L'allarme del presidente Carmelo Picciotto, che propone un tavolo per studiare nuove strategie
La ripresa dei contagi, la zona arancione, le stringenti norme sul green pass e poi ancora il calo di fiducia nel futuro. Un mix letale per il settore dei pubblici esercizi che nel mese di dicembre, invece di risalire la china, è tornato a sfiorare l’emergenza. Drammatici i numeri emersi da uno studio effettuato a livello nazionale da Fipe Confcommercio: nel 2020 i consumi nella ristorazione sono calati del 37,4%, pari a 32 miliardi di euro rispetto al 2021. A questi si aggiunge il 28% dei consumi perduti nel 2021 rispetto all’anno pre pandemia: altri 24 miliardi, per un totale di 56 miliardi di euro in meno spesi da famiglie e turisti, italiani e stranieri, all’interno dei pubblici esercizi.
Nel dettaglio, rispetto al 2019 ristorazione e alberghi registrano una perdita di consumi, rispettivamente, del 27,3% e di quasi il 35%, i servizi culturali e ricreativi del 21,5%; e ci sono anche altri comparti con cali a doppia cifra, come i trasporti (-16%) e l’abbigliamento e le calzature (-10,5%). Il risultato è che 45mila imprese italiane sono scomparse in meno di due anni e 300mila lavoratori hanno perduto il proprio impiego, determinando una perdita di competenze essenziali e professionali difficilmente recuperabile.
E il dato non risparmia nemmeno la città di Messina, dove la crisi, ormai endemica, ha raggiunto livelli emergenziali. “Se vogliamo evitare il peggio – commenta Carmelo Picciotto, presidente di Fipe Confcommercio Messina – dobbiamo cominciare a pensare strategie diverse per far sì che gli effetti della crisi non diventino letali per le imprese messinesi. Dobbiamo creare opportunità e servizi, oltre che sostegni mirati e concreti, specie per i settori più penalizzati, discoteche, locali presenti in particolare nei centri storici, aziende di catering e banqueting, mense, ristorazione commerciale e centri deputati al gioco. Bisogna agire e bisogna farlo subito, in maniera propositiva e condivisa, facendo rete con le parti interessate, istituzioni in testa, creando una sinergia tra pubblico e privato in maniera da scongiurare nuove chiusure. Per questo ci siamo fatti promotori di un tavolo che, a livello provinciale, possa studiare nuove strategie e percorsi per affrontare l’emergenza”.
I ristoratori si lamentano del calo di fatturato, dicono di avere meno clienti, ma come mai sabato scorso per trovare un tavolo in un locale del centro di Messina ho dovuto fare sei telefonate?
Perché la settimana è fatta di sette giorni, e il sabato o al massimo la domenica non ti fa guadagnare abbastanza per tirare avanti la baracca dove le tasse, bollette e soprattutto dipendenti vanno pagati tutti i giorni. Bisogna essere imprenditori e investire il proprio sangue per capire certe cose… basta con la dietrologia.
ma cu na porta si e una no da Castronovo a Villa Dante ” di Ristoranti, Pub, Bar e Panifici che fanno da mangiare che vi lamentate a fare…..chiedete di calmierare le licenze e vedrete come si puo lavorare meglio anche ie sopratutto in ” qualità.” ……mi fermo qui….si potrebbe scrivere un libro su questi argomenti della Confcommercio Messinese ..
Confcommercio non dovrebbe preoccuparsi esclusivamente del covid, si preoccupi del green pass, l’ultimo decreto emanato dal governo darà il colpo di grazia alle attività commerciali di Messina, impensabile avere il pass per un caffè o per un paio di mutande, svegliatevi.