Saranno processati i due esponenti politici accusati di aver chiesto i voti del boss di Fondo Pugliatti a Messina, tutti i dettagli del processo Provinciale su mafia ed estorsioni
Si divide in tre tronconi il procedimento nato dall’operazione Provinciale, l’inchiesta sui tre gruppi mafiosi e le persone collegate che gestivano la più importante zona dell’area centro sud di Messina. Ieri mattina si è aperto davanti al giudice per l’udienza preliminare Valeria Curatola l’udienza preliminare per tutti e 34 gli indagati, e 29 di loro hanno scelto di chiudere la partita in questa fase, optando per il processo in abbreviato.
Torneranno davanti al GUP quindi il prossimo 15 dicembre quando il giudice ascolterà l’Accusa, i difensori, poi emetterà per tutti la sentenza “allo stato degli atti”, saltando cioè il vaglio delle prove attraverso il dibattimento. Tra loro ci sono i personaggi principali delle vicende ricostruite dalla Guardia di Finanza, da Polizia e Carabinieri con l’inchiesta culminata nel blitz dello scorso 9 aprile. Saranno giudicati quindi Giovanni Lo Duca, riferimento storico del rione di Provinciale, Salvatore Sparacio che secondo gli inquirenti ha l’ultima parola a Fondo Pugliatti e Giovanni De Luca, il boss di Maregrosso.
Hanno invece optato per affrontare il dibattimento e difendersi dalle accuse Antonino e Natalino Summa, padre e figlio hanno scelto il rito ordinario. Sono accusati di aver chiesto sostegno elettorale a Salvatore Sparacio alle scorse amministrative, quando il figlio Natalino era candidato e il padre ex consigliere provinciale lo accompagnò dal boss.
Gabriella De Luca e Serena Ieni hanno invece optato per il patteggiamento, concordando la pena con i PM Liliana Todaro e Vito Di Giorgio, che hanno rappresentato l’Accusa ieri in aula. L’inchiesta ha confermato che a Messina vige ancora la pax mafiosa tra i clan, come ha spiegato il giorno del blitz il procuratore capo di Messina Maurizio De Lucia.