Il centro di emodinamica del Policlinico fa orario “d’ufficio” ed affida al Papardo il servizio notturno

Il centro di emodinamica del Policlinico fa orario “d’ufficio” ed affida al Papardo il servizio notturno

Danila La Torre

Il centro di emodinamica del Policlinico fa orario “d’ufficio” ed affida al Papardo il servizio notturno

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lunedì 05 Agosto 2013 - 15:39

L’azienda universitaria ospedaliera G.Martino conferma la segnalazione di un nostro lettore, ma fornisce le proprie spiegazioni. Intanto, il signor Cacciola lancia una appello “disperato” al Presidente della Regione, all’Assessore alla sanità, al Prefetto di Messina e al Rettore

Dal 5 al 31 agosto, il centro di emodinamica del Policlinico farà orario “d’ufficio” (8-20) e non garantirà più l’assistenza per le emergenze notturne. La denuncia arriva da una nostro lettore, che ha deciso di inviare la sua lettera non solo alle redazioni giornalistiche ma anche al prefetto Stefano Trotta, al presidente della Regione Rosario Crocetta, all’assessore alla sanità Lucia Borsellino ed al rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra.

Santi Cacciola, l’autore della missiva, è «un pensionato plurinfartuato, abitante nella zona sud della città, sottoposto a svariate procedure di angioplastica presso diversi centri di emodinamica, tra i quali il Policlinico di Messina». Nella lettera racconta di essersi recato, nei giorni scorsi, presso il Policlinico di Messina e di aver «appreso, con grande stupore, che il servizio di emodinamica del Policlinico non svolgerà l’emergenza notturna dal 5 al 31 agosto trasferendo i pazienti all’ ospedale Papardo e di conseguenza non garantendo più quella tempestività d’ intervento importantissima per le procedure di angioplastica cardiaca».

La segnalazione trova conferma da parte dell’azienda AOU G. Martino: « L’ambulatorio – ci spiega telefonicamente la responsabile della comunicazione, che parla per nome e per conto del direttore generale Giuseppe Pecoraroresterà aperto regolarmente dalle 8 alle 20, mentre il servizio notturno, in virtù di un preciso accordo interaziendale , sarà garantito dall’Ospedale Papardo».

Nella sua lettera, il signor Cacciola dice e denuncia anche altro, affermando che la chiusura anticipata del centro dipende da una circostanza bene precisa e cioè che «il personale è ridotto all’osso, in particolare quello dell’ emodinamica e in questo periodo si devono garantire le legittime ferie. Qualche operatore sanitario mi ha poi confidato, a denti stretti, che il reale motivo di questa situazione è dovuto al fatto che il direttore generale Pecoraro non ha assunto i vincitori di un concorso espletato qualche tempo fa, tra i quali un emodinamista, mentre ha assunto i vincitori di tutti gli altri concorsi ». Su questo fronte, invece, la smentita del Policlinico è netta: « Non è così come denuncia questo signore e comunque l’assistenza viene garantita 24 ore su 24, anche se per le sole ore notturne momentaneamente trasferita in altra struttura».

Il signor Cacciola si mostra poco incline ad accettare le giustificazioni dell’azienda e scrive ancora: «io capisco il diritto del personale, dopo un anno di duro lavoro, ad andare in ferie con la propria famiglia, ma mi chiedo, da cittadino cardiopatico, se sia giusto che, a causa di decisioni sbagliate di un direttore generale, che non ha provveduto a colmare i vuoti di organico di un’ area di emergenza così importante, si metta a rischio la salute dei cittadini. A titolo personale posso solo dire di essere molto angosciato per le prossime notti, pensando che il “grande ospedale universitario”, che è in prossimità di casa mia, non mi potrà garantire un’assistenza necessaria e repentina in caso d’ischemia cardiaca».

Il nostro lettore rivolge, quindi, un appello al Presidente della regione, all’Assessore alla sanità, al Prefetto di Messina e al Rettore affinché «queste situazioni, che mettono a rischio la salute dei cittadini, non si verifichino più, non impedendo al personale di godere delle legittime ferie , ma colmando i vuoti di organico».

6 commenti

  1. E’ uno schifo! E pensare che il signor Pecoraro si vantava nell’ultima conferenza stampa davanti al rettore Navarra dei risultati della cardiologia del policlinico! Certo, ma a che prezzo? Sfruttando il duro lavoro di stimati ed onesti professionisti? Non rispondendo alle loro richieste di colmare i vuoti di organico chiamando i vincitori di un concorso in un area di emergenza cosi’ importante? O forse assumendo altri in altri reparti+++++++++++? Ora cosa fara’? Non mandera’ in ferie il personale cercando di metterci una pezza? Signor Pecoraro segua l’esempio dei suoi ++++++++++ che l’hanno ++++++++++++ li’, ++++++++ e torni nella sua Palermo! O in alternativa Crocetta, Borsellino e Navarra liberateci ++++++++++++++++++++++++!

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  2. e secondo voi che gliene..frega a chi lavora negli ospedali della salute dei cittadini???

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  3. “che è in prossimità di casa mia…” è fantastica. Essere curati è un diritto. Avere l’ospedale sotto casa no.

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  4. il senso della frase sotto casa mia..va dato tenuto conto che in città i presidi ospedalieri sono ridotti all’osso, grazie alla mania del decentramento.
    Margherita..chiuso, Piemonte…non è rimasto quasi più nulla, se anche il policlinico comincia a dare forfait, per ricevere cure ci facciamo un’oretta di fila per arrivare al papardo??
    Spiegatelo a chi vive con l’incubo dell’infarto.

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  5. Ma v’immaginate se non esistessero le malattie che vite monotone? Non sapremmo neanche cosa dire. “Come stai?” diventerebbe superfluo, gli anziani incontrandosi non avrebbero acciacchi da raccontare. Medici preti farmacisti credo sparirebbero ed i becchini?
    E se poi qualcuno volesse proprio ammalarsi dovrebbero creare delle medicine apposite su misura della malatia che si vuole contrarre.
    Ma per fortuna nostra le malattie esistono ed il nostro servizio sanitario ci aiuta a prevenire la monotonia con sempre più fantasiosi modi di assicurarci che la malattia anche se curabile (che disgrazia!) può non lasciarci il tempo di curarla.
    Questa si che è vita!

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  6. Egregio cancellino, dire che è sotto casa non significa averto dietro il portone ma averlo vicino in caso di emergenza senza dover percorrere 20 chilometri.

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