È necessario elaborare un strategia di sviluppo che crei adeguate opportunità di lavoro per i nostri giovani. Senza di loro la città non può evolversi
L’emergenza vera di Messina è l’emigrazione, soprattutto quella giovanile. Ce ne renderemo plasticamente conto nelle vacanze natalizie che si avvicinano. Il ritorno di tanti giovani che sono dovuti partire per cercare fortuna altrove darà un senso alle feste dei loro genitori. La città tornerà ad essere animata dai visi contenti di chi per qualche giorno sentirà il calore di casa. Nelle riunioni di famiglia e tra gli amici risuoneranno i racconti di esperienze lavorative e di vita vissute dove si vorrebbe andare solo per vacanza o magari per uno stage o un master e non già per radicarci l’esistenza. Ma è là che, finito il Natale, si sarà costretti a ritornare riaprendo l’insanabile ferita del distacco per chi parte e per chi resta.
Senza i giovani il futuro scompare
Questi ragazzi e queste ragazze che vanno via vorremmo, invece, averli sempre qui da noi; e qui vorremmo che la passione per il loro territorio esplicasse la sua potenza innovatrice intrecciandosi con le conoscenze e le competenze acquisite in tanti anni di studio e di lavoro. Senza i suoi giovani Messina, città di anziani, farà fatica ad agganciare il futuro e resterà avvinta ad un passato che non c’è più e a un presente pieno di mille paure.
I riflessi economici dell’emigrazione
Osservando il fenomeno dell’emigrazione in termini statistici sono circa tremila all’anno i messinesi che vanno via. Questa inarrestabile emorragia di persone rende l’intero sistema economico cittadino un vestito troppo largo per un corpo sempre più esile. Anche per questo motivo chiudono le attività commerciali e di servizi, afflitte da una dinamica sempre più asfittica della domanda.
Bisogna intervenire subito
Siamo dunque di fronte a una problematica di proporzioni gigantesche sconosciute solo alla politica chiacchierona lontana dalla vita vera delle persone. Si pone, dunque, la necessità di creare le condizioni per frenare le partenze e favorire il ritorno di chi è dovuto andare via. Su questo fronte non sono più tollerabili disattenzioni o semplici dichiarazioni d’intenti. E’ necessario avviare da subito un percorso di rinascita economica fondato sulla competenza, sulla capacità di applicare le opportunità offerte dalle tecnologie digitali e sulla capacità di sublimare le nostre peculiarità ambientali, storiche e paesaggistiche.
Capire insieme come muoversi
In realtà si tratta di mettere in campo uno straordinario sforzo collettivo in cui la parte migliore della nostra classe dirigente economica, culturale e politica riesca a sviluppare un impegno sinergico votato alla qualità. Il territorio deve marciare compatto lasciando perdere gli approcci individualistici e le divisioni precostituite che non portano lontano. Attraverso una riflessione seria e documentata vanno focalizzate le opportunità da agganciare e la direzione verso la quale si deve muovere la crescita, abbandonando ogni forma di provincialismo. Bisogna pensare in grande, come è già successo in diverse fasi della storia messinese. Leggendo con lucidità le indicazioni che provengono dal mercato, occorre capire prima degli altri come potrà evolversi e farsi trovare pronti.
L’Innovation-Hub
Da questo punto di vita costituisce un’importante occasione il progetto di Innovation-Hub che l’amministrazione De Luca ha elaborato e per il quale l’assessore Carlotta Previti ha ottenuto un robusto contributo. L’intenzione è quella di creare un polo che favorisca “lo sviluppo di competenze nelle imprese e di diffusione di cultura digitale fra i cittadini che generi nuova offerta capace di competere sui mercati globali, e una accresciuta domanda capace a sua volta di stimolare offerta innovativa e qualificata, in un circolo virtuoso”. Nelle intenzioni di progetto “l’iHub dovrà consentire di cogliere i benefici della quarta rivoluzione industriale:
- favorendo la formazione e la ricerca per lo sviluppo di processi e metodi di produzione innovativi;
- supportando lo sviluppo di idee di business innovative;
- sviluppando partenariati e filiere d’impresa;
- incentivando la nascita di imprese ICT e smart working;
- incoraggiando la sinergia scuola-impresa-università.”
Per competere in un contesto globalizzato, i nostri imprenditori devono acquisire consapevolezza della necessità di aprirsi all’informatizzazione e alle sue molteplici opportunità cha vanno dall’e-commerce all’intelligenza artificiale e alla robotica. Se non si compie questo salto di qualità la quota di fatturato delle aziende è destinata ad erodersi così come i margini di redditività, rendendo sempre più precaria la loro presenza di mercato.
Fare leva sul nostro contesto ambientale
Un’ulteriore occasione di crescita è legata al nostro contesto ambientale su cui si può fare leva per favorire lo smart working e l’insediamento di realtà operative evolute che non hanno bisogno di infrastrutture materiali. È certamente più gratificante, infatti, lavorare in un contesto che, lasciato l’ufficio, consente in poco tempo di raggiungere luoghi magnifici di mare o di montagna. E’ anche in base a questo che le aziende anche di livello internazionale decidono la loro localizzazione, anche se, ovviamente, non basta. Bisogna consolidare la fiscalità di vantaggio e offrire servizi adeguati. E qua il riferimento va ai trasporti pubblici, alla mobilità alternativa e sostenibile, alle attività culturali e di intrattenimento. Centrale è poi il rinnovo della pubblica amministrazione che deve abbandonare il suo autoreferenziale e ottuso assetto burocratico per volgersi ad un’ottica di servizio puntuale, responsabile, rapido e libero da capziose, contraddittorie e talvolta opportunistiche interpretazioni normative. Si rende necessario in questo campo un deciso svecchiamento con l’ingresso di giovani funzionari e dirigenti che non siano cresciuti all’ombra della politica e siano orientati alla logica del risultato più che a quella della posizione. Inoltre è sempre più urgente procedere alla digitalizzazione dei processi operativi.
È debole la strategia di sviluppo del turismo
Il turismo è da tutti invocato come la chiave di volta del successo economico di Messina. In effetti può essere una possibilità importante anche se non può essere richiamata ad ogni occasione come la panacea di tutti i mali senza preoccuparsi di determinare le condizioni per concretizzarla. Su questo la strategia della giunta De Luca appare sinora piuttosto debole. Puntare alla bandiera blu per alcuni tratti del nostro litorale è certamente importante per rafforzare l’attrattività del territorio. Bisognerebbe però associare a questo percorso non certamente facile né breve una valorizzazione delle potenzialità già esistenti ragionando in un’ottica di comprensorio vasto che comprenda l’intera città metropolitana.
Sarebbe necessario avviare da subito un’azione di marketing territoriale che promuova il marchio Messina e la bellezza del suo ricco patrimonio naturalistico. Su questo fronte bisognerebbe agire sia con gli strumenti tradizionali come le fiere di settore sia con quelli innovativi offerti dal web. Sarebbe, poi, necessario migliorare l’assetto della nostra ricettività liberandola da abusivismo e approssimazione.
Serve un qualificato contributo di analisi e proposte
Gli spunti di riflessione offerti sin qui costituiscono assi di ragionamento, certamente non esaustivi, che, nel nostro auspicio, dovrebbero intrecciarsi con altri qualificati contributi di analisi al fine di individuare la strada migliore per uscire dalla crisi economica e non costringere i nostri giovani a partire. Peraltro le esigenze di cambiamento individuate come necessarie per favorire lo sviluppo servirebbero a creare migliori condizioni di vita per tutti. Speriamo allora che le energie migliori del nostro territorio riescano davvero a mobilitarsi e a trovare un fruttuoso terreno di confronto per raggiungere al meglio e prima possibile l’obiettivo, senza lasciarsi andare a verbosità inutili o a liturgie superate.
Alla fine giunge l’osservazione “senza lasciarsi andare a verbosità inutili” (un timido colpo al cerchio, ovvero al signor zampognaro) “o a liturgie superate ” (ex uno al timpagno, le riunioni del consiglio comunale?). L’unica cosa certa è che un sindaco così arrogante, volgare e divisivo è proprio inutile a questo nobile scopo.
I siciliani vanno via come ho fatto io trent’anni fa perché non volendo pagare il pizzo per la mia attività ho preso quattro cose, le ho messe in un borsone di palestra e mi sono fatto ospitare da un amico a Milano. Questa mia storia si ripete e si ripeterà nei secoli in Sicilia fin quando ci sarà la cattiva abitudine di delinquere e chiedere il pizzo per vivere alle spalle di chi tenta un’attività.
Purtroppo le zone ad alta densità delinquenziale a Messina sono troppe e francamente da quello che vedo quando sono a Messina nulla è cambiato: spaccio, estorsione, prostituzione, furti, truffe, malavita spicciola e grande insomma una città da evitare e da cui scappare. Bisognerebbe bruciarla, radere al suolo non solo le cose ma la mentalità atavica del messinese che è marcia dai padri ai figli… o
Ovvio che non sono tutti come appena descritto ma un buon 70 per cento è così per cui a Messina se riesci a sopravvivere come dipendente pubblico provincia comune regione e partecipate varie oppure sei avvocato medico o professionista puoi rimanere e goderti il suo meraviglioso mare e le sue fragranti bellezze montane e marine ma se sei un giovane onesto e speranzoso di avere una vita normale l’unica purtroppo è andarsene via non più al nord ma in Finlandia, Svezia, Danimarca, Lettonia, Estonia, Bulgaria, Ungheria Cechia, Islanda, Polonia dove è facile spendere i propri studi e la propria intelligenza. Mi spiace, amo Messina perché è la mia città ma non è una città dove progettare un futuro..è marcia e ormai irrecuperabile oltre ad essere abbandonata dalla politica nazionale..se un giorno molto lontano una nuova guerra mondiale ripresentasse le stesse opportunità del 1946 senza Lucky Luciano che fa sbarcare con l’aiuto della mafia gli americani allora forse, se non rifaremo gli stessi percorsi, forse Messina potrebbe rinascere altrimenti è quello che è: uno zombie sepolto dalla spazzatura.
Con speranza, un milanese imbrattato in un’anima messinese
Purtroppo è proprio così!!!! continuiamo a giustificare la fuga dei giovani con dibattiti e scuse che deviano dai veri motivi legati sicuramente alla “mala” gestione del territorio. È sia chiaro che tutti, comprese le istituzioni cittadine, siamo responsabili!!!!
Ma dove vivete? I giovani, senza alcun futuro, se ne sono già andati. Sono rimasti solo quelli che hanno genitori con potere politico ed economico, un’attività professionale o imprenditoriale alle spalle. E poco altro, molto poco, troppo poco..
Questa città sta morendo.
Si rende necessario in questo campo un deciso svecchiamento con l’ingresso di giovani funzionari e dirigenti che non siano cresciuti all’ombra della politica e siano orientati alla logica del risultato più che a quella della posizione. HO PRESO QUESTE TRE RIGHE DAL TESTO… PER SOTTOLINEARE COME E’ STATA DISTRUTTA MESSINA… Jonathan ha speso diversi minuti per scrivere con grande chiarezza qual è la situazione attuale che nasce dal passato… e pensare che la Terra dove oggi abito ha un tremendo bisogno di mano d’opera… che strani sbilanciamenti… sintetizzo… a Messina c’è tutto… non proprio tutto…manca l’acqua… eppure ci sono tanti fiumi sempre in piena… sono i fiumi di auto… che città scombinata…
Le dinamiche socio-economiche di Messina , che per lavoro conosco molto bene, sono fuori da ogni competizione. Questo perchè la gran parte della struttura sociale dei Messinesi è formata da manovalanza o soggetti in genere senza alcuna specializzazione . Lo specchio di questo andamento si denota dall’assenza quasi totale di industrie , al contrario di Catania ad esempio, a favore di attivita’ di vicinato gestite il più delle volte in modo maldestro. Con questo orizzonte appare difficile mutare l’andamento odierno. Il tutto, poi, deve essere analizzato e confrontato da una burocrazia sorda quanto inefficiente ( ricordo i 9 anni per autorizzare il nuovo centro commerciale di Zafferia). Vorrei concludere che tanti soggetti andati via dalla citta’ , giusto per quanto sopra , a Messina non tornano nemmeno per Natale – ( per restare in tema)
Noi non possiamo creare opportunità di lavoro allo stato attuale. Mancano le condizioni minime per questo tipo di crescita.
Potremmo però forse subito provare a riportare in città i messinesi che telelavorano in altre regioni per conto di aziende che si trovano altrove.
Dobbiamo imparare a spillare risorse umane alle altre regioni che già ospitano i nostri concittadini. Persone già produttive e non dipendenti dalle condizioni pietose nelle quali si trova la nostra economia locale.
Partendo da questa base solida, forse si potrebbe cominciare con fatica e investimenti a produrre qualcosa di buono.
Potrebbe essere un punto di vista diverso rispetto al solito investimento che nel tempo produce solo spreco.