirono l’esistenza dell’organizzazione. Si scoprì che emissari dell’organizzazione si recavano nei villaggi egiziani prospettando il viaggio in Italia per cifre fra 6000 ed 8000 euro. Agli immigrati venivano ritirati i documenti e i soldi, venivano ammassati sui barconi, senza mangiare e bere per tutta la durata della traversata, circa una settimana. Una volta sbarcati in Italia trovavano ad attenderli autocarri, pullman e perfino taxi messi a disposizione dall’organizzazione. Con questi mezzi raggiungevano le stazioni ferroviarie dove trovavano un biglietto per il nord Italia. Una volta giunti a destinazione, solitamente in qualche località del nord Italia ma anche all’estero, telefonavano ai familiari in Egitto che saldavano le spettanze agli organizzatori del traffico di clandestini.