La Procura di Messina ha aggravato la posizione processuale di Barresi, al carcere duro dopo la latitanza e la cattura da parte della Polizia. I suoi difensori hanno quindi chiesto il giudizio abbreviato. A marzo le richieste dell'accusa e poi la sentenza.
Si accorciano i tempi del processo di primo grado a Filippo Barresi, il capo clan del Longano arrestato poco meno di un anno fa dopo una lunga latitanza. Il sostituto procuratore della Dda di Messina, Giuseppe Verzera, ha chiesto ai giudici che stanno celebrando il processo Ghota1 di acquisire la documentazione relativa ad ulteriori accuse contestate a Barresi, cristallizzate nella quarta tranche del processo, quella sfociata nel blitz scattato la scorsa estate.
In pratica in questa maniera il quadro accusatorio a carico del boss quasi sessantenne, rinchiuso al regime del 41 bis, si aggrava. Adesso nero su bianco la Procura messinese gli chiede conto di aver diretto il clan del Longano praticamente fino alla sua cattura.
Il colpo di scena processuale è avvenuto in aula stamani, al processo che vede Barresi alla sbarra insieme ai due imprenditori accusati di connivenza col clan, Mario Aquilia e Francesco Scirocco. Una mossa che ha indotto i suoi difensori, gli avvocati Tommaso Calderone e Tommaso Autru, a chiedere il giudizio abbreviato. Udienza aggiornata quindi al 27 marzo quando, chiuso il dibattimento, la parola passa alla Procura per le richieste di condanna.
Va avanti invece il processo per i due imprenditori. In aula, il pm Verzera ha passato il testimone al collega Fabio D’Anna per sentire i testimoni.
Ed oggi è prevista un’audizione chiave: quella di Maurizio Marchetta, imprenditore ed ex vice presidente del Consiglio comunale di Barcellona nelle fila della destra. Dopo aver spartito per anni gli appalti con Aquilia per conto del boss Sam Di Salvo, come da lui stesso ammesso, Marchetta è passato alla collaborazione con gli inquirenti, ed ha testimoniato conto di loro, in fase di indagini.
buttate la chiave!