I famelici fan di Brunori Sas possono cibarsi delle 5 tracce di “Cheap” - VIDEO

I famelici fan di Brunori Sas possono cibarsi delle 5 tracce di “Cheap” – VIDEO

Mario Meliado

I famelici fan di Brunori Sas possono cibarsi delle 5 tracce di “Cheap” – VIDEO

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mercoledì 12 Gennaio 2022 - 06:55

Il cantautore cosentino rilascia una nuova mini-raccolta: brani scritti in una settimana, conditi da una «sana cialtroneria» concettuale e musicale

REGGIO CALABRIACinque hit estemporanee apparentemente punk: questo è l’ironico acronimo/significato che Brunori Sas – al secolo, Dario Brunori – ha voluto offrire al suo nuovo lavoro uscito appena ieri, Cheap. Un titolo che in realtà afferra immediatamente il fan brunoriano “doc” più che altro per la pronuncia anglofona del tutto assonante («…l’omofonìa, direi», spiega Dario: possiamo credergli) rispetto all’album rilasciato un anno fa, Cìp!, «fingendo di esserne il surrogato, il fratellino storto, quello uscito male».

Però, certo, non è malaccio neppure il più che veritiero riferimento all’economicità del prodotto discografico: siamo davanti a cinque «canzoni casalinghe, scritte e registrate in una settimana lo scorso dicembre, con strumentazione scarna e approccio da “buona la prima”», ci dice l’artista, alludendo al più classico divertissement da cantautore impegnato-ma-solo-quando-voglio ma pure a qualcosa di leggero, a far da contraltare alla cupezza dell’epoca pandemica.

Il tutto, «condito da una buona dose di sana cialtroneria», inclusi gerghi e strascinamenti forzati, vedi i fantomatici Bìdols evocati in Yoko Ono. Che, peraltro, si apre addirittura con una citazione da Berlinguer ti voglio bene e con un semplice ma efficace inno alla parità: «Ma pole la donna permettersi / di pareggiar con l’omo? / Chissà come sarebbe il mondo, / se qualche maschietto scendesse dal “trono”…».

Tracce-divertissement

Quanto a “pensamento” misto a sarcasmo – pure feroce – le altre tracce non sono da meno.

Nel brano Il giallo addosso, Brunori cita anche la città natale del Cosentino a lui cara: «A Milano i ragazzini sono come qui a San Fili / solo che stanno a Milano, quindi là sono più fighi…»).
Ode al cantautore suona come un’autoironica autoflagellazione per il presunto cantautorino in sedicesimo, mero «surrogato / voluto da un mercato / che vive di cliché …o di cachet», non come “quelli veri” citati con nomi e cognomi, da Francesco De Gregori a Fabrizio De Andrè, «di certo non uno come me».

Figli della borghesia è un piano&voce decisamente “serio”, di una bellezza ruvida e tenchiana che vale un album intero, con un’apertura sullo spaccato socioeconomico attuale e – forse – di sempre: «Noi siamo i figli della borghesia / la quintessenza dell’ipocrisia / Siamo i gemelli sui polsini / siamo l’oliva nel “Martini” / E siamo figli dell’economia / affezionati alla burocrazia / Siamo gli avanzi di un ricordo / siamo il Prodotto interno lordo…».
Onestamente: brividi.

Ispanico finto, bordate politiche vere…

Ma una parola in più a nostro modesto avviso la merita anche Italiano-Latino, breve e crudele sberleffo vocale ai tanti improvvisatissimi latinos pseudo-interpreti di morsi di una danceteria davvero improbabile.

Ma la “genialata” è far virare questi due minuti di finto spagnolo da primera lección («Me gusta la chica, me gusta bailar…») a implacabile sfottò verso certi odiosi rigurgiti neofascisti: «Italiano-latino… soy un vero cabron / esperando che un giorno Lui possa tornare a parlar dal balcon / Con il braccio alzato, / teso teso teso, / capoccione pelato, sguardo sbarrato e mento proteso…», ma anche «Fratelli d’Italia… l’Italia chiamò… / Esperando che un giorno Lui possa cantare un bel reggaeton

…Alla fine, però, per i famelici divoratori di musiche e testi brunoriani cinque pezzi nuovi di zecca sono pur sempre una manna del tutto inaspettata («a sorpresa», evidenzia lo stesso interessato); e quello che l’autore-musicista-interprete-conduttoretv definisce «un approccio che esce dalla dinamica “sacrale”, lunga e a tratti pallosa che connota la realizzazione dei dischi ufficiali».

Per cambiarci la vita. «Ma in peggio…»

E poi, precisa Dario, ci sono tre motivi per ascoltare assolutamente questo mini-album da 16’ di musica puramente brunoriana: per la sua «fenomenale» pronuncia in inglese, perché i brani sono composti arrangiati cantati suonati registrati interamente da Brunori, e poi perché questo mini-album «vi cambierà la vita. In peggio, però…».

Del resto, potete sentire anche voi dalla sua voce nella clip che correda quest’articolo: «Visto che tratto temi d’attualità, e oggi l’attualità ormai galoppa a ritmi frenetici, mi sembra giusto anche che non passasse troppo tempo fra la scrittura e la pubblicazione… Le canzoni le ho scritte a dicembre, le ho pubblicate a gennaio: più veloce di così non posso, sono pur sempre un uomo del Sud…».

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